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17/12/2023

Mar Rosso - Rotte deviate per le navi, gli Usa arruolano la marina italiana

Dopo l’annuncio di Maersk e di Hapag-Lloyd anche i colossi dello shipping, MSC e CMA-CGM, dichiarano la sospensione del passaggio delle loro navi nel mar Rosso e quindi dell’utilizzo del canale di Suez per la loro navigazione.

Quattro delle prime cinque aziende del ranking globale di navi portacontainer, che da sole rappresentano quasi il 55% dei vettori di trasporto marittimo di container al mondo, seguiranno l’esempio della ZIM e devieranno quindi le loro rotte probabilmente verso Capo di Buona Speranza circumnavigando l’Africa.

Questo significa un allungamento del viaggio tra i porti Asiatici e quelli del nord Europa, quelli mediterranei e quelli della costa est degli Stati Uniti di circa dieci giorni. Un ritardo che graverà ovviamente sui costi di trasporto e sulle tempistiche di consegna delle merci.

Dopo il blocco di Suez avvenuto per l’incaglio della nave Ever Given a marzo del 2021, viene minato nuovamente uno dei colli di bottiglia strategici delle catene di approvvigionamento che collegano i centri produttivi asiatici (soprattutto cinesi) con le filiere europee ed americane.

Quello che per qualche giorno nel 2021 aveva tenuto in apprensione gran parte dei produttori e del settore import/export europeo e statunitense sembra ripetersi oggi, grazie alla lotta delle forze Houthi in solidarietà con la lotta palestinese.

L’unica azienda delle prime cinque al mondo che sembrerebbe non esser stata finora toccata è la compagnia di stato cinese COSCO, quarta compagnia di portacontainer per dimensione. L’azienda per ora non ha effettuato dichiarazioni pubbliche in merito e i servizi sembrano continuare senza minacce.

Rispetto a questo è possibile che il sostegno della Cina al cessate il fuoco su Gaza oltre che l’epocale intervento della diplomazia cinese nel riallacciamento dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita ed Iran di inizio 2023 garantiscano in qualche modo un occhio di riguardo verso le navi della compagnia cinese.

Non è detto comunque che per ragioni di sicurezza non decida anch’essa di deviare i propri servizi.

Intanto gli Stati Uniti continuano a spingere verso una coalizione allargata per difendere il traffico commerciale nell’area. Ancora non è chiaro quali siano i paesi partecipanti anche se è sicura la presenza di USA, Gran Bretagna, Francia e Israele.

Gli Usa hanno chiesto anche all’Italia di sostenere la coalizione con le navi della flotta della Marina Militare. Sembra che il Governo Meloni voglia attendere fino all’inizio della prossima settimana per esprimersi anche se Libero fa trapelare un parere positivo.

L’Italia è già schierata nei pressi dello stretto di Bab el Mandeb in funzione antipirateria con una base militare nel piccolo Stato di Gibuti.

Il Ministro della difesa iraniano Mohammad Reza Ashtiani tramite l’agenzia di stampa ufficiale degli studenti iraniani (ISNA) ha invece dichiarato nei confronti della coalizione che “Se faranno una mossa così irrazionale, dovranno affrontare problemi straordinari“.

La possibile partecipazione attiva dell’Italia sarebbe quindi l’ennesimo atto irresponsabile e vergognoso verso quello che sembra definirsi a tutti gli effetti un secondo fronte globale della guerra criminale scatenata da Israele oltre che un ulteriore tassello nel conflitto ormai sempre più generalizzato tra paesi occidentali e resto del mondo.

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