L’ingerenza che non ti aspetti e ti fa fare una figura immonda...
Come sapete ormai tutti, le elezioni presidenziali in Romania sono state completamente annullate – con un intervento golpista della Corte Costituzionale – con la motivazione che aveva vinto al primo turno il candidato “sbagliato”, il semisconosciuto Georgescu, di estrema destra ma considerato “filo-russo” perché contrario alla Nato e al maggior coinvolgimento rumeno nella guerra in Ucraina.
Il “merito” del suo imprevisto successo era stato ritrovato in una campagna su Tik Tok, oltretutto costata pochissimo (circa di 300mila euro), che sarebbe stata possibile “solo per un intervento diretto della Russia”.
Tanto è bastato per decidere l’annullamento dell’intero processo elettorale, in attesa di trovare un modo per impedire che la situazione si ripetesse e garantire la vittoria del candidato “europeista” e pro-Ucraina.
Sollevando oltretutto sconcerto generale, perché in ogni paese dell’Occidente ogni candidato ricorre a una vasta serie di campagne sui social (esemplare il successo di Obama, ai suoi tempi, grazie a Facebook e Twitter), e nessuno si era mai sognato di annullare per questo un’elezione.
Ma siamo ormai in tempi e in mentalità di guerra (Mark Rutte, segretario della Nato, è arrivato per l’ennesima volta in ritardo), e dunque non conta più nulla se non “da che parte stai”: con la UE e la Nato oppure contro o “neutrale”. E se non sei un guerrafondaio entusiasta (nazista o demoratico-liberale o socialista fa lo stesso) allora sei per forza “un putiniano, pagato dalla Russia”.
Ora la testata Politico, certamente orientata dalla parte “giusta”, ha scoperto che in realtà quella campagna su Tik Tok era stata pagata dal candidato liberale Nicolae Ciucă – ovvero il partito attualmente al governo! – finito al quinto posto, probabilmente in un tentativo di sviare voti dal principale candidato di estrema destra, Simion (questa – sì – una plateale ingerenza nella volontà popolare, ancorché deprecabile).
Ma il “copione” relativo ai messaggi è stato applicato talmente male (o copiato) da favorire gli altri candidati, e soprattutto Georgescu.
Se invece fossero finiti a un candidato “giusto” – pro-Nato, insomma – tutto sarebbe stato “democraticamente corretto” e la “volontà popolare” da rispettare senza se e senza ma.
Ora sarà certamente divertente vedere come si arrampicheranno sugli specchi politici, istituzioni, stati e media occidentali… Ma è fin troppo chiaro che la “centralità del voto”, all’interno di una democrazia parlamentare sta diventando una barzelletta. Che non fa ridere...
Buona lettura.
Come sapete ormai tutti, le elezioni presidenziali in Romania sono state completamente annullate – con un intervento golpista della Corte Costituzionale – con la motivazione che aveva vinto al primo turno il candidato “sbagliato”, il semisconosciuto Georgescu, di estrema destra ma considerato “filo-russo” perché contrario alla Nato e al maggior coinvolgimento rumeno nella guerra in Ucraina.
Il “merito” del suo imprevisto successo era stato ritrovato in una campagna su Tik Tok, oltretutto costata pochissimo (circa di 300mila euro), che sarebbe stata possibile “solo per un intervento diretto della Russia”.
Tanto è bastato per decidere l’annullamento dell’intero processo elettorale, in attesa di trovare un modo per impedire che la situazione si ripetesse e garantire la vittoria del candidato “europeista” e pro-Ucraina.
Sollevando oltretutto sconcerto generale, perché in ogni paese dell’Occidente ogni candidato ricorre a una vasta serie di campagne sui social (esemplare il successo di Obama, ai suoi tempi, grazie a Facebook e Twitter), e nessuno si era mai sognato di annullare per questo un’elezione.
Ma siamo ormai in tempi e in mentalità di guerra (Mark Rutte, segretario della Nato, è arrivato per l’ennesima volta in ritardo), e dunque non conta più nulla se non “da che parte stai”: con la UE e la Nato oppure contro o “neutrale”. E se non sei un guerrafondaio entusiasta (nazista o demoratico-liberale o socialista fa lo stesso) allora sei per forza “un putiniano, pagato dalla Russia”.
Ora la testata Politico, certamente orientata dalla parte “giusta”, ha scoperto che in realtà quella campagna su Tik Tok era stata pagata dal candidato liberale Nicolae Ciucă – ovvero il partito attualmente al governo! – finito al quinto posto, probabilmente in un tentativo di sviare voti dal principale candidato di estrema destra, Simion (questa – sì – una plateale ingerenza nella volontà popolare, ancorché deprecabile).
Ma il “copione” relativo ai messaggi è stato applicato talmente male (o copiato) da favorire gli altri candidati, e soprattutto Georgescu.
Se invece fossero finiti a un candidato “giusto” – pro-Nato, insomma – tutto sarebbe stato “democraticamente corretto” e la “volontà popolare” da rispettare senza se e senza ma.
Ora sarà certamente divertente vedere come si arrampicheranno sugli specchi politici, istituzioni, stati e media occidentali… Ma è fin troppo chiaro che la “centralità del voto”, all’interno di una democrazia parlamentare sta diventando una barzelletta. Che non fa ridere...
Buona lettura.
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Il Partito Nazionale Liberale (PNL) di centrodestra della Romania ha finanziato una campagna su TikTok che, secondo un nuovo rapporto del sito investigativo snoop.ro, ha finito per avvantaggiare il candidato indipendente di estrema destra Călin Georgescu.
Georgescu è passato dall’anonimato a guidare il primo turno delle elezioni presidenziali romene il 24 novembre.
Tuttavia, la Corte Costituzionale del paese ha annullato il voto a causa di una campagna su TikTok che ha pesantemente promosso Georgescu, noto per le sue posizioni filo-russe, con un possibile impatto sui risultati elettorali, in modo simile alle operazioni di influenza gestite dal Cremlino in Ucraina e Moldavia.
Secondo il rapporto di snoop.ro, l’agenzia fiscale romena ha scoperto che i liberali avevano pagato una campagna sui social media su TikTok utilizzando influencer e promuovendo un hashtag che è stato successivamente dirottato a beneficio di Georgescu.
I liberali, che sono un partner di minoranza nella coalizione di governo uscente, avevano candidato Nicolae Ciucă, che si è classificato quinto nel primo turno annullato.
Il Partito Nazionale Liberale aveva affidato la gestione della campagna sui social media a un’agenzia esterna, Kensington Communication.
In una dichiarazione, Kensington Communication ha affermato: “Se la campagna è stata clonata o dirottata a favore di un candidato o di un altro, chiediamo agli organi competenti di verificare e adottare le necessarie misure legali.”
La società ha anche dichiarato che il copione distribuito agli influencer per la campagna era stato alterato.
L’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali romene ha gettato il paese in una profonda crisi politica. La Commissione Europea ha avviato un’indagine formale su come TikTok gestisce i rischi di interferenze elettorali in risposta alla situazione in Romania.
Fonte
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