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22/12/2024

Siria - I ceti laici e la sinistra provano ad organizzarsi

L’attivismo civico nelle città comincia a prendere slancio in Siria. Si tratta di alcuni ceti abituati a stili di vita laici, che ora temono di essere travolti dall’ondata islamista, guidata da Hayat Tahrir al-Sham che, mentre cerca di ripulire la sua immagine dal passato qaedista, nella pratica sociale ancora dimostra la sua vera natura salafita.

Grandi manifestazioni si sono registrate specialmente a Damasco e Latakia (ex-roccaforte del baathismo), aventi come rivendicazioni il pluralismo politico, uno stato laico, inclusivo e non settario e, soprattutto, i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere.

Altri timori sono legati alla scarsa sicurezza delle città durante la notte, quando ancora si verificano episodi di rapina e sciacallaggio, rispetto ai quali molti quartieri si stanno organizzando autonomamente.

Un esempio di queste organizzazioni della società civile è costituita dall’iniziativa “Civil Youth Gathering”: secondo un organizzatore che ha parlato col giornale Al-Akhbar, si tratta di “un movimento sorto grazie ai social media, volto a unire tutti i segmenti della società siriana sotto una visione pluralistica e inclusiva. L’organizzatore sottolinea l’importanza di cogliere l’attuale transizione per allontanarsi dal militarismo e impedire a un nuovo regime di adottare pratiche escludenti o autoritarie”.

Anche altre voci dalla piazza vanno in tal senso. “Siamo qui in un’azione pacifica per salvaguardare le conquiste della rivoluzione che ci ha permesso di stare qui oggi in completa libertà, ha dichiarato Ayham Hamsho, 48 anni, un manifestante presentato come un produttore di protesi.

“Per più di 50 anni siamo stati sotto un governo tirannico che ha bloccato l’attività politica e dei partiti nel paese. Oggi cerchiamo di organizzare i nostri affari per realizzare uno Stato laico, civile e democratico, il cui governo si decida alle urne”.

A fare da amplificazione mediatica a queste manifestazioni vi sono anche una serie di dichiarazioni rilasciate da cantanti, attori e personaggi famosi, dello stesso tenore di quelle provenienti dalle piazze.

Si tratta, dunque, dei medesimi strati sociali che animarono le prime manifestazioni cittadine del 2011, avvenute sulla scia delle cosiddette primavere arabe; ovvero dei ceti laici e istruiti, i quali, da un lato, si sono sviluppati grazie al secolarismo progressista e modernizzatore del regime baathista, ma dall’altro hanno contribuito ad affossarlo.

Quel regime, infatti, come hanno espresso anche le piazze, costituiva, dal loro punto di vista, una “camicia di forza” militarista, che ne opprimeva le esigenze politiche e sociali. Oltre ad essere, aggiungiamo noi, fin troppo sanzionato per permettere di soddisfare le loro aspirazioni economiche.

Si tratta, ovviamente, solo di una parte della società siriana, sicuramente non la più povera, che non ne riflette tutte le varie sfaccettature; significativo che l’articolo di Al-Akhbar chiosi opportunamente: “Tuttavia, molti mettono in guardia [i manifestanti] dall’adottare ciecamente modelli di società civile occidentali senza considerare le dinamiche economiche, sociali e politiche uniche della Siria”.

Da rimarcare, inoltre, che, al netto di alcune kefiah apparse nelle piazze, l’opposizione all’espansionismo sionista in Siria non è al centro di questi movimenti.

Contrasto all’espansionismo sionista che, invece, è al centro delle rivendicazioni di un altro filone di potenziale opposizione ad HTS, composto da forze organizzate e singoli, afferenti al campo politico comunista, laico e di sinistra, che prova ad organizzarsi dopo la disfatta baathista.

Riportiamo in coda una dichiarazione congiunta, firmata sia da esponenti di partiti che facevano parte del “Fronte Nazionale Progressista” (ovvero la coalizione a guida Baath al governo fino all’8 dicembre scorso), come ad esempio il Partito Comunista Siriano Unificato, sia da esponenti di partiti precedentemente all’opposizione, sia da indipendenti.

Come si vede dalla dichiarazione, queste formazioni condividono con il fronte dei “sinceri democratici” la rivendicazione di uno stato laico e non settario. Rivendicazioni che coincidono anche con i principi enunciati dalle forze curde Ypg/Ypj, seppure queste ultime hanno un’accentuazione più federalista che non è detto venga accolta dalle altre componenti politiche.

Da capire quanto riusciranno a strappare in termini di agibilità politica, tenendo presente che gli attori principali nel riassetto del paese sono sempre le milizie salafite e quelli internazionali, ovvero Turchia, USA, regime sionista e, in minima parte, Russia; a maggior ragione ora che lo stato siriano è praticamente un guscio vuoto, senza disponibilità finanziarie e senza la possibilità di costruire autonomamente un esercito degno di questo nome.

Il rischio sempre presente è che, quando verranno spente le telecamere e Al-Golani dismetterà la camicia e la cravatta, determinate voci verranno messe a tacere con la forza.
Dichiarazione di esponenti interni alla nazione siriana

Noi, esponenti interni alla nazione siriana, in rappresentanza di alcuni partiti nazionali, organizzazioni della società civile e personalità influenti negli eventi siriani in corso, rilasciamo la seguente dichiarazione:

Primo: Per quanto riguarda la massiccia aggressione israeliana contro il territorio siriano e la sua occupazione di varie aree e la distruzione delle capacità dell’esercito siriano, condanniamo questa aggressione, che consideriamo un pericolo immediato. Condanniamo anche, allo stesso tempo, il silenzio interno ed esterno di alcune forze pubbliche nei confronti di questa aggressione israeliana.

Secondo: per quanto riguarda la soluzione politica in Siria, chiediamo l’attuazione della Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in conformità con quanto imposto dalla nuova realtà che richiede il coinvolgimento di tutte le forze nazionali all’interno della Siria – partiti nazionali, organizzazioni della società civile e figure influenti e attive.

Terzo: chiediamo ai Paesi arabi che hanno a cuore l’unità della Siria – sia della terra che del popolo – di affrontare l’aggressione israeliana nel sud della Siria con tutti i mezzi possibili, compreso l’invio di forze arabe per impedire questa occupazione.

Quarto: le dichiarazioni di Ahmad al-Shara (capo delle operazioni militari) che affermano:

– l’unità del territorio siriano;

– la conservazione delle istituzioni statali;

– che la Siria è uno Stato non settario;

– il divieto di incitamento settario;

– la sacralità del sangue siriano;

e la richiesta di cessazione dei combattimenti in tutto il territorio siriano, mantenendo la sicurezza e la pace civile e preservando le libertà, richiedono un’attuazione pratica attraverso misure chiare e annunciate, al fine di alleviare timori e preoccupazioni tra la gente causati da alcune violazioni e da alcune pratiche poste in atto in varie aree che contraddicono questa dichiarazione.

Damasco 11/12/2024
Fonte

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