Il 16 dicembre all’aeroporto Malpensa di Milano, su richiesta delle autorità degli Stati Uniti viene arrestato un cittadino iraniano-svizzero Mohammad Abedini-Najafabadi di 38 anni.
Le accuse contro di lui mosse dagli Stati Uniti sono di cospirazione, associazione a delinquere e violazione delle leggi sul commercio e valgono potenzialmente l’ergastolo negli Usa e 20 anni per chi lo avrebbe aiutato.
Mohammad Abedini-Najafabadi è accusato di aver reperito negli USA alcuni componenti di un sistema di droni simile a quello che ha colpito una base militare statunitense in Giordania dove sono rimasti uccisi tre soldati.
Il 19 dicembre – ma si è saputo solo una settimana dopo – le autorità iraniane hanno arrestato a Teheran la giornalista italiana Cecilia Sala. Non sono ancora chiare – o meglio non sono trapelate fino a noi – le motivazioni dell’arresto.
Visto da questa prospettiva l’arresto di Cecilia Sala potrebbe essere propedeutico ad uno scambio di prigionieri tra Italia e Iran. A meno che gli Stati Uniti non si mettano di traverso a complicare le cose.
Cecilia Sala è una giornalista del quotidiano filo-israeliano Il Foglio, segue la politica internazionale ed è una ospite frequente di talk show televisivi nei quali viene chiamata a rappresentare il punto di vista della Nato e di Israele nel sistema informativo italiano.
Il ministro degli Esteri Tajani ha fatto sapere finora molto poco: “C’è stata una lunga visita regolare da parte della nostra ambasciatrice Paola Amadei, che è stata più di mezz’ora con la giornalista fermata. L’ha trovata in buone condizioni di salute”, ha detto il ministro. Cecilia Sala “spera di poter essere liberata il prima possibile ed è quello che sta cercando di fare il ministero degli Esteri, quello che sta facendo la nostra diplomazia con grande discrezione e con la massima riservatezza”. Tajani ha aggiunto che i genitori hanno già avuto la possibilità di parlare due volte con Sala e sono in costante contatto con la Farnesina per ricevere aggiornamenti sulla situazione.
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