In Siria, nella campagna di Tartous, nella provincia costiera di Latakia e in alcuni quartieri di Homs, mercoledì si sono verificati scontri a seguito delle manifestazioni di condanna dell’incendio di un santuario religioso alawita ad Aleppo.
Al Jazeera riferisce che dopo le manifestazioni di mercoledì scorso nelle città e nei paesi di Tartous, Latakia, Jableh, Qardaha e Homs le nuove autorità siriane hanno annunciato un coprifuoco parziale e lanciato una operazione “contro uomini armati che hanno aperto il fuoco sulle forze di sicurezza in concomitanza con le manifestazioni”.
L’agenzia di stampa siriana SANA riferisce sulla piattaforma X che “gruppi fuorilegge affiliati alle milizie di Assad hanno attaccato le forze del Dipartimento delle Operazioni Militari e del Ministero dell’Interno nel villaggio di Balqasa durante una campagna per setacciare la campagna occidentale di Homs, uccidendo due e ferendone altre 10”.
L’agenzia ha sottolineato che sono in corso scontri tra il Dipartimento delle operazioni militari e i resti dell’esercito di Assad nel villaggio di Balqasa, con l’obiettivo di ripristinare la stabilità nell’area.
Giovedì mattina, 14 miliziani del personale di sicurezza del nuovo regime siriano sono stati uccisi e altri 10 sono stati feriti in un’imboscata che ufficialmente si ritiene organizzata dai resti dell’esercito di Assad nella provincia costiera di Tartous.
A Damasco mercoledì sera, decine di giovani – alcuni armati – si erano radunati per le strade del quartiere di Mezzeh, battendo sulle saracinesche dei negozi e chiedendo diritti per la comunità alawita.
In risposta, Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), il principale gruppo jihadista che ha rovesciato il governo di Assad ed è oggi al potere, ha schierato combattenti nell’area, sparando in aria per disperdere la folla. I funzionari del ministero dell’Interno siriano si sono poi incontrati con i leader della comunità alawita nel quartiere Mezzeh di Damasco, alla luce delle tensioni nel quartiere e questo sembra aver riportato la calma.
Gli anziani alawiti nella provincia di Homs hanno rilasciato una dichiarazione invitando la popolazione a rinunciare agli slogan settari e ai discorsi provocatori, e a fermare l’incitamento dei media con ogni mezzo, e hanno chiesto al nuovo Comando Generale di emettere un decreto che criminalizzi chiunque usi frasi e contenuti settari. Hanno invitato ad accelerare la consegna delle armi, limitarla alle autorità competenti e facilitare il meccanismo di consegna e gli accordi entro un periodo massimo di 5 giorni.
Il nuovo ministero dell’Informazione di Damasco ha imposto il divieto di “circolazione o pubblicazione di qualsiasi contenuto mediatico o notizia con un tono settario volto a diffondere divisione tra i siriani”.
I media legati al nuovo regime siriano, sia all’interno che all’esterno del paese, denunciano manipolazioni informative sui social da parte di forze legate al vecchio regime, ma le preoccupazioni tra la minoranza alawita sembrano tutt’altro che superficiali. “Siamo siriani come tutti gli altri, ma qualcuno sta cercando di farci a pezzi”, dichiara a Middle Eat Eye un alawita, “Abbiamo paura che la gente si vendichi contro di noi per il precedente regime”.
A contribuire a questi timori, spiega ancora MEE, è l’omicidio inspiegabile di tre giudici alawiti nella campagna di Hama, che il governo ha condannato e sul quale ha detto che sta indagando.
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