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30/07/2025

L’impossibile simmetria tra Gaza e l’autogrill di Lainate

La vicenda del turista ebreo francese insultato in un autogrill nel milanese è difficile da collocare tra un episodio casuale ma emblematico o una opportunità attesa da tempo. Di sicuro tutto il circo sionista ne stra traendo vantaggio cercando di uscire dall’angolo morale e politico in cui è stato cacciato a causa della sua complicità con Netanyahu e la politica genocidiaria di Israele.

Guardando la vicenda da questo punto di vista sembra decisamente una opportunità attesa da tempo dai circoli e dai media sionisti in Italia, e se non è una vicenda anche costruita allo scopo è stata sicuramente gestita come tale. Il clamore e l’enfasi ricevuta superano abbondantemente i fatti. Per dirne una, il Corriere della Sera gli dedica oggi una intera pagina.

Ma se anche fosse la casualità e l’emblematicità di un episodio isolato, questo ci restituirebbe praticamente i risultati di una situazione a Gaza che ha trascinato la soglia dell’orrore oltre ogni linea rossa. Il silenzio, la mancata presa di distanza e in moltissimi casi l'aperta complicità delle comunità ebraiche in Europa con la politica del governo Netanyahu non favoriscono certo le buone relazioni con il resto della società dove cresce l’indignazione per il genocidio dei palestinesi da parte di Israele.

Strillare in ogni momento all’antisemitismo, alimentandolo però quotidianamente con dichiarazioni di “vittimismo aggressivo”, non è certo la cura migliore per tenere a bada o sconfiggere il pregiudizio antisemita mai sopito nelle società “cattoliche” europee.

Ed anche andarsene orgogliosamente in giro ostentando la kippah non è proprio la migliore delle idee in momenti come questi. Per certi aspetti è una manifestazione di arroganza, come si evince dalle dichiarazioni del turista francese ad una agenzia stampa italiana.

Egli si definisce infatti “Un guerriero, che non si farà intimorire dall’aggressione subita, continuerà a indossare con orgoglio la kippah fino alla morte” e tornerà in Italia, per dimostrare a suo figlio che qui “non tutti sono antisemiti”. Un “combattente” che però lotterà “per avere giustizia” e per “difendere la comunità ebraica italiana dall’odio antisemita”, che si sta diffondendo nella Penisola “come in tutta Europa”. Così si descrive all’Adn Kronos Elie Sultan, il 52enne insultato da un gruppo di persone domenica in un’area di sosta di Lainate (Milano).

Il fatto poi che tutti gli “aggrediti” in vari contesti (ristoranti, alberghi etc.) abbiano sempre il telefonino acceso in mano per fare le riprese sembra più una regola d’ingaggio che un comportamento protettivo.

Infine, e non per importanza, l’avvio di procedimenti giudiziari per la vicenda, stride fortemente con l’insabbiamento sistematico dei procedimenti giudiziari nei casi in cui gli “aggrediti” sono stati invece “aggressori”. Ma su questo occorrerà aspettare i fatti prima di poter dare un giudizio di merito.

La conclusione momentanea di questa vicenda va affidata ai fatti. Un episodio marginale ingigantito e strumentalizzato fino a poterlo portare ad un livello di simmetria mediatica con quanto accade a Gaza, introduce un punto di distorsione fino a pochi giorni fa impossibile da gestire, con tutti i commentatori oggi costretti a pronunciarsi simmetricamente su quanto avvenuto al Grill di Lainate oltre che su quanto avviene a Gaza, quasi come se avessero lo stesso peso.

Non ci provate e che nessuno accetti questa impossibile e indecente simmetria.

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