Sono cominciate il 14 luglio le attività dell’11esima edizione di Talisman Sabre, un’enorme esercitazione militare svolta ogni due anni in collaborazione tra Stati Uniti e Australia. Quest’anno sono stati però infranti alcuni record, che rendono questa Talisman Sabre un chiaro messaggio alla Cina, più di quanto non lo sia stato in passato.
Infatti, in questa occasione sono stati coinvolti ben 19 paesi, molti più del passato. Non mancano, ovviamente, unità di Giappone e India, che sono legati a Washington e Canberra nella cooperazione strategica di sicurezza chiamata QUAD. Ma ci sono anche militari europei provenienti da Francia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Regno Unito. Malesia e Vietnam sono invitati come osservatori.
Si parla di un totale di quasi 40 mila uomini, che per la prima volta svolgeranno la propria attività oltre i confini australiani, in Papua Nuova Guinea. Durante le esercitazioni, l’Australia ha effettuato il suo primo lancio di HIMARS, armamenti appena acquistati dagli Stati Uniti, e testerà anche elicotteri Black Hawk.
Un potenziamento delle capacità militari australiane che, insieme alla portata dell’esercitazione che assume un orizzonte di intervento proiettato su tutto l’Indo-Pacifico, rappresenta un evidente segnale di prontezza bellica nei confronti delle forze armate del Dragone.
In queste settimane, nel settore, la tensione è tornata ad aumentare.
Le forze militari statunitensi hanno confermato di star monitorando una nave che da circa una settimana si è posizionata al largo delle isole Hawaii, la quale viene considerata una imbarcazione spia dell’Esercito Popolare cinese. La nave sarebbe lì per monitorare le attività nel Pacifico mentre, oltre a Talisman Sabre, si svolge anche un’altra esercitazione area stelle-e-strisce, la REFORPAC.
Intanto, va concludendosi anche un’altra iniziativa militare che è di sicuro interesse per Pechino: la Han Kuang. Tale esercitazione viene condotta da Taiwan sin dal 1984, ed è pensata per prepararsi a un possibile attacco cinese. Anche in questo caso, quest’anno si sono battuti tutti i record delle precedenti edizioni.
Per il doppio del tempo rispetto allo scorso anno (una decina di giorni a partire dal 9 luglio) sono stati mobilitati due volte i riservisti del 2024 (22 mila soldati circa). Solitamente vengono simulati assalti anfibi e la difesa della costa. In questo 2025 sono stati testati nuovi sistemi di difesa, compresi dei droni, ed è stata introdotta anche un’esercitazione per la “resilienza urbana”.
In sostanza, è stato attivato il sistema di allarme pubblico con l’invio di alert sui telefoni cellulari, e sono state azionate anche le sirene antiaeree. Sono state schierate squadre specializzate per salvaguardare infrastrutture critiche (porti, depositi di carburante e reti elettriche), mentre per la prima volta le truppe hanno usato la metropolitana per trasportare materiale bellico.
Insomma, il quadrante Indo-Pacifico si mostra ancora una volta come il settore in cui, in futuro, verranno spese sempre più risorse in una corsa alla militarizzazione che non preannuncia nulla di buono.
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