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31/07/2025

Meloni nel Corno d’Africa: un occhio al Piano Mattei, un occhio al Mediterraneo allargato

Giorgia Meloni ha appena concluso il proprio viaggio nel vecchio impero dell’Africa Orientale Italiana. La sua ‘campagna d’Africa’ non aveva come scopo la conquista diretta, ma sicuramente tra le prime preoccupazioni c’era quella di assicurarsi un posto di rilievo nel Corno d’Africa, sia per dare ancora un qualche senso al Piano Mattei, sia per tenere un occhio sul Mediterraneo allargato.

Ad Addis Abeba, tra il 27 e il 29 luglio si è svolto il secondo vertice ONU sui sistemi alimentari (il cosiddetto UN Food Systems Summit +4). L’evento è co-presieduto dall’Etiopia insieme all’Italia, e poiché il suo obiettivo è quello di sconfiggere la fame, come previsto nella sezione 2 dell’Agenda 2030 dell’ONU, risulta di grande interesse per il governo Meloni.

Non perché a Palazzo Chigi sia emersa di sana pianta una profonda coscienza umanitaria, e neanche tanto perché tale traguardo si associa bene alla propaganda sul raggiungimento della ‘sovranità alimentare’. Anche se tale fine è tra le responsabilità di Francesco Lollobrigida, al ministro dell’Agricoltura interessano affari molto concreti.

I momenti fondamentali del viaggio di Meloni sono gli incontri con Abiy Ahmed, primo ministro etiope, con William Ruto, presidente del Kenya, e con quello dell’Unione Africana Mahamoud Ali Youssouf. Da quest’ultimo doveva incassare il rinnovato sostegno agli impegni del Piano Mattei, che nella regione riguardano molti settori.

Il Kenya ha visto il riemergere di profonde contraddizioni interne al paese, ma la sua economia continua a crescere, e potrebbe superare quella etiope, prima nella regione. Il presidente Ruto ha appena annunciato che intende quotare in borsa la Kenya Pipeline Company, in una più ampia strategia di privatizzazione di imprese statali... chissà che non ci siano prenditori italiani che guardino a questa possibilità.

Ad ogni modo, è certamente l’Etiopia il centro delle attenzioni del governo, anche se in entrambi i paesi sono diversi gli investimenti italiani nel comparto agricolo e anche in quello delle infrastrutture e dell’energia. Con Ahmed, Meloni si è recata a Jimma, dove si trova uno dei progetti pilota del Piano Mattei.

Si tratta della riqualificazione del lago Boye, bacino artificiale creato dagli allora coloni italiani, poi lasciato in stato di abbandono. Ora diventa un polo turistico importante, oltre che funzionale alla locale filiera del caffè. Rappresenta un’area che sta attirando importanti investimenti privati, accanto a quelli pubblici.

In generale, la presidente del Consiglio è venuta a ‘vendere’ il modello di partenariato che ha appena fatto passi avanti in Algeria. Lì, dopo il recente Forum imprenditoriale svoltosi a margine di un vertice intergovernativo, ha posto gli occhi il gruppo Bonifiche Ferraresi (BF), col sostegno di SACE, gruppo assicurativo partecipato dal ministero dell’Economia.

BF è diventato un perno fondamentale della strategia italiana – ed anche unioneuropea – in Africa, con diversi progetti per una produzione agricola che spesso è finalizzata alla produzione di biocombustibili. Ma per quanto riguarda il settore energetico, sono tanti gli interessi in gioco anche per Webuild.

Il colosso italiano è coinvolto nella costruzione della Grand Ethiopian Renaissance Dam, una diga sul Nilo Azzurro di cui sono appena stati dichiarati finiti i lavori. Ma che ha portato a varie tensioni tra l’Etiopia, il Sudan e l’Egitto, per il tema della gestione delle acque in un’area già fortemente segnata dalla siccità.

Se non si raggiungerà un accordo tra questi paesi, l’attività della diga sarà sostanzialmente illegale, e di recente Trump ha criticato l’opera, per assicurarsi l’amicizia dell’Egitto, coinvolto a sua volta nel difficile dossier palestinese. Non è l’unica diga su cui sta lavorando Webuild, ma in generale la volontà è quella di rafforzare la presenza nella regione, e il legame della sua classe dirigente con i terminali europei.

Infatti, c’è un nodo che ha reso molto chiaro il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, prima di accompagnare Meloni in Africa: “la stabilità dell’Etiopia rappresenta un asset essenziale per la sicurezza dell’intero Corno d’Africa. Parliamo di un’area di rilevo geopolitico assoluto, incastonata com’è tra Mar Rosso e Oceano Indiano”.

Con un’Eritrea ancora in disordine, una Somalia debole, l’ultima base militare francese in Africa, in Gibuti, proteste in Kenya e una guerra civile in Sudan, per tenere un presidio solido proiettato verso i confini del Mediterraneo allargato, Roma ha bisogno che l’Etiopia rimanga un saldo alleato italiano e dell’Unione Europea.

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