Dopo essere stato trasportato d’urgenza in ospedale per ferite da arma da fuoco, è morto Awdah Hathaleen, famoso attivista e giornalista palestinese presente anche nel documentario premio Oscar “No Other Land”. L’assassino è un colono israeliano, anche lui famoso, ma per essere un esempio di cosa significa il sionismo in Cisgiordania.
L’omicidio è avvenuto a Umm al‑Khair, villaggio vicino a Hebron protagonista del film acclamato a livello internazionale. In un video si vede il colono Yinon Levi urlare contro Awdah Hathaleen, sventolando una pistola in mano, caricandola, e infine sparando, certo dell’impunità che continuerà a godere.
Su di lui erano state poste delle sanzioni proprio per le violenze perpetrate sui palestinesi, sia da parte degli USA sia da parte di UE e Regno Unito, ma quelle di Washington sono state revocate appena Trump è arrivato alla Casa Bianca. Anche le altre del resto dell’Occidente, comunque, si sono rivelate evidentemente inutili a fermare la mano di Levi.
A diffondere il video dell’omicidio è stato Yuval Abraham, uno dei registi israeliani di “No Other Land”. Un altro co-regista, Basel Adra, ha commentato: “il mio caro amico Awdah è stato massacrato questa sera. Era in piedi davanti al centro comunitario del suo villaggio quando un colono ha sparato un proiettile che gli ha trapassato il petto e gli ha tolto la vita. È così che Israele ci cancella – una vita alla volta”.
Adra mette in chiaro il fatto che è Israele che sta portando avanti questo stillicidio di vite, anche in Cisgiordania, come parte del genocidio del popolo palestinese. Infatti, Levi non era da solo, ma era solo uno dei coloni che hanno attaccato il villaggio di Umm al‑Khair. Tutto è partito da un bulldozer guidato da un colono contro terreni e proprietà dei palestinesi.
Quando il giovane ha chiesto al colono di fermarsi, è stato travolto dal bulldozer. A quel punto, i palestinesi hanno cominciato a lanciare pietre, a cui Levi ha risposto con la pistola. Questa non è una scena inusuale, ma è quello che succede da decenni in Cisgiordania, dove da ottobre 2023 sono stati uccisi oltre mille palestinesi.
Le forze armate israeliane hanno arrestato quattro palestinesi, oltre a due turisti stranieri che si trovavano sul luogo. Secondo le autorità sioniste, a seguito dell’accaduto è stata confermata la morte di un palestinese, mentre l’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito di un secondo palestinese trasportato in ospedale in ambulanza.
Levi sarebbe stato preso in custodia dalla polizia per essere interrogato, ma senza alcuna accusa formale a suo carico. Repubblica riporta che è stato poi posto ai domiciliari e iscritto tra gli indagati per omicidio colposo, ma si difende affermando di aver agito per legittima difesa. La polizia ha però chiesto al tribunale di sospendere la sua decisione.
Come se non bastasse, Wafa riporta che l’esercito sionista ha fatto irruzione al corteo funebre per Hathaleen, dichiarando l’area zona militare, aggredendo i partecipanti e costringendoli a disperdersi. Questa è la vita quotidiana nella Cisgiordania occupata dai coloni israeliani, mentre la Knesset ha da poco votato la definitiva annessione di tutta la regione, contro ogni disposizione del diritto internazionale.
“I coloni stanno lavorando dietro le nostre case e hanno cercato di tagliare la conduttura principale dell’acqua per la comunità”, ha detto Hathaleen nel suo ultimo messaggio. È evidente che il problema non può essere risolto da sanzioni individuali poiché è in un sistema di apartheid e impunità che continua a nutrirsi del sostegno diplomatico, economico e militare a Tel Aviv.
Anche il tardivo riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Francia e Regno Unito (che non avverrà prima di settembre) elude il problema politico della politica suprematista e coloniale di Israele, e il fatto che presto non ci sarà più alcun popolo per lo Stato di Palestina.
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