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29/07/2025

Israele sequestra la Freedom Flotilla, i portuali italiani bloccano l’accesso di navi destinate a Israele

Venerdì notte le forze armate israeliane hanno sequestrato in acque internazionali l’equipaggio e la nave Handala della Freedom Flotilla diretta con aiuti umanitari a Gaza. Gli attivisti a bordo sono stati fermati in carcere in attesa di essere espulsi. Ma l’arroganza israeliana sta incontrando nel mondo – e anche in Italia – pane per i suoi denti.

L’Unione Sindacale di Base del porto di Genova ha proclamato 24 ore di sciopero per martedì 5 agosto al terminal Psa Genova Pra’ dopo aver ricevuto segnalazioni sul trasporto di materiale bellico all’interno di tre container della compagnia Evergreen e trasportati sulla nave portacontainer Cosco Pisces attualmente in rada di fronte al porto di La Spezia in attesa di poter ormeggiare al La Spezia Container Terminal.

Secondo quanto appreso da Shipping Italy la nave Cosco Pisces dovrebbe approdare appena possibile al porto di La Spezia dove però non verranno sbarcati i tre container di Evergreen nel mirino dei portuali e delle associazioni che protestano contro i traffici di armi.

La compagnia di navigazione di Taiwan pare infatti abbia deciso di far tornare i tre container sotto tiro da dov’erano partiti.

Il sindacato USB in un comunicato spiega come la conferma che il materiale bellico stesse viaggiando a bordo della nave Cosco Pisces sia arrivata “dai portuali del Pireo, in Grecia, nell’ambito di quella rete di solidarietà internazionale che da mesi si oppone al traffico di armi nei porti del Mediterraneo”.

USB chiarisce che “queste operazioni non rientrano tra i servizi essenziali tutelati dalla legge 146/1990, che garantisce solo le funzioni legate ai diritti fondamentali come salute, istruzione e comunicazione. Al contrario, la stessa normativa riconosce la legittimità dello sciopero quando è finalizzato a difendere l’ordine costituzionale e la sicurezza collettiva. Fermare la logistica di guerra non è quindi solo una scelta politica e morale, ma anche un diritto pienamente esercitabile”.

La protesta (che ancora non è chiaro se verrà comunque confermata o meno) è in programma a partire dalle ore 22 del 4 agosto fino alle 21:59 del giorno successivo, con un’astensione di otto ore consecutive per il personale amministrativo e turnista. Saranno comunque garantiti i servizi minimi previsti dal contratto e dalla legge. La proclamazione potrebbe subire variazioni in base alla programmazione della nave, ma il messaggio dei portuali è chiaro: “Non lavoreremo per la guerra”.

Questa non è un’azione isolata. “Negli ultimi mesi USB – si legge ancora nella nota – ha moltiplicato le iniziative per spezzare la catena logistica che alimenta conflitti e massacri. A giugno i lavoratori hanno incrociato le braccia all’aeroporto di Brescia Montichiari per bloccare un carico di armi, e a luglio il presidio davanti al Comune di Genova ha rilanciato la richiesta di dichiarare i porti liguri off limits per le spedizioni belliche. La mobilitazione è parte di un fronte internazionale che unisce i portuali di Francia, Grecia, Germania e Nord Africa”.

Il sindacato dei portuali porta avanti anche una battaglia sul piano legale. “Dopo che la Commissione di Garanzia – scrivono – ha tentato di limitare il diritto di sciopero, USB ha ribadito che considerare le armi un servizio essenziale è un’idea inaccettabile e contraria ai principi costituzionali. Da qui nasce la campagna ‘Il lavoro ripudia la guerra’, che rivendica un principio semplice: i porti italiani non devono diventare basi logistiche per i conflitti, ma restare luoghi al servizio delle comunità”.

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