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22/07/2025

La Commissione UE è un disco rotto: “dietro la mozione di sfiducia c’è la Russia”

La Commissione Europea, attraverso il suo portavoce Thomas Regnier, ha fatto sapere che, grazie alle analisi condotte da “fact-checker” indipendenti, è stato possibile ricondurre la mozione di sfiducia presentata recentemente contro la presidente von der Leyen ad operazioni di influenza russa contro la UE.

Già così, la notizia risulta alquanto strana. La mozione, che è stata bocciata lo scorso 10 luglio, era stata presentata dall’europarlamentare rumeno Gheorghe Piperea, vicepresidente del gruppo European Conservatives and Reformists (ERC), lo stesso di cui fa parte Fratelli d’Italia (i cui deputati non hanno partecipato al voto).

Altri 77 esponenti, sostanzialmente tutti provenienti dall’estrema destra europea, avevano sottoscritto il testo. Gente con cui, parole dell’ex presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, è possibile collaborare, purché mantengano due punti fermi: il sostegno all’Ucraina e l’impegno a rendere la UE più forte nella competizione globale.

I fascisti, o comunque partiti con linee politiche retrive e reazionarie, vanno bene – anzi, sono pure utili – fintanto che non mettono in dubbio la politica estera di Bruxelles. Non che non ci sia unità d’intenti sulla politica di potenza europea, ma effettivamente alcune di queste realtà non trovano utile dirigere tutte queste forze contro Mosca, per motivi molto spesso prettamente contingenti.

Per von der Leyen, tali organizzazioni “vogliono polarizzare le nostre società, inondandole di disinformazione”. Si capisce allora perché la junker tedesca, tre giorni prima del voto, fosse intervenuta in Aula dicendo che quella mozione era “firmata dagli amici di Putin”. La presidente della Commissione risponde polarizzando a sua volta ogni atto contro di lei.

Perché poi, alla fine, era una mozione derivata dal malcontento che von der Leyen ha fatto accumulare intorno a sé in un mandato e un po’ di scelte poco apprezzate e scandali ancora in corso – altro che Russia! Appare chiaro, se andiamo a vedere i temi su cui si sarebbe innestata la ‘disinformazione’ russa.

È stata la ONG finlandese Check First a redigere un dossier nel quale viene delineata una campagna russa per screditare von der Leyen, partita a marzo e conclusa nei giorni antecedenti al voto a Strasburgo. Ci sarebbero stati oltre 20 mila post a sostenerla, pubblicati dal gruppo russo Pravda news sui canali di molti paesi (Romania, Polonia, Germania, Francia, Stati Uniti e paesi baltici).

Cosa dice, riassumendo, il loro contenuto? Che von der Leyen sarebbe una figura problematica, legata a fenomeni di corruzione e origine di un malcontento crescente in varie capitali europee. Il caso più volte ricordato è quello delle relazioni con Pfizer per la campagna vaccinale contro il Covid-19.

In sostanza, il contenuto problematico è quello che ricorda la realtà. Per ripercorrere gli ultimi sviluppi della vicenda Pfizer rimandiamo a questo articolo. In sintesi: la presidente della Commissione non è passata per canali pubblici e trasparenti per accordarsi sulle forniture, ma attraverso messaggi privati che ha poi dichiarato irreperibili.

Per quanto riguarda il malcontento suscitato in vari paesi, basta vedere lo scontro aperto con il Parlamento Europeo sul SAFE o ancora le reazioni all’ultimo bilancio europeo, licenziato pochi giorni fa. Che organi di informazione legati alla Russia presentino la mozione di sfiducia come una salvezza non c’è da stupirsi: sarebbe una bella battuta d’arresto per la guerra che la UE muove alla Federazione Russa.

Ma per il resto, Mosca non c’entra nulla. Alla Russia viene affibbiata ogni colpa, le è stata data persino la corresponsabilità per lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Fra poco sarà colpa del Cremlino anche il riscaldamento globale, quando invece a Bruxelles dovrebbero accettare che il secondo mandato von der Leyen si sviluppa su un filo molto sottile.

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