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17/07/2025

La UE rimanda ancora le sanzioni a Israele, complice per sempre

Martedì il Consiglio Europeo, nel formato Affari Esteri, si è riunito nuovamente per discutere possibili sanzioni a Israele, considerato l’accertata violazione dei diritti umani da parte dei sionisti, come scritto nel rapporto stilato a fine giugno dal Servizio per l’Azione Esterna (SEAE) e presentato dall’Alta rappresentante per gli Esteri della UE, Kaja Kallas.

Al Consiglio passato era stato rimandato il da farsi alla riunione del 15 luglio. Ma ancora una volta, il risultato è stato la mancanza di qualsiasi azione concreta, nonostante i crimini commessi a Gaza e in Cisgiordania, che nemmeno Bruxelles più nasconde. Kallas ha annunciato che la UE seguirà con attenzione l’attuazione di un recente accordo per migliorare il flusso di aiuti nella Striscia.

“Israele deve compiere passi più concreti per migliorare la situazione umanitaria sul campo”, ha detto Kallas, aggiungendo anche che “l’obiettivo non è punire Israele, ma migliorare la situazione a Gaza”. Si parla, in sostanza, dell’ingresso di qualche camion e l’apertura di altri punti di passaggio per il cibo.

Azioni assolutamente insufficienti e, come ha specificato Kallas, che non hanno nulla a che vedere col mettere alla sbarra le responsabilità dei sionisti. Il messaggio è che i ‘valori occidentali’ non valgono per l’Occidente stesso e per i suoi alleati, come lo è Israele, con il quale si fanno affari d’oro con la complicità nel genocidio, palesando il doppio standard che persino degli ex ambasciatori hanno denunciato.

L’Accordo di associazione UE-Israele rimane intoccato, anche se Tel Aviv ne ha evidentemente violato l’articolo 2, sui diritti umani. La reazione del Consiglio, tutto l’impegno democratico del ‘giardino’ europeo, come lo aveva chiamato il predecessore di Kallas, si riduce a questo: l’atto di controllare che arrivino più aiuti in un enclave dove, anche ieri, 20 palestinesi sono stati uccisi mentre attendevano cibo.

Eppure, erano state elaborate delle misure contro Tel Aviv, che andavano dalla sospensione totale o parziale dell’Accordo di associazione, a sanzioni contro membri del governo israeliano, militari o coloni estremisti, passando per misure commerciali, un embargo sulle armi o ancora la sospensione della cooperazione scientifica, come nel caso del programma Horizon Europe.

Kallas ha affermato che queste opzioni rimangono sul tavolo, ma la realtà è chiara: in nessun modo si vuole dare dignità politica alle rivendicazioni della resistenza palestinese, riducendola a una questione umanitaria, e in nessun modo verrà toccato Israele, che potrà così continuare impunemente la propria opera di pulizia etnica.

Cosa si debba aspettare ancora per avere qualche sanzioni, quando gli stessi rapporti UE confermano la violazione dei diritti umani da parte dei sionisti, non è dato saperlo.

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