Lo scorso 14 luglio, il Servizio di intelligence estero (Svr) della Federazione russa ha accusato la Nato e l’Unione europea di preparare la Moldavia a un futuro conflitto militare con la Russia.
Secondo quanto si apprende dal Rapporto, la Nato sta trasformando il piccolo Paese stretto tra Ucraina e Romania in un avamposto strategico sul fianco orientale, modernizzando gli aeroporti, creando hub logistici e adattando le ferrovie all’eventuale rapido dispiegamento delle forze atlantiche ai confini con la Russia.
Il rapporto del Servizio di intelligence estero russo
“La Nato si sta preparando attivamente a utilizzare la Moldavia in un possibile conflitto armato con la Russia. A Bruxelles è stata presa la decisione di accelerare la trasformazione di questo Paese in una testa di ponte avanzata dell’alleanza sul fianco orientale”, si legge nel Rapporto.
“Le forze Nato stanno trasformando la repubblica agraria, un tempo pacifica, in un banco di prova militare, attuando progetti per il passaggio allo scartamento ferroviario europeo e per l’aumento della capacità di transito dei ponti. Si stanno costruendo hub logistici, grandi magazzini e siti per la concentrazione di equipaggiamento militare”, continua l’Svr.
A oggi, la Moldavia non fa parte né dell’Unione Europea, né della Nato. Ma dalla salita al potere nel dicembre del 2020 della presidente Maia Sandu, il Paese sta scivolando verso l’Occidente, cavalcando d’altra parte la retorica antirussa e reprimendo duramente chiunque si opponga al percorso euroatlantico dell’ex Repubblica sovietica.
La presidente Sandu schiera la Moldavia con l’Occidente
I governi occidentali “stanno costringendo Chisinau ad adottare i concetti di guerra della Nato. L’esercito moldavo viene inondato di istruttori militari provenienti dagli stati dell’alleanza”, continua il Rapporto.
“Il regime di Maia Sandu è pronto a soddisfare tutte le richieste dell’Occidente. Chisinau conta molto sul sostegno materiale e organizzativo degli stati membri della Nato per il partito della presidente Azione e solidarietà (Pas) alle prossime elezioni parlamentari del 28 settembre”, afferma l’Svr.
Al di là della propaganda contenuta nel rapporto, è da registrare che la presidente Sandu ha promesso ai vertici Nato di revocare lo status di Stato neutrale per la Moldavia in caso di vittoria parlamentare da parte del Pas.
Guerra e repressione nell’agenda politica moldava
Ad aumentare la tensione non solo le parole, ma i fatti. Solo pochi giorni fa, il 19 luglio il Comitato elettorale centrale della Moldavia ha vietato all’opposizione di Victoria-Pobeda la partecipazione alle prossime elezioni parlamentari con l’accusa di essere filorussi.
La dinamica è simile a quanto è avvenuto negli ultimi anni in Ucraina, dove dal 2022 il regime di Zelensky – il cui mandato ricordiamo è scaduto nella primavera del 2024 – ha messo fuorilegge ben 11 partiti con la stessa accusa.
A fine novembre 2024 invece la Moldavia e il Regno Unito, alla presenza interessata della ministra degli Esteri della Romania, hanno firmato un accordo di collaborazione nel campo della difesa e della sicurezza con l’obiettivo di contrastare le “minacce provenienti dalla Russia”.
A scuotere il Paese ci aveva già pensato a fine ottobre il contestato esito referendario per l’inserimento in Costituzione dell’adesione della Moldavia all’Ue. In quell’occasione, il Sì aveva vinto per un pugno di voti dopo che i sondaggi attribuivano un solido vantaggio al No e dopo che l’opzione contraria era stata in vantaggio per tutto il conteggio notturno. A differenza di quanto avvenuto in Romania, i vertici occidentali riconobbero immediatamente il voto.
Non sorprende che l’avvicinamento al referendum e alle elezioni presidenziali, vinte dal Pas al ballottaggio, sia stato caratterizzato da forti proteste antigovernative e da un clima repressivo cresciuto durante la presidenza Sandu.
La guerra a oltranza di Nato e Ue contro la Russia
Il rapporto dell’Svr si inserisce nel più generale “piano B” di continuazione della guerra a oltranza contro la Russia in caso di sconfitta occidentale sul campo ucraino.
Come dichiarato alla Tass da Ralph Bosshard, ufficiale svizzero ed ex consigliere militare del segretario generale dell’Osce, l’utilizzo della Moldavia come ariete contro Mosca significa che Bruxelles considera compromessa la difesa ucraina delle regioni meridionali, in particolare le aree costiere come Odessa, le quali secondo l’analista “prima o poi passeranno alla Russia”.
Ma è tutta l’Europa orientale ad accentuare la retorica bellicista e filoatlantica del ritorno dell’“orso russo”. Dalla Scandinavia al Mar Nero, passando per i Paesi baltici, Polonia, Romania e Bulgaria (con le sole eccezioni di Ungheria e Slovacchia, a guida di conservatori o socialdemocratici), è tutto un pericoloso richiamo alle armi per la difesa del suprematismo europeo, mascherato ovviamente da libertà occidentale.
Lo spostamento a est dell’asse europeo rispetto al duo Parigi-Berlino non fa che ridurre all’opzione guerrafondaia la strategia dell’Unione europea per rispondere alla crisi sistemica in cui sono finiti gli imperialismi occidentali.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento