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23/07/2025

Morto Ozzy Osbourne, leggenda dell'hard & heavy

È morto a 76 anni Ozzy Osbourne, leggenda dell'heavy metal e voce della band britannica dei Black Sabbath. Lo riporta la Bbc. Osborne, malato da tempo, aveva partecipato a un concerto-evento di addio alle scene dei Black Sabbath un paio di settimane fa a Birmingham, città d'origine della celebre rock band.

All’anagrafe John Michael Osbourne, Ozzy nasce il 3 dicembre 1948 in un sobborgo operaio dell’Inghilterra postbellica. Cresce tra ristrettezze economiche e noia esistenziale. Quarto di sei figli (due fratelli, Paul e Tony, e tre sorelle: Jean, Iris e Gillian), vive un’infanzia difficile, segnata da condizioni familiari precarie e da disturbi del linguaggio: è dislessico e balbuziente. Ma proprio da questo disagio germoglia il seme di una rivoluzione.

A quindici anni lascia la scuola e comincia a collezionare mestieri: muratore, idraulico, attrezzista, operaio in una fabbrica d’auto, macellaio in un mattatoio. Nessuno di questi lavori fa per lui. Finché, insieme a Tony Iommi – uno dei compagni di scuola che più detestava – Geezer Butler e Bill Ward, dà vita ai Polka Tulk Blues Band. Dopo qualche cambio di nome e formazione, il gruppo assume definitivamente il nome di Black Sabbath, ispirato al titolo americano del film di Mario Bava I tre volti della paura.

Con i Sabbath, Ozzy scrive alcune delle pagine fondamentali dell’heavy metal. Brani come “Paranoid”, “War Pigs” e “Iron Man” diventano inni generazionali: suoni cupi, riff minacciosi, testi che parlano di guerra, alienazione, incubi e stregoneria. Il 13 febbraio 1970, con l’uscita dell’album d’esordio “Black Sabbath”, nasce ufficialmente il metal. E Ozzy ne diventa la voce più iconica.

Il successo, però, arriva insieme ai demoni. E Ozzy non si tira indietro: li abbraccia con tutta l’intensità possibile. Diventa il simbolo stesso dell’eccesso: alcol, LSD, cocaina — la sua è una vita in continuo trip. La mitologia rock si nutre dei suoi episodi leggendari: sniffa formiche sul marciapiede durante un tour con i Mötley Crüe (in una delle più assurde sfide tossiche della storia del rock, insieme a Nikki Sixx), morde la testa di un pipistrello lanciato sul palco scambiandolo per un pupazzo (non lo era). Episodi grotteschi, a metà tra l’horror e il surreale, che lo trasformano in una figura pop ancor prima che Mtv lo consacri con “The Osbournes”, il primo reality rock della televisione.

Nel 1979 viene cacciato dai Black Sabbath per abuso di sostanze. Colto da una psicosi maniaco-depressiva, si chiude in una stanza d’albergo a Los Angeles e ci resta per quasi un anno, immerso nell’alcol e nelle droghe, devastato dalla fine della sua avventura con la band. È l’inizio del tracollo. Ma poi, grazie all’aiuto di Sharon Arden – figlia del manager dei Sabbath e futura moglie – Ozzy si rimette in piedi e dà vita a un nuovo progetto solista. Al suo fianco, un giovane chitarrista destinato a diventare leggenda: Randy Rhoads.

Con “Blizzard Of Ozz” e “Diary Of A Madman” torna prepotentemente sulla scena. La voce graffiante, i testi gotici e allucinati, lo stile immediatamente riconoscibile: Ozzy si conferma uno dei più grandi frontman della storia del rock. Anche dopo la tragica morte di Rhoads — scomparso a 25 anni in un incidente aereo — Ozzy prosegue la sua corsa, firmando dischi fondamentali come “No More Tears” e “Ozzmosis”, e accanto a lui un altro chitarrista destinato al culto, Zakk Wylde.

Nel 2011, dopo anni di voci e smentite, viene ufficializzata la tanto attesa reunion dei Black Sabbath nella formazione originale. L’annuncio arriva l’11 novembre alle 11:11 al Whisky a Go Go di Los Angeles: nuovo album in arrivo e tour mondiale previsto per il 2012. Ma a gennaio, la diagnosi di un linfoma a Tony Iommi costringe la band a ridimensionare i piani. Le date europee vengono cancellate e sostituite dai concerti di “Ozzy & Friends”, supergruppo che include, tra gli altri, Zakk Wylde, Geezer Butler e Slash.

Nel 2013 esce finalmente “13”, primo disco dei Sabbath con Ozzy alla voce dai tempi di “Never Say Die”. Intanto, la sua vita privata continua a oscillare tra caos e leggenda: il matrimonio con Sharon, tre figli e l’esposizione mediatica grazie a MTV, che ne fa una delle famiglie più famose (e disfunzionali) del rock. Ma dietro la maschera, tornano le cadute, le cliniche, i fantasmi. Nel 2020 arriva la diagnosi del morbo di Parkinson, e con essa il lento ritiro dalle scene.

Nonostante tutto, Ozzy pubblica due lavori, “Ordinary Man” e “Patient Number 9”, che suonano come struggenti addii. Poi, tra pandemia e convalescenze, si fa largo il sogno di un ultimo ritorno. Il 5 luglio 2025, quel sogno prende forma: “Back to the Beginning”, concerto d’addio a Birmingham, chiude il cerchio di una carriera irripetibile. Ozzy, fragile ma ancora potente, canta seduto su un trono le ultime “Iron Man” e “Paranoid”. Sul palco, insieme a lui, i Sabbath e ospiti d’eccezione come Metallica, Tool e Gojira.

"Non mi sento davvero il padre del metal o del rock. Al massimo, un fratello maggiore", dirà più volte. Ma in quanto a carisma, follia e impatto sulla sua scena, nessuno è mai stato come lui.

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