Non era difficile prevedere la mossa dei berluscones: grazia per il loro capo e “riforma” della giustizia tesa a bloccare i processi in corso. Quale è l’unica risposta decente da dargli? “Non se ne parla nemmeno”. Né per la grazia né per la “riforma” della giustizia.
Iniziamo dalla “riforma”: che il nostro ordinamento giudiziario non funzioni è cosa su cui non vale la pena di aggiungere parola, che occorra anche bastonare la corporazione giudiziaria sono anche d’accordo, ma non è cosa che si possa fare in compagnia di una ciurma al seguito di un delinquente. Prima il Pdl deve sparire e poi si può aprire questo discorso.
La grazia è una proposta indecente che non deve neppure essere fatta, perché non esiste che si possa dare la grazia nell’immediatezza del processo, perché, dopo quello che lui ha detto e fatto, suonerebbe come la sconfessione del principio stesso dello Stato di Diritto, perché l’opinione pubblica non lo sopporterebbe, perché sarebbe la fine dell’immagine internazionale dell’Italia. Per cui, neanche parlarne. Secondo Bondi si tratterebbe di un atto giustificato dall’eccezionalità della situazione che potrebbe sfociare in una guerra civile.
Personalmente non credo che ci siano tanti berluscones pronti a rischiare la vita per la libertà di quel malfattore del loro capobanda. Una volta Bondi reggeva meglio l’alcool.
E se, invece, ci sbagliassimo? Se davvero il rifiuto della grazia ci portasse alla guerra civile? Pazienza, faremmo la guerra civile. Sempre meglio che cedere ad una banda di delinquenti… Chissà che dopo un “caldo fumante bagno di sangue” questo non ridiventi un paese decente.
Al posto del Pdl e dei suoi inverosimili dirigenti, io eviterei di giocare con certe parole pericolose. Per ora prendiamola sul ridere, ma, se il focoso senatore dovesse tornare sul tema, consiglierei l’immediato arresto in flagranza di reato. Meglio prevenire…
Dunque, gli scenari che realisticamente si stanno per aprire sono due: o elezioni subito ad ottobre con il Porcellum o elezioni a marzo con una nuova legge elettorale. E dopo? Sino a due anni fa, la notizia della condanna definitiva di Berlusconi avrebbe dato luogo a questa sequenza logica: Berlusconi condannato ed interdetto deve uscire di scena, quindi il Pdl resta senza leader e non riesce a darsene un altro e si dissolve, pertanto il centro destra si riorganizza intorno ad altro punto di riferimento (Monti, Montezemolo, polo cattolico o altro) ma questo richiede tempo durante il quale la sinistra (Pd ed alleati) va al potere senza avversari e, magari, riesce a mettervi radici stabili. Ma da allora ad esso, sono successi troppi fatti che si combinano fra loro e che conviene esaminare uno per uno:
1. un anno e mezzo fa Berlusconi era al minimo della sua popolarità e con un partito in liquefazione insidiato dalla presenza di Monti e del suo centro; ma le elezioni di febbraio hanno segnato la ripresa di Berlusconi come unica alternativa credibile al centro sinistra ed hanno liquidato il centro montiano;
2. si è affermato un nuovo soggetto politico, il M5s, che, per quanto sembri attraversare un periodo di difficoltà, probabilmente resterà una forza politica a doppia cifra. Anche perché se si giocasse bene la possibilità di inserirsi nella crisi che si sta aprendo, potrebbe conoscere un nuovo balzo in avanti;
3. il Pd ha avuto un successo decisamente mediocre e – nonostante il successo delle amministrative seguite – appare in ebollizione e l’esperienza del governo Letta non sembra il viatico per nuovi successi;
4. la crisi si sta incattivendo e tutto fa pensare che avremo un autunno rovente.
Ora la condanna di Berlusconi apre la strada a due possibilità: o che, grazie al Porcellum, possa vincere la sua estrema scommessa o che, al contrario, perda e il Pdl, di conseguenza, si polverizzi. La prima ipotesi non è del tutto impossibile ma mi pare poco probabile. Di conseguenza, la seconda è decisamente più probabile, anche se occorre vedere una serie di variabili come le eventuali coalizioni e la distribuzione dei consensi fra esse. Ad esempio: il Pd va da solo e prende il 27,5%, Sel con Rifondazione, fuorusciti Pd e spiccioli vari prende il 7%. Il M5s prende il 25%, una qualche aggregazione di centro prende l’8%, le liste minori si dividono un 4,5% ed il Pdl con alleati prende il 28% che, grazie al Porcellum gli dà la maggioranza assoluta alla Camera. In questo caso, gli antiberlusconiani (Pd, Sel, M5s) avrebbero il 60% ma perderebbero contro il Pdl (o come diavolo si chiamerà) che prende solo il 28%.
Lo scenario opposto, quello che vede il Pdl battuto e, subito dopo, frantumato per l’effetto sconfitta, però potrebbe anche avere un’altra conseguenza: la dissoluzione del Pd. In fondo, con Berlusconi fuori gioco, il Pd non ha nessuna ragione di esistere, dato che non ha né linea e cultura politica omogenea né gruppo dirigente. L’unica cosa che lo tiene insieme è la linea del Piave anti Berlusconi.
Di Scelta civica si è detto ed è difficile immaginare che di qui ad ottobre (ma, tutto sommato, anche di qui a marzo) possa sorgere qualcosa di più vitale al centro. Di fatto siamo alla liquefazione del sistema politico ed alla sua riorganizzazione su altri assi. Ma i personaggi in ballo sono tutti logoratissimi e non si vede nulla all’orizzonte. Però attenti perché potrebbero venir fuori sorprese mica tanto gradevoli.
Fonte
Sorprese poco gradevoli come i colonnelli a Palazzo Chigi?
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