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25/08/2013

Poveri da stare male

di Rosa Ana De Santis

Il dossier sulla spesa sanitaria e la diffusa difficoltà ad accedere a cure e medicinali è stato presentato al Meeting di Rimini dalla Fondazione Banco Farmaceutico e dalla Caritas Italiana. La povertà sanitaria, che non risparmia neppure regioni virtuose come l’Emilia Romagna, è aumentata del 97%. E’ questo il volto più violento e ingiusto della crisi economica e delle lacune del sistema di welfare.
Per moltissimi cittadini (pensionati, famiglie monoreddito, stranieri) è diventato impossibile acquistare medicinali, anche con prescrizione medica; e questo nel caso di malattie lunghe e croniche rappresenta una menomazione pesantissima del diritto di cura come stabilito e normato dalla nostra Costituzione. Il lavoro di questa ricerca va avanti dal 2006 e tiene conto anche dei numeri della raccolta annuale legati alla Giornata Nazionale del Farmaco.

Sono i centri d’ascolto delle Caritas o delle comunità come Sant’Egidio a intercettare il disagio proveniente dalle categorie sociali impoveritesi negli ultimi anni. L’aumento di richiesta di medicine negli ultimi tre è stato del 57%. A questo proposito, tanto per cominciare, sarebbe urgente approvare la proposta di legge ferma al Senato che prevede la donazione di farmaci da parte delle aziende produttrici. A rinnovare l’invito è il presidente del Banco Farmaceutico onlus, Paolo Gradnik.

E’ in Centro Italia, seguito dal Nord comunque in testa per i numeri del bisogno assistenziale, che il trend di richiesta assistenziale di farmaci è cresciuto in modo esponenziale. Un aumento che sta a significare che laddove la richiesta anni fa era al minimo, ragioni economiche e impoverimento delle famiglie hanno letteralmente stravolto lo scenario.

Sono confortanti i dati che documentano la solidarietà e i numeri delle donazioni, ma non c’è dubbio che l’emergenza richiede organizzazione preventiva e programmata. Nel suo blog don Vinicio Albanese, presidente della Comunità di Capodarco, commenta questo dossier come una ferita grande e insidiosa del nostro sistema sanitario e del diritto alla cura.
Quando oltre alle spese di vita, dalla casa al vestiario, le persone iniziano a rinunciare a curarsi è evidente, prosegue nelle sue riflessioni, che si sta scendendo verso la povertà assoluta.

Vuoti legati alla fiscalità, business delle case farmaceutiche e indolenza politica rappresentano nodi da sciogliere. La solidarietà non risolve l’ingiustizia che ormai penalizza gli italiani colpiti dalla crisi e le famiglie cosiddette “normali”.

Anche per questo sentire un Brunetta che fa il tifo affinché l’IMU, per citare uno dei più attuali titoli dell’estate politica italiana, sia abolita per tutti, anche per i ricchi e i ricchissimi, mette in luce un dato drammatico, che poco ha a che vedere con l’identità di una politica e di un partito. La miopia e l’impreparazione di chi non coglie nei numeri dei nuovi poveri l’affacciarsi di una pagina diversa della storia italiana.

Di una rivoluzione che bolle sotto la cenere e che continua a non essere letta e vista, ad eccezione, questo va riconosciuto, solo di Grillo e dei suoi. La pace sociale non si regge sulle larghe intese di questo governicchio o sulla sorte giudiziaria di un leader in naftalina, ma sulle case, sul pane, sul lavoro e sulla dignità di un Paese che vede la Grecia a poche miglia di mare.

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