di Carlo Musilli
Dai domiciliari del padrone al domicilio dei sudditi il passo è
breve. In Italia può succedere che un condannato in via definitiva per
frode fiscale (non evasione, frode) cerchi d'imporre al governo una
nuova politica fiscale. E così facendo sposti i riflettori dai propri
guai giudiziari a quell'unico argomento che da vent'anni gli consente di
accalappiare milioni di voti: "Meno tasse per tutti".
Venerdì
Silvio Berlusconi si è scagliato lancia in testa contro l'Imu. In una
nota dai toni epici ha parlato di "battaglia per la libertà" (di chi e
da cosa, non è dato sapere), ripetendo ancora una volta che non esiste
margine di trattativa: l'imposta sulla prima casa va abolita per tutti.
Punto e basta.
Il Cavaliere fa la voce grossa, ma al momento
non è nella posizione di spaventare qualcuno, né d'imporre alcunché. Il
dato politico più significativo di quella nota è quello che Berlusconi
non ha scritto. A ben vedere, manca qualsiasi riferimento alla
possibilità di aprire una crisi governo.
L'ex premier ha in mano
una pistola scarica e lo sa benissimo. Se rompesse le larghe intese,
correrebbe il rischio di ritrovarsi Romano Prodi al Quirinale. Di sicuro
Giorgio Napolitano non convocherebbe nuove elezioni ora, con il
Porcellum ancora in vita. Piuttosto che sciogliere le Camere prima della
riforma elettorale, il Capo dello Stato si dimetterebbe, come ha
lasciato intendere più volte negli ultimi mesi. E a quel punto il
professore bolognese tornerebbe in cima alla lista dei papabili per il
Colle.
Ecco spiegato per quale motivo Enrico Letta continua a
ripetere sornione sempre la stessa frase: "Il governo è più saldo di
quanto non sostengano i nostri detrattori". A proteggerlo c'è la
minaccia di Napolitano.
E tutto questo con buona pace dei falchi
Pdl, che - meno lungimiranti del loro padrone - continuano a premere
per far saltare l'Esecutivo. L'ultima occasione, a onor del vero,
sembrava davvero ghiotta. A offrirla su un piatto d'argento ci aveva
pensato il Tesoro, autore di un ponderoso documento in cui si analizzano
nove possibili strade per modificare la tassazione sulla casa.
L'ipotesi di abolire completamente il prelievo sull'abitazione
principale è considerata la peggiore: sarebbe iniqua a livello sociale
(perché converrebbe di più ai ricchi) e metterebbe a rischio i conti
(servirebbero subito quattro miliardi).
Quale migliore assist
per i pidiellini insofferenti alle larghe intese? Avrebbero potuto
uccidere il governo con un alibi perfetto, facendo perfino ricadere la
colpa sul Pd. Ma la voce del padrone ha segnato il limite da non
valicare: sparare contro l'Imu va bene, far saltare Letta no. E alla
fine tutto si è smorzato nella calma olimpica del Premier, che in
perfetto stile democristiano continua a rinviare tutti i dossier più
delicati a giorni che immagina migliori.
Ma allora che senso ha
davvero questo circo estivo sull'Imu? Dopo il piantarello in via del
Plebiscito di fronte a una folla di figuranti spesati e muniti di
cartelli preconfezionati, la polemica sull'imposta municipale unica è
l'ultima arma rimasta a Berlusconi.
Il solo modo per farsi sentire, per esercitare una qualche pressione
in vista di un salvacondotto che gli consenta di schivare i domiciliari o
i servizi sociali. Intanto, il mese prossimo a Palazzo Madama si voterà
per la sua decadenza da senatore. E già ricominciano a sventolare le
bandiere di Forza Italia, già il volto di Marina è diventato a tutti più
familiare.
D'altra parte, se forse si rivelerà inutile sul
piano politico, la bagarre intorno all'Imu garantirà al Cavaliere e ai
suoi un ritorno elettorale più che certo. Il tutto, naturalmente, è
fondato su una serie di bugie a cui gli italiani saranno disposti a
credere, ingolositi dalla prospettiva (illusoria) di pagare meno tasse.
La
prima bugia è che l'abolizione completa dell'imposta sulla prima casa
sia alla base dell'accordo di governo con il Pd. Epifani se n'è accorto:
"Berlusconi sbaglia - ha detto il segretario democratico all'Unità
-. Nel discorso programmatico che ha ricevuto la fiducia del
Parlamento, Letta ha detto: "Superare l'attuale sistema di tassazione
della prima casa e dare tempo a governo e Parlamento di elaborare una
riforma che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto a quelle meno
abbienti'". Quindi non a tutti.
La seconda bugia, ormai divenuta
strutturale, è che il Pdl sia da sempre il nemico più agguerrito della
tassazione sulla casa. Vale la pena di ricordare che l'Imu non ci è
stata imposta dall'esercito prussiano, né dalle truppe di Napoleone. E'
stata introdotta con il decreto Salva-Italia del dicembre 2011, ovvero
il primo provvedimento in assoluto del governo Monti, varato con i voti
decisivi del Pdl, che all’epoca era l’unico partito numericamente
indispensabile alla maggioranza. Quando si è votato per istituire
dell'Imu, i rapporti fra il Cavaliere e Monti erano ancora idilliaci.
E
in quei giorni l'opinione di Berlusconi sull'imposta era ben diversa:
“Monti ha fatto intendere che porterà la tassazione degli immobili in
linea con la media europea, mentre ora è al di sotto - aveva detto in
un'intervista al Corriere della Sera del 20 novembre 2011 -. È
possibile che questo comporti l'introduzione di un'imposta simile
all'Ici, da noi già prevista con il federalismo, ma completamente
diversa rispetto alla precedente impostazione già nella nostra riforma.
Dunque una continuità di linea con il nostro governo, con un probabile
anticipo dei tempi rispetto al 2014 che noi avevamo previsto”. Forse
aveva previsto anche che l'Imu gli sarebbe servita per andare a pesca di
voti e di favori.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento