Certo, sono lontani i tempi in cui Médecins Sans Frontières (MSF) doveva giustificarsi agli occhi dell’allora forte movimento pacifista per le tendenze belliciste di uno dei suoi fondatori, Bernard Kouchner, nominato per queste ministro degli Esteri da Sarkozy. E così pure sono state archiviate tutta una serie di incontrollate “voci”
sul perché MSF avesse scelto – a differenza di altre – di operare quasi
“in clandestinità” in Siria. Acqua passata, che non lede il prestigio
di Médecins Sans Frontières, ritenuta – giustamente – una delle poche
che possa fregiarsi del titolo di autentica organizzazione umanitaria.
Ecco perché sono rimasto sbigottito davanti al comunicato di MSF che, ininterrottamente strombazzato dai media Mainstream (per non parlare della bolgia su Internet) sta supportando l’ipotesi un attacco missilistico alla Siria.
Ma prima di soffermarmi sul comunicato, sono costretto a ritornare sulla questione del Sarin che, a differenza di altri gas militari, uccide agendo sulla pelle: una microgocciolina
e via. Questo, tra l’altro, impedisce il soccorso a personale che non
sia incapsulato in tute NBCR di terzo livello. Guardate, invece, questo video: dovrebbe raffigurare l’affranto padre che abbraccia il suo bambino morto per Sarin. E poi guardatevi tutti gli altri video
circolanti in Rete. Fosse stato gas Sarin, che speranza di
sopravvivenza dovrebbero avere i “soccorritori”? Prevengo l’obiezione:
“E vabbè, questione di lana caprina. Invece del Sarin, sarà stato
qualche altro gas.” No. La sintomatologia denunciata nei comunicati
dell’”Opposizione anti-Assad” e delle “organizzazioni umanitarie” sono
ascrivibili esclusivamente a gas neurotossici (nervini), di cui il Sarin
(insieme al Tabun, Soman, VX….) è il più conosciuto.
E torniamo al comunicato di Médecins Sans Frontières. Preceduto,
almeno in Italia, da uno, sostanzialmente analogo, emanato dalla leader
di una organizzazione certamente meno prestigiosa di MSF, che
descriveva dettagliatamente
la sintomatologia dei gas nervini riferitagli telefonicamente da suoi
medici (ovviamente, anonimi e operanti in non meglio precisati
“ospedali” in Siria).
Anche il comunicato di Médecins Sans Frontières si sofferma su questa
sintomatologia, aggiungendo alcuni punti francamente incredibili.
Innanzitutto: “Tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati
da Medici Senza Frontiere (MSF) hanno riferito di aver ricevuto circa
3.600 pazienti con sintomi neurotossici in meno di tre ore.” Quali
ospedali? Dopo un vorticoso giro di telefonate ad amici siriani, ho
telefonato (e poi ritelefonato il giorno dopo) all’addetta stampa di MSF
Italia per saperlo. Ma la sua risposta è stata sempre la stessa:
“Médecins Sans Frontières non può divulgare i nomi degli ospedali per
motivi di sicurezza.” Tre ospedali che si trovano a Damasco?! Potrei
capirlo per qualche ambulatorio di MSF sperduto in un territorio ancora
presidiato dai “ribelli”. Ma a Damasco? Oggi piena di Ispettori dell’ONU
(giunti proprio per indagare su analoghe accuse di “gas tossici” di
qualche mese fa) e di giornalisti al seguito. Quali sarebbero i “motivi
di sicurezza” che legittimano l’omissione del nome dei tre ospedali che
avrebbero accolto “3.600 pazienti con sintomi neurotossici in meno di
tre ore”?
E poi “Oltre alle 1.600 fiale di atropina fornite negli scorsi mesi,
MSF ha inviato ulteriori 7.000 dosi alle strutture della zona.” 1.600
fiale per 3.600 pazienti lasciano fuori 2000 contaminati da Sarin.
Sottraiamo i 355 deceduti e fanno 1645. Ancora vivi? Crediamo di si, per
un miracolo reso possibile dall’invio di “ulteriori 7.000 dosi”? A
Damasco? Senza voli aerei? Complimenti, Médecins Sans Frontières!
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