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30/08/2013

OLT: troppo poco, troppo tardi

Questo articolo che copiamo di seguito non lo ha scritto un membro del Comitato No Offshore e nemmeno uno che ha la cosiddetta sindrome NIMBY di cui accusano i comitati. E' un esperto, un professore della Bocconi, che fa il tifo per i rigassificatori ma concorda ampiamente con alcuni punti ribaditi più volte dal comitato:

1. Con il gas che arriva in eccesso in Italia, il rigassificatore è diventato un peso, caricato sulle nostre bollette, perché ha poco mercato.

2. E' un prototipo, cioè ha delle peculiarità tecniche che lo rendono unico con tutti i rischi e le fragilità del caso. I nostri amministratori e OLT invece ci hanno sempre propagandato che di questi rigassificatori è pieno il mondo

3. Il posizionamento in mare crea difficoltà, e quindi conseguenti problemi di sicurezza, specialmente in inverno (quando c'è più bisogno di gas) per motivi metereologici

E conclude l'articolo così:

Visti i presupposti, e come già espresso da ben più autorevoli commentatori, è difficile pensare che il terminal possa portare un beneficio rilevante al sistema gas, sia in termini di concorrenza sia in termini di sicurezza.

10 anni di bugie hanno le gambe sempre più corte

red. 29 agosto 2013

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OLT: troppo poco, troppo tardi
di Federico Pontoni (Università Bocconi e Université Paris X)

Il rigassificatore di Livorno è l’ultimo arrivato nella famiglia dei punti d’ingresso nella rete nazionale di gas. Come tutte le opere (piccole, medie e grandi) ha avuto e continua ad avere una storia travagliata: ottenuta la VIA (Valutazione di impatto Ambientale) definitiva nel 2004, ha vissuto una serie di ritardi e rinvii che lo renderanno operativo dal prossimo inverno. Di più: concepito come terminale merchant in un’epoca in cui si prevedevano consumi di gas al 2015 superiori ai 110 miliardi di metri cubi, entrerà in funzione in un periodo di domanda stagnante (per usare un eufemismo), ben lontana dal picco di 85 miliardi del 2008, e di eccesso di capacità di importazione. Per questo motivo è passato da emblema del mercato a infrastruttura sostenuta dalla (nostra) bolletta.

Quando il terminale era in fase autorizzativa, infatti, la società proponente aveva rinunciato all’esenzione dal diritto di accesso di terzi (la possibilità, dunque, di utilizzo esclusivo del terminale), confidando di vivere su carichi spot, in un mercato liquido (soprattutto finanziariamente) e, perché no, interconnesso con il Nord Europa. Ahi noi, per mille motivi che non possiamo in questa sede richiamare, nessuna di queste situazioni si è verificata.
Pertanto, i proponenti sono tornati, fra corsi e ricorsi, sui loro passi, passando al regime regolato, con relativo, seppure depotenziato, fattore di garanzia (cioè costo dell’infrastruttura spalmato sulle bollette gas, indipendentemente dal suo utilizzo).
Costo dell’infrastruttura che, peraltro, è salito nel tempo e che ha raggiunto la considerevole cifra di 900 milioni di euro, pari a 3 volte il costo di uno dei più recenti terminal di rigassificazione, Dragon LNG, che ha una capacità quasi doppia rispetto a OLT.

Certo, il terminal toscano ha una serie di peculiarità tecniche che lo rendono un prototipo: è, infatti, il primo caso di conversione di una metaniera in terminal di rigassificazione. La sua configurazione dovrebbe dunque rendere più veloci e immediate le procedure di trasferimento del GNL dalla nave al sistema di rigassificazione; allo stesso tempo, però, non gli consente di ricevere navi con capacità di carico superiore ai 155 mila metri cubi, dimensioni standard nel Mediterraneo, ma che non permetteranno agli operatori di poter sfruttare i carichi delle grandi metaniere intercontinentali.
Inoltre, come si è già potuto sperimentare con Rovigo, i terminal offshore sono più esposti ad eventi meteo-marittimi, col rischio di non poter rigassificare gas in momenti particolarmente critici, che solitamente capitano d’inverno, proprio quando c’è più bisogno di gas.

Visti i presupposti, e come già espresso da ben più autorevoli commentatori, è difficile pensare che il terminal possa portare un beneficio rilevante al sistema gas, sia in termini di concorrenza sia in termini di sicurezza.
Chiaramente l’utilità di un’infrastruttura non può essere giudicata nel breve periodo, soprattutto se il periodo coincide con la più grave crisi economica del dopoguerra. Se davvero si riuscirà, non tanto a creare l’hub del Sud Europa, sogno di una SEN di mezza estate, quanto piuttosto a migliorare le interconnessioni con il Nord Europa, ecco che si apriranno orizzonti più ampi per quelle infrastrutture gas che, da ridondanti nel sistema Italia, potrebbero essere invece vincenti nel mercato unico europeo.

http://www.agienergia.it/Notizia.aspx?idd=1036&id=44&ante=0

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