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19/08/2013

D’Agostino: “B. deve capire che è finita. Ma a farlo fuori è stato lo spread”

Stiamo vivendo il Ferragosto del trapasso di Berlusconi. Gli storici lo ricorderanno così”. Roberto D’Agostino è a Sabaudia, “nella casa più bella del mondo, neanche 50 passi e dalla mia camera da letto arrivo al mare”. Si diverte a immaginare il futuro politico, “anche se non c’è nulla da ridere. Però Berlusconi ci mancherà, soprattutto a noi cinici”.

Perché?
Ogni estate la fabbrica del berlusconismo regalava abissi: bunga bunga, Apicella, Topolanek, bandana, Noemi, il vulcano che eruttava per gli ospiti. La fabbrica di cioccolato. Uno spettacolo unico, abietto, ignobile, unico al mondo.

E politicamente?
 Tragedia assoluta. Che ora è finita. Ora tutti i nodi, anzi i nudi, vengono al pettine. È il finale di Berlusconi. Rimarrà, ma dietro le quinte: come leader non c’è già più. Ormai non sa più dove sbattere la testa asfaltata e catramata.

La nota di Napolitano non era così dura.
 Infatti non è stato lui a metterlo nel loculo, ma lo spread. Cos’è lo spread? Non è il termometro della salute economica di un paese, ma ciò che sancisce la differenza tra l’epoca della dittatura della lira e quella dell’euro. Oggi lo spread ci dice che Berlusconi è morto.

Spieghi.
 Berlusconi si dimette a novembre 2011 non per il bene del paese, ma per salvarsi il culo. Mediaset perde in un giorno 12 punti. Letta, Confalonieri, Doris e i figli gli fanno capire che, se non si dimette, di lì a poco dovrà chiedere la legge Bacchelli.

E lo spread?
Nel momento delle dimissioni era a 575. Oggi è a 230: una cifra da paese normale, addirittura virtuoso. Eppure in Italia c’è il record del debito pubblico, la disoccupazione è alle stelle, le banche come Carige e MPS falliscono. Siamo prossimi al disastro , ma di colpo lo spread è guarito. Perché? Perché l’Europa ha deciso che Berlusconi è definitivamente il passato.

Quindi Letta andrà avanti?
Piace all’Eurozona ed è lei che decide. Dunque il governino Letta-Napo tocca tenerselo. Vige l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto. E chi ha i soldi è la Germania, che guida il branco. Come dicono i coatti romani, non puoi avere la siringa piena e la moglie drogata.

La siringa piena ce l’hanno i falchi o le colombe?
 Nessuno di loro. Costruiscono castelli di sabbia che il mare porta via. I Verdini e le Santadechè non sono falchi, ma catafalchi. Appartengono anche loro all’età della lira. Sono già dentro i loculi, come Berlusconi. Il trapasso è per tutti.

Anche per Alfano e Schifani? Dall’esclusione di Berlusconi guadagnerebbero spazio.
Dopo il casino kazako, Alfano non vedrà più un ministero neanche in tivù. Sarà per sempre l’uomo senza quid. Lui come gli altri sono dipendenti, figure minori di un movimento liquido.

Che succederà a settembre?
Nulla. Qualcuno regalerà a Berlusconi un Alka-Seltzer per digerire l’impossibilità della agibilità politica. Non ci sono grazie che possano salvarlo: è finita un’epoca. Napolitano non manderà mai al voto l’Italia senza legge elettorale, e proprio per questo nessuno farà mai la legge elettorale.

E se Berlusconi fa saltare il banco?
 Napolitano fa un altro governino, stavolta di scopo, e si va avanti almeno fino al 2015. Nel frattempo il Pdl capisce che Berlusconi deve ritirarsi nel suo giardino dorato di Arcore e che, non avendo leader carismatici, deve affidarsi al mito della eredità del sangue.

Marina.
Sì. Così la dinastia Berlusconi va avanti. Come i Bush, come i Kennedy. Gli Anni Ottanta hanno sancito il culto del leader personalistico e la fine del comitato centrale di stampo comunista. Le dinastie sono mitiche a prescindere. I Kennedy mica erano geni. Erano depravati. JFK prima si scopava Marilyn, poi la fece uccidere dal mafioso che gli passava le donne.

Marina ha smentito un suo futuro politico.
Lo ha fatto come favore a Napolitano. Ha già pronto anche il “negro”, il ghostwriter che le scriverà i discorsi: Paolo Del Debbio. La vera rivelazione della tivù. Populista, furbo. Il padre aveva come consiglieri Letta e Confalonieri, Marina avrà Del Debbio.

E Renzi?
Il Pd, in quanto partito, fatica ad accettare la figura leaderistica. Renzi è il meno peggio, ma non è Berlinguer e potrebbe essere destabilizzato dalla dirigenza.

E Grillo?
Da buon italiano, è riuscito a portare in Parlamento dei rappresentanti mediocri e imbarazzanti, come Crimi o Lombardi. Davvero non c’era niente di meglio? Grillo e Casaleggio lo hanno fatto apposta, perché nessuno li offuscasse. Come Berlusconi. Anche i Di Battista e le Marta Grande sono già finiti.

Eppure lei passa per grillino.
 Per Grillo è tutto un problema di ego. Il male dell’Italia non è l’economia, ma l’egonomia. Con me Grillo ha chiuso quando non ha appoggiato Prodi al Quirinale, insistendo con Rodotà. Se la sua linea politica è quella di Bartali, ‘L’è tutto da rifare’, ero capace anch’io”.

Fonte

Non condivido tutte le opinioni espresse da D'Agostino, a partire dal giudizio su Renzi, tuttavia la sua disamina sulla debacle berlusconiana è impeccabile.

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