Nel 1968 il salario minimo negli Stati Uniti era di 1,60 dollari l'ora. Tenendo conto dell'inflazione, oggi equivalgono a 10,74 dollari. Il sito Zerohedge ha messo in rapporto questi numeri con i dati della Social Security Administration: un lavoratore a tempo pieno a 10,74 dollari l'ora per 40 ore alla settimana per 50 settimane l'anno nel 1968 guadagnava l'equivalente odierno di 21480 dollari l'anno; tuttavia, secondo la Social Security Administration, oltre il 40 per cento dei lavoratori statunitensi oggi guadagnano meno di 20.000 dollari. In pratica il 40 per cento degli americani guadagna meno del salario minimo del 1968.
Questo dato fa letteralmente a pugni con altri indicatori della ricchezza americana, a cominciare dalla borsa di Wall Street che nelle ultime settimane ha raggiunto nuovi massimi, superando (per quanto riguarda l'indice Standard & Poor 500) per la prima volta i 1700 punti. A spingere al rialzo sono state anche i dati trimestrali, che indicano come gli utili aziendali continuino a crescere. Indubbiamente è l'effetto di una ripresa pompata dalla stampa di banconote da parte della Federal Reserve attraverso il quantitative easing, una misura che sta arricchendo le banche ma sta approfondendo la divaricazione fra gli statunitensi ricchi e quelli poveri. Nel 2013 oltre tre quarti dei posti di lavoro creati ha interessato posizioni part time, un processo che si è tradotto nella depressione dei salari, i quali si trovano invece ai minimi storici: se fino al 1975 il rapporto salari/PIL oscillava fra il 50 e il 55 per cento, oggi si trova al 45 per cento.
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