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12/09/2013

Putin offre nuovi S-300 all'Iran

Putin superstar. Dopo la proposta di consegna delle armi chimiche siriane alla comunità internazionale che ha incassato il sì di Damasco e bloccato temporaneamente l'attacco statunitense, ora il presidente russo riprende quello che il suo predecessore aveva interrotto nel 2010: la fornitura di missili terra-aria S-300 a Teheran e la costruzione di una seconda centrale nucleare nell'impianto di Bushehr. In barba ai prossimi, delicatissimi negoziati sul nucleare iraniano in programma il 27 settembre a Vienna.

A rivelarlo è stato ieri il quotidiano Kommersant, precisando che il presidente russo incontrerà il neopresidente iraniano Hassan Rowhani per la prima volta questa settimana, al summit dello Shangai Cooperation Council previsto per venerdì a Bishkek, in Kyrgyzstan. Secondo una fonte anonima vicina al Cremlino, citata dall'AFP, Putin avrebbe deciso di riprendere la fornitura militare a Teheran giovedì scorso. Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo, ha dichiarato al Kommersant che Putin e Rowhani dovrebbero discutere di cooperazione sia nella sfera nucleare che in quella militare.

Forte del ritrovato prestigio internazionale per il suo ruolo di "pacificatore" che ha posticipato una guerra regionale nel caso Damasco fosse stata attaccata dagli Stati Uniti ,il presidente russo osa lì dove il suo predecessore Medvedev si era fermato: la fornitura di un numero cospicuo di missili terra-aria S-300, ora nella versione modificata S-300VM Antey-2500, nel rispetto del contratto firmato nel 2007 tra Putin e l'ex presidente iraniano Ahmadinejad. Un contratto da 800 milioni di dollari, interrotto nel 2010 dalle forti pressioni di Stati Uniti e Israele in concomitanza con la prima ondata di sanzioni targate Unione Europea per il programma nucleare della Repubblica islamica. Un contratto che però verrà ripristinato solo in caso di ritiro del ricorso da 4 miliardi di dollari presentato nel 2010 dal governo iraniano alla Corte internazionale di Ginevra per l'interruzione improvvisa della fornitura.

Il tempismo è perfetto. "Se il 'Partito della guerra' dovesse prevalere negli Stati Uniti - ha sottolineato Alexei Pushkov, capo della commissione affari esteri alla camera bassa della Duma - allora credo sia perfettamente giustificabile che la Russia consideri misure più serie, inclusa la fornitura di armi difensive all'Iran". Un'ulteriore prova, secondo un gran numero di analisti, della trappola russa tesa a Barack Obama. Con la fornitura di armi agli alleati ci si prepara a una guerra che però Mosca dice di voler "evitare" con la soluzione diplomatica. E ora che la posizione Usa si è indebolita nell'intera regione, Putin può permettersi anche di guidare le sorti di Teheran sulla spinosa questione del programma nucleare.

La Russia, come da contratto, vorrebbe implementare l'impianto di Bushehr sulle rive del Golfo persico costruendo un secondo reattore. L'ampliamento della centrale nucleare, già un "gesto politico" di Mosca a Teheran degli anni '90 - entrata però in funzione solamente nel 2010 - sarebbe un ulteriore affare dal punto di vista politico, dato che, secondo una fonte anonima nell'industria bellica citata da Interfax, "non è molto appetibile dal punto di vista economico". L'incontro tra Rowhani e Putin precede di alcuni giorni l'incontro preliminare sul nucleare che dovrebbe svolgersi tra Iran e Usa a New York, in vista del negoziato vero e proprio con le potenze del 5+1.

Con la Russia che, oltre a sostenere il programma iraniano nonostante le pressioni della comunità internazionale, spinge per un allentamento delle sanzioni a Teheran anche in ragione della moderazione del nuovo presidente, il protagonista dei negoziati sembra già definito. La debolezza di Obama e lo stop alle operazioni in Siria imposte dall'alleato russo danno man forte alla Repubblica Islamica che, secondo un articolo di oggi apparso sul Jerusalem Post, "si sente avvantaggiata e fortificata". E Tel Aviv guarda a est con silenziosa preoccupazione.

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