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11/09/2013
“Ricchi e poveri”: perchè è importante guardare questa puntata di Presadiretta
La prima puntata della nuova stagione di Presa Diretta,
il programma guidato da Riccardo Iacona in onda su RaiTre, è stata
emozionante e toccante. Infatti, nonostante molto sia stato detto e
scritto sulla crisi sistemica che va avanti da cinque anni, le immagini
hanno un carico espressivo che nessun numero riuscirà mai a trasmettere.
Come redazione di Cortocircuito ci siamo impegnati molto negli ultimi mesi a mostrare come quella che stiamo vivendo sia una colossale concentrazione e sottrazione di ricchezza a favore della parte più benestante,
in Italia e non. L’aumento del numero dei super ricchi a fronte della
più acuta indigenza che colpisce fasce crescenti della popolazione
italiana (in questo caso, mostrata nel video) è il sintomo più evidente
di questo processo di polarizzazione.
Tuttavia la freddezza dei numeri non può minimamente
competere con la crudezza delle immagini: l’ostentazione della ricchezza
e dello spreco che corre dalla Costa Smeralda fino ai circoli esclusivi
della Capitale fanno male, almeno a tutte le persone dotate di cuore e
anima, quando sono comparate al pane fatto in casa, alle scatolette di
tonno come alimento quotidiano, ai figli non mandati a scuola per
impossibilità di fornirgli una banale merenda.
Per la volontà di non soggiacere più a queste
ingiustizie sociali che ispira, per il desiderio di agire e di
coagularsi che lascia, consigliamo a tutti la visione di questa puntata.
Vi sono però anche altre ragioni che ci spingono a questo endorsement.
In primo luogo, tutte le storie raccontate mostrano come, almeno fino
ad oggi, siano potute cadere nella completa indigenza solamente famiglie
che non godevano di un doppio paracadute sociale: a) la casa di proprietà e/o b) una
rete familiare in grado di fornire aiuto materiale ed umano. Questo ci
segnala anche la ragione per la quale lavoro iper-intermittente, stage
semi-gratuiti, ricompense bassissime non hanno fatto esplodere la
situazione italiana. Ancora e sempre l’anomalia italiana con il suo elevatissimo risparmio privato,
per quanto ovviamente estremamente concentrato in pochissime mani,
sembra essere un concetto importante per comprendere il presente.
Secondariamente, la puntata ci sembra che mostri in modo chiaro quali
sono gli effetti delle esternalizzazioni di fine anni settanta sulle
capacità di lotta dei lavoratori. Appaltando ad aziende esterne funzioni
della propria attività, la grande fabbrica fordista ha infatti visto
ridursi il numero interno dei propri lavoratori. L’hinterland torinese, costellato di aziende strettamente legate alle commesse provenienti dalla Fiat,
non ha quindi abbandonato la sua tradizione di ambiente mono-culturale
legato alla produzione di autovetture, ma ha semplicemente invertito il
rapporto tra dipendenti diretti ed indiretti della Fiat. Allo stato
attuale, mentre la non-cura Marchionne predispone
infiniti cicli di cassa integrazione per i pochi operai rimasti a
Mirafiori, vengono anche tagliate le commesse delle aziende esterne,
“costrette” quindi a licenziare lavoratori che con maggiore difficoltà
riescono a collegare le proprie lotte e a farsi portatori di domande non
settoriali.
Concludiamo con quello che non ci è piaciuto della puntata: la parte “propositiva”.
A nostro giudizio infatti, ritenere che la
patrimoniale e l’abbandono delle spese militari per gli ormai arci-noti
F-35 possano essere le soluzioni per la situazione attuale assomiglia
molto a quel malato diabetico che dopo aver mangiato numerose fette di
dolce rinunci a zuccherare il caffè per curare la propria malattia. Patrimoniale e abbattimento delle spese militari sono infatti palliativi e poco più.
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