La funzione dei partiti personali in un’epoca di crisi organica. Serve una alternativa a tutto campo. Apriamo il confronto
Nella volatilità dei dati elettorali che di anno in anno si modificano, è necessario trovare una “bussola” che sappia interpretare le tendenze reali e non quelle che ci vengono di volta in volta rappresentate. Nell’ultimo anno ne abbiamo viste di tutti i colori, dalla crisi “finale” del PD, al recupero di Berlusconi, dall’affermazione irresistibile del Movimento 5 stelle alla crisi irresistibile del Movimento 5 stelle. I fatti ci dicono che il PD è oggi al suo massimo storico e Berlusconi è sul viale del tramonto, mentre Grillo non sfonda. E’ chiaro che questa chiave di lettura “just in time” è fatta ad uso e consumo della manipolazione politica ed è un’arma di distrazione di massa che va demistificata.
1) I risultati elettorali nei paesi dell'Unione Europea. Il nucleo centrale “tiene”
Intanto va detto che una lettura realistica ci viene dalla dimensione europea che, seppure ha riflettuto negli esiti elettorali le diverse situazioni nazionali, manifesta alcuni elementi comuni. Il primo elemento comune è quello dell’astensionismo che va dal 42% italiano, non poco per le nostre abitudini elettorali, all’87% della Slovacchia. Va detto che i paesi dell’est hanno tutti percentuali di astensionismo enorme, la minore è la Lituania con il 63%, ma anche quelli occidentali arrivano fino al 66% del Portogallo. Questo è un primo dato significativo che accomuna tutti i popoli del continente.
L’altro elemento che accomuna diversi paesi è la dimensione delle forze di opposizione radicale, sia di quelle collocate a sinistra che a destra, che varia dal 20 al 30%. I paesi coinvolti sono il Portogallo, la Spagna, la Grecia, la Francia e l’Inghilterra. Certamente nei primi tre paesi l’affermazione delle forze di sinistra è evidente, in Grecia si arriva oltre il 32%, mentre le forze di destra, anche se non accomunabili tra loro, si affermano in due grandi paesi come Francia e Gran Bretagna a scapito delle attuali classi dirigenti. Questo elemento di opposizione radicale si ridimensiona invece nettamente nei paesi “centrali” che ruotano attorno alla Germania, ovvero dal Belgio all’Olanda, dall’Austria alla Danimarca.
Se si associano i dati relativi all’astensionismo - esteso soprattutto nei paesi dell’est - alle forze di opposizione in alcuni paesi storici per l’Unione Europea ed alla tenuta politica nei paesi “centrali”, la fotografia che emerge è una profonda diseguaglianza nella costruzione della UE che comincia, seppure in modo ambiguo, a produrre effetti politici. Questo “sintomo” è il riflesso della costruzione di un nuovo (sovra)Stato imperialista che nasce per sostenere la competizione globale e che si attrezza per far pagare alle classi subalterne i costi di questa competizione. E’ il sintomo di una crisi sistemica che produce anche una crisi di egemonia che comincia a filtrare sul piano politico, anche se in forme spesso difformi da quella che è stata storicamente la sinistra di classe e che mostra una crescente divaricazione tra rappresentati e rappresentanti.
2) Si ripete “l'anomalia italiana”
In questo contesto va collocato anche il risultato italiano che appare anomalo, in quanto il nostro paese, pur facente parte dei Pigs, sembra reagire politicamente in modo difforme dalla sua collocazione materiale. I dati ci dicono che l'Italia non è un Pigs come gli altri, anzi punta più a collocarsi come “ultimo ma tra i primi” (visione di Prodi e del blocco europeista) piuttosto che “primo ma tra gli ultimi” (visione berlusconiana). Il volume della ricchezza privata esistente, i redditi spurii, il peso dell'economia extralegale (che adesso verrà incorporata nel calcolo del Pil), hanno mantenuto in piedi un blocco sociale centrale e moderato che ha scommesso sul governo Renzi. Ciò non significa una assenza del processo di proletarizzazione e impoverimento sociale, ma la sua dimensione quantitativa è neutralizzata dalla disgregazione e debolezza dell'identità di classe. Se ci atteniamo ai dati elettorali stretti quello che emerge è che in Italia l’opposizione alle politiche europee va oltre il dato del 20%, se vogliamo considerare anche una parte della Lista Tsipras, e l’astensionismo è comunque significativo. L’esaltazione del 41% al PD di Renzi non può nascondere un dato che ha una sua rilevanza politica. Certo, se Grillo pensava di andare al governo e di stracciare il PD non può che vivere questo 20% come una sconfitta, ma dal punto di vista quantitativo questo dato appare comunque interessante per chi si pone il problema di costruire una opposizione nel paese.
Il rischio che si corre valutando questi dati in Italia, che viene incrementato dalla vulgata ufficiale, è che si da alla politica la stessa funzione che ha avuto nei decenni precedenti ovvero quella della rappresentanza del sociale. In realtà la situazione è completamente diversa e la “politica” legata alla rappresentanza dei blocchi sociali ormai non esiste più; forse l’ultimo esempio è stata l’esperienza di Berlusconi che però è sempre stata presentata come pericolo reazionario a prescindere dai caratteri strategicamente deboli del suo blocco sociale. Anche questo è un esempio di manipolazione riuscita per disorientare chi all’epoca votava comunista ed a sinistra.
3) La “politica” ai tempi della crisi. I partiti personali
La politica attuale non è più rappresentanza ma uno strumento di disorientamento per le classi subalterne che non devono capire le dinamiche economiche e sociali effettive ma devono correre appresso alle “farfalle” che possono chiamarsi di volta in volta Berlusconi, Grillo, Renzi e poi vedremo i prossimi personaggi. E’ il partito personale, con le assurdità che tutti possono vedere, e non quello socialmente radicato che può attuare la miglior politica possibile per le classi dominanti in un epoca di crisi organica. In questo momento il “Renzismo” rappresenta in modo eccellente questa necessità tanto da arrivare al 41% dei votanti nonostante l’inconsistenza dell’individuo. I motivi di questa condizione di “incoscienza” da parte dei settori sociali sono diversi e convergono tutti verso l’obiettivo della manipolazione politica poiché quella che era stata la redistribuzione della ricchezza prodotta in funzione dell’egemonia borghese, i governi DC sono durati quasi 50 anni, oggi non è più possibile.
Il primo motivo di questa situazione, quello strutturale, è il ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi che non è un dato eminentemente politico ma l’introiezione per la gran parte delle classi subalterne della sconfitta, dell’impotenza e dell’impossibilità di una alternativa allo stato attuale delle cose. A questa condizione corrisponde la crisi delle soggettività politiche antagoniste che non sono state in grado negli ultimi venti anni di opporsi in qualche modo a questa deriva.
Questa condizione di debolezza sommata alla crisi, che è tutta dello sviluppo capitalista, spinge verso derive autoritarie dove la politica così come l’abbiamo conosciuta gradualmente diviene del tutto superflua; dunque prendono potere i dati “oggettivi” dello sviluppo capitalista e dunque la tecnocrazia europea decide le vere politiche finanziarie, economiche e sociali oltre e contro i parlamenti nazionali. Gli apparati dello Stato vengono gestiti dai “funzionari” siano questi magistrati che arrestano i corrotti o chi lotta, vedi l’ideologia giustizialista che aleggia anche tra i grillini, o i poliziotti che devono svolgere la loro funzione repressiva a prescindere dalle forze politiche.
4) La comunicazione come arma di distrazione di massa
Naturalmente dietro tutto ciò non c’è un complotto ma il prevalere di una visione del mondo tutta borghese che diviene egemonia in assenza di una alternativa. E’ dentro questa condizione di crisi complessiva ma di assenza dello storico nemico di classe che i gruppi dirigenti del nostro paese devono obbligatoriamente orientare la cosiddetta “opinione pubblica” con operazioni politiche anche spregiudicate. Ad esempio la sconfitta di Bersani alle ultime elezioni politiche, prodotta dal fenomeno Grillo improvvisamente esploso a fine 2012 con le elezioni siciliane e riportato quotidianamente ed ossessivamente sulle prime pagine di tutti i giornali, è stata una operazione che intendeva fare fuori quel minimo di politica concertativa che quel gruppo dirigente del PD sosteneva e che era uno ostacolo oggettivo all’espletarsi di una politica tout court liberista che doveva essere però sostenuta dall’unico apparato che mantenesse una sua credibilità e consistenza nazionale, cioè appunto il PD, visto che le altre forze politiche andavano verso la disgregazione.
La funzione principe in questa manipolazione sistematica, ed a causa dell’assenza di organizzazione politica di classe, viene svolta dai mass media, che oggi dovrebbero invidiare il pluralismo della stampa sovietica dei tempi andati vista l’omogeneità scandalosa dell’informazione di regime attuale. In questo il gruppo editoriale de La Repubblica svolge indubbiamente una funzione di avanguardia. In altre parole si potrebbe dire, con Gramsci, che l’informazione oggi per i gruppi dominanti svolge quella funzione di “intellettuale organico” che una volta era appannaggio di singolo pensatori.
Sulla base di queste valutazioni e con queste coordinate, nelle prossime settimane la Rete dei Comunisti intende promuovere degli incontri pubblici di confronto nelle varie città.
5) Accettare la sfida con il governo Renzi
Lo spessore delle questioni che oggi l’avversario ci pone con la costruzione dell’Unione Europea sono una sfida per i comunisti e per tutto il movimento di classe, una sfida che non si può ignorare dove l’obiettivo principale non può che essere un processo ricompositivo non solo dei settori e delle organizzazioni politiche ma anche e soprattutto di quel blocco sociale oggi penalizzato. Questa è stata la strada che si era intravista nelle due giornate del 18 e 19 Ottobre, per un periodo dimenticata ma che oggi ripropone tutta la sua necessità. La proposta strategica di rottura e fuoriuscita dall'Unione Europea mantiene la sua validità, anche se richiede un approfondimento dell'inchiesta e analisi sulla composizione di classe e il peso dei fattori sovrastrutturali - ideologici e del sistema della comunicazione di massa - sulla società italiana. In questo scenario ricomposizione di classe e costruzione della identità antagonista rimangono i passaggi da costruire con pazienza e determinazione.
Questo percorso la Rete dei Comunisti non lo intende fare da sola, ma ad esempio con e dentro Ross@ intesa come percorso politico autonomo, a cominciare dal controsemestre popolare e di lotta con il quale intendiamo ingaggiare la sfida con il governo Renzi, con la manifestazione nazionale del prossimo 28 giugno - alla cui promozione abbiamo dato un contributo decisivo sin dall'inizio - e nei mesi di iniziative e confronto previste dal controsemestre popolare.
Roma, 31 maggio 2014
La segreteria nazionale della Rete dei Comunisti
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