L’esecutivo golpista aveva già annunciato molti giorni fa la fine della guerra contro le popolazioni ucraine dell’est e l’apertura di corridoi umanitari, ma l’esercito di Kiev ha continuato imperterrito pesanti bombardamenti contro le città assediate del Donbass, e il tragico conteggio dei morti è continuato a salire.
Lo stesso scenario sembra ripetersi in queste ore. Da una parte, ripreso acriticamente da tutti i grandi mezzi di informazione, il presidente Petro Poroshenko annuncia un proprio ‘piano di pace’ mentre dall’altra a Lugansk, Donetsk, Kramatorsk, Slaviansk e Mariupol si continua a morire.
L’oligarca vincitore delle elezioni presidenziali del 25 maggio ha presentato una propria road map in 14 punti, dopo aver informato il leader russo Vladimir Putin.
Il piano di Kiev prevede, tra l'altro, di riprendere il controllo delle frontiere e subito dopo dichiarare un cessate-il-fuoco al quale dovrebbe seguire l’immediato disarmo delle autodifese create dalle popolazioni insorte contro i golpisti. La road map comprende anche "la garanzia di un salvacondotto per i mercenari russi e ucraini" affinché possano ritirarsi e la "decentralizzazione dello stato e la protezione della lingua russa tutelata da emendamenti costituzionali". Ma Poroshenko non parla del disarmo delle milizie neonaziste agli ordini di Kiev, della smobilitazione dei mercenari stranieri inviati nel paese dalla multinazionale Usa Akademi, né tantomeno prevede la punizione dei militari e degli esponenti politici autori di omicidi, stragi e torture ai danni della popolazione civile del sud-est dell’Ucraina.
Intanto l'esercito ucraino ha informato il presidente del parlamento di Kiev Oleksandr Turchynov, di aver nuovamente chiuso il confine con la Russia che da parte sua ha ripreso ad ammassare truppe nell’area di frontiera. «Diversi unità di fanteria meccanizzata e di difesa antimissile, posizionate negli Urali e nella Siberia occidentale, sono state allertate senza preavviso e sono ora trasportate via strada e binari alla loro area di destinazione a molti chilometri di distanza», ha fatto sapere il colonnello Roshchupkin, comandante della zona militare centrale russa. «Lo scopo principale di questi eventi - ha aggiunto il colonnello - è verificare in modo completo l'addestramento delle truppe, analizzare il grado della loro prontezza a compiere operazioni nel più breve tempo possibile, la qualità delle loro capacità di combattimento e coordinamento tra le unità».
Insomma la situazione è tutt’altro che rilassata. Dopo aver parlato con Poroshenko, Angela Merkel e Francois Hollande, il presidente russo ha convocato ieri sera una riunione di emergenza dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza di Mosca tutto incentrato sulla situazione ucraina.
Intanto è lo stesso regime di Kiev ad ammettere la strage compiuta dai suoi uomini nei territori insorti, anche se le dichiarazioni altisonanti dei responsabili della giunta golpista vanno ovviamente depurate degli elementi propagandistici. Secondo il capo delle operazioni militari contro le regioni ribelli, solo ieri sarebbero stati circa 300 i volontari delle autodifese delle Repubbliche Popolari uccisi nei duri combattimenti di Yampol e Zakotnoye, nella regione di Donetsk. Il responsabile militare ucraino ha ammesso la morte di sette soldati di Kiev e il ferimento di altri trenta, informando che i combattimenti sono ancora in corso. Che i morti siano tutti miliziani è assai dubbio, visto che lo stesso Selezniov si è vantato del massiccio uso dell’artiglieria e dei bombardamenti aerei contro i nemici. Da parte loro le autodifese degli insorti hanno ammesso di essersi dovute ritirare dalle due località vicine a Slaviansk attaccate giovedì da una consistente colonna di mezzi blindati e dall’aviazione di Kiev. “Abbiamo molte vittime e feriti” si è limitato a informare un portavoce delle autodifese di Slaviansk senza specificare.
Intanto Mosca ha fatto sapere che oltre 400.000 cittadini ucraini sono riparati in Russia da marzo e secondo il Servizio federale di immigrazione vengono e verranno legalizzati ai sensi della legge. Finora oltre 1.000 cittadini ucraini sono stati legalizzati ai sensi della normativa sul riconoscimento dei cittadini di paesi stranieri come rifugiati e circa 6.000 persone sono state legalizzate in base alla legge sullo status temporaneo dei cittadini stranieri. A un numero considerevole di cittadini ucraini è stato concesso un permessi di soggiorno temporaneo in Russia, e alcuni di loro hanno ricevuto permessi di lavoro, fanno sapere da Mosca.
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