In questi giorni stiamo assistendo ad un vero bombardamento mediatico sul fatto che una donna italiana stia volando nello spazio. Una tale insistenza vorrebbe probabilmente convincere le donne italiane che questo sia rappresentativo di tutte loro.
La signora Samantha Cristoforetti non è la prima donna che va nello spazio. Wikipedia tiene a sottolineare che si tratta della prima donna italiana e della terza in Europa (citando anche i nomi delle altre due) ma non fa menzione di chi l’ha preceduta per la prima volta in assoluto. Altrettanto fanno molti altri siti consultati tra i quali Focus.it, ASI-Agenzia Spaziale Italiana, il sito di Rainews.it etc. Forse questa omissione dipende dal fatto che la prima donna in assoluto nello spazio fu una sovietica e per giunta ben 51 anni fa.
Si dà anche il caso, che la signora Cristoforetti abbia raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale a bordo di un veicolo Sojuz (che in russo significa Unione e stava per Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che impegnarono studi e risorse per la scienza spaziale, costruendo le prime Sojuz, senza le quali non si sarebbe potuto arrivare ai livelli odierni).
Valentina Vladimirovna Tereškova, questo era il nome della prima pilota cosmonauta donna del mondo, sovietica, partiva per il cosmo a bordo della Vostok 6 il 16 giugno 1963.
Valentina era una semplice operaia tessile con la passione per la tecnica e il volo. Studiando dopo il lavoro (perché in Unione Sovietica si usava così) un operaio non era condannato a restare tutta la vita alla catena di montaggio, ma con l’aiuto dello Stato che permetteva loro di studiare gratuitamente, un’operaia tessile poteva diventare cosmonauta.
Superò tutti gli esami e gli addestramenti necessari per arrivare ad una meta che allora era impensabile per le donne del resto del mondo.
In Italia, per esempio, erano solo 17 anni che le donne potevano esercitare il diritto di voto! (e sia detto per inciso, ad opera dei comunisti).
Nel 1966 diventò membro del Soviet Supremo e nel 1974 entrò a far parte del suo direttivo; dal 1976 in poi fu vice presidente della commissione per l’educazione, la scienza e la cultura dell’URSS.
La carriera di Valentina era davvero espressione delle posizioni avanzate che le donne sovietiche avevano conquistato dalla Rivoluzione d’Ottobre in poi come: la parità con gli uomini nell’istruzione e nel lavoro e la possibilità di ricoprire ruoli decisivi in ogni campo della società sovietica. Le donne dell’URSS potevano decidere di abortire e farlo assistite negli ospedali fin dal 1920. L’astensione per maternità era di 1 anno, l’assenza dal lavoro per malattia dei figli era permessa fino al compimento del 12 anno del minore. Avevano la garanzia assoluta di usufruire di asili nido fin dal temine dell’astensione per maternità e, come tutti i lavoratori, potevano, durante le ferie, usufruire di case-vacanza gratuite.
Qui ed ora, ben 51 anni dopo il volo della Tereškova, le donne sono vittime di femminicidio in percentuali impressionanti, perdono il lavoro a causa dei licenziamenti, muoiono negli ospedali per malasanità, hanno enormi difficoltà ad affermarsi nelle professioni, i loro figli non trovano posto negli asili-nido, spesso nascondono la maternità per evitare il licenziamento e devono ancora affannarsi a difendere una legge sull’aborto assistito nelle strutture pubbliche.
Possiamo quindi sostenere che, mentre in Unione Sovietica il fatto che una donna diventasse cosmonauta era il punto culminante di una serie di conquiste raggiunte in tutta la società, il fatto che la signora Cristoforetti vada nello spazio, ai giorni nostri, è solo una conquista individuale, che non cambia in nulla la condizione di tutte le altre.
Quando il primo cosmonauta dell’umanità Juri Gagarin si trovò nello spazio, secondo quanto raccontato da lui stesso nell’autobiografia, con gratitudine rivolse il suo pensiero ai lavoratori: “...Cercai anche di immaginare gli uomini e le donne che avevano preso parte alla costruzione del Vostok e, allora, davanti ai miei occhi vidi sfilare colonne di lavoratori. Avrei voluto vederli all’opera nei laboratori, nelle officine, ringraziarli, stringere loro la mano”.
Non ho mai sentito pronunciare simili parole, da nessuno, nel mondo capitalista che ricopra ruoli di grande rilevanza come un cosmonauta, un alto dirigente o altro.
...La classe non è acqua minerale...
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