Seggi aperti in tutta la Tunisia per l'elezione del nuovo presidente. Domenica 23 novembre, per la prima volta gli elettori potranno votare a suffragio universale diretto il capo dello stato, e sostengono i più, in modo finalmente trasparente e democratico, dopo l'eclissi del dittatore Ben Ali.
Nelle scorse settimane sono state le elezioni legislative ad impegnare il paese, arrivato al periodo conclusivo della transizione democratica. L'esito del turno per la composizione del nuovo parlamento ha assegnato, con 85 seggi, la maggioranza al partito Nidaa Tounes del leader ottantottenne Beji Caid Essebsi. Attivista durante le lotte per l’indipendenza dalla Francia e storico consigliere del presidente Bourguiba, ha ricoperto ruoli di primo piano nella Tunisia indipendente, restando in ombra nel periodo di Ben Ali. Volto gradito all'Europa, Essebsi ha saputo rappresentare la componente laica del paese, in opposizione all'insidia islamista rappresentata da Ennhada, seconda con 69 seggi, nonostante la superiorità organizzativa e il gran seguito di militanti.
Oggi Beji Caid Essebsi è il favorito per il ruolo di presidenza della repubblica tunisina, e non saranno pochi gli elettori che vedranno nella sua figura, la persona capace di ripristinare uno stato di diritto forte, allontanare lo spettro del fondamentalismo e riprendere la via del progresso e della stabilità sociale. Una prospettiva che ha fatto accettare il ritorno nelle fila del partito di tanti ex sostenitori e pezzi di apparato dell'RCD, il partito-padrone della Tunisia durante i 23 anni di regime. Ennahda a sorpresa non ha presentato nessun candidato, lasciando libertà agli elettori, che potrebbero orientarsi verso il presidente uscente Moncef Marzouki.
L'elezione prevede un doppio turno in caso di mancato raggiungimento del 50% dei voti. Per questo motivi lo scenario potrebbe rivelare alcune possibilità inedite. In questo quadro a sperare di finire al ballottaggio sarebbero il ricco uomo d’affari Slim Rihahi dell’Upl (Unione patriottica libera) o l’unica candidata donna, indipendente, Khaltoum Kannou, o ancora l’imprenditore Mohamed Frika, candidato di Ennhadha alle politiche ma non appoggiato dal partito in queste elezioni. Buone chances anche per Mustapha Ben Jafaar, già presidente del Parlamento e tra i leader del partito Ettakatol, che ha però deluso alle politiche di fine ottobre.
Ma a tenere il fiato sospeso è soprattutto l'exploit di consensi raccolti in campagna elettorale dal leader del Fronte Popolare, Hamma Hammami, che secondo alcuni sondaggi potrebbe essere il vero outsider di Beji Caid Essebsi. Storica voce della sinistra tunisina e coerente oppositore del regime di Ben Ali, durante il quale ha scontato anni di prigionia, Hammami è considerato oggi uno dei più affidabili garanti delle libertà individuali e collettive. Durante le fasi più concitate della campagna elettorale non ha mancato di sottolineare i disagi che affliggono l'entroterra del paese, scintilla della rivoluzione del 2011 e ancora oggi teatro di disoccupazione e forti squilibri sociali. “C'est la leçon principale de la révolution: la justice sociale n'est pas seulement une nécessité dans notre pays; elle constitue un moyen important pour réussir la transition démocratique”. Bon courage, Hamma.
Per Senza Soste, Orlando Santesidra
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