La notizia è di qualche settimana fa ma vale la pena di tornarci. Intanto perché coinvolge per l’ennesima volta due esponenti delle forze dell’ordine; poi perché la vicenda ha portato ad una condanna e quando si parla di uomini in divisa non è certo la norma; e ancora, perché uno dei due condannati era un esponente del Coisp, sindacato di polizia spesso alla ribalta per il braccio di ferro ingaggiato anche a suon di pesanti provocazioni, oltre che di querele, contro alcune delle vittime di malapolizia, con gli avvocati che difendono parenti e sopravvissuti di omicidi e pestaggi e con i giornalisti che osano scriverne.
All’inizio di questo mese il Tribunale di Mantova ha condannato a 2 anni e due mesi di reclusione, più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di cinquemila euro, due agenti della questura di Vicenza accusati del pestaggio di un camionista avvenuto sull'autostrada del Brennero nel novembre di due anni fa. I poliziotti Adriano Davi e Luca Prioli (ex segretario regionale del Coisp, ex Ugl) sono stati ritenuti colpevoli di violenza privata e lesioni personali aggravate. Vittima del pestaggio, avvenuto vicino al casello di Mantova sud, il camionista veronese Riccardo Velponer.
Secondo il Tribunale, l'uomo è stato picchiato al volto dai due agenti di polizia, che stavano scortando un collaboratore di giustizia per accompagnarlo ad un processo in Calabria, per non aver ceduto il passo, in autostrada, alla loro auto dotata di lampeggiante. Quando l'auto di servizio è riuscita a sorpassare il furgone, l'ha costretto a fermarsi sulla corsia di sorpasso; i due poliziotti sono scesi e hanno malmenato l'autotrasportatore. Aveva raccontato Velponer durante il processo: «Dietro di me ho visto una Laguna grigia che si avvicinava lampeggiando e a grande velocità. Non potevo rientrare subito, dovevo finire il sorpasso dei due camion. Quando sono tornato nella corsia di marcia loro mi hanno affiancato e speronato sulla destra, costringendomi a bloccare il furgone in un'area di sosta. Sono sceso e ho chiesto cosa volessero. Uno di loro, è sceso e mi ha insultato. Poi è tornato verso l'auto. Io ho annotato il numero di targa su un pacchetto di sigarette. Mi sono avvicinato alla vettura e ho chiesto i loro documenti. Mi ha di nuovo offeso e poi m'ha colpito allo zigomo con un pugno. Sono caduto a terra e sono stato preso a calci. Poi è arrivato il secondo poliziotto. Anche da lui ho ricevuto dei pugni in testa. Qualcuno mi ha anche sferrato un calcio nei testicoli».
La sentenza è stata emessa dal giudice Giuditta Silvestrini dopo una Camera di consiglio durata due ore.
Il magistrato ha così accolto in pieno la richiesta del procuratore capo Antonino Condorelli che ha anche chiesto la trasmissione degli atti al Pm per il pentito Saverio Cappello, che i poliziotti condannati stavano trasferendo in Calabria, sospettato di aver testimoniato il falso su quanto accadde quel giorno.
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