È già capitato, su questa testata, di parlare di Dieter Grimm. Costituzionalista tedesco, già componente della corte costituzionale di Karlsruhe, e osservatore prilegiato di almeno mezzo secolo di mutazioni storiche in Europa. Ce ne siamo occupati accennando al suo secondo testo sul futuro della costituzione (Die Zukunft der Verfassung II - Auswirkungen von Europäisierung und Globalisierung, Suhrkamp 2012). Testo che si rivela utile a far capire come, guardando al nostro paese, governance continentale e declino del lavoro riducano la costituzione nazionale a poco più di un simulacro. Svuotandola della base materiale e simbolica, il lavoro che tende a declinare nelle società occidentali (nella maniera peggiore ovvero il precariato estremo), ma anche nella consistenza giuridica e di potere grazie alla governance europea multilivello. Governance oltretutto ben più simile all’impianto del liberalismo sociale di mercato, che ha costruito la costituzione prima di Bonn poi di Berlino, che all’economia mista prefigurata dalla costituzione italiana del ’48. Economia, con annessa costituzione, liquidata materialmente sia con il lungo smantellamento dell’intervento pubblico sia con l’introduzione dell’obbligo di pareggio di bilancio (obbligo estraneo persino allo statuto albertino dell’Italia della destra liberale).
Ma se la perdita di sovranità giuridica ed economica in atto in Italia è chiara da un quarto di secolo, per quanto sono mutevoli le forme che la sgretolano, forse è meno chiaro come l’economia e il diritto siano solo due tra le forze storiche che agiscono in questa direzione. Poco e male si è detto infatti, sul tema dello sgretolamento della sovranità, da quando il quarto potere si è fatto compiutamente globale. Ancor meno si parla del rapporto tra evoluzione tecnologica e sovranità. Non che siano mancati, e con grande efficacia, le analisi sui temi della regolazione tecnica e giuridica di Internet. Del rapporto tra regolazione internazionale e nazionale dell’infrastruttura della rete. Ma soprattutto attorno al problema della privacy, della difesa o della proprietà o dei beni digitali secondo l’impostazione preferita. Il punto è che è venuta meno la riflessione del rapporto tra evoluzione tecnologica ed erosione della sovranità e del potere costituzionale. Eppure Sheldon Wolin in Democracy Incorporated (Princeton University Press, 2010 pg. 98-99) aiuta molto a comprendere il rapporto tra potere, evoluzione tecnologica e costituzione. Wolin infatti afferma, dopo aver fatto capire quanto per gli Usa l’essere superpotenza globale sia utopia (anche in senso letterale), che le tecnologie del potere evolvono in forma indipendente dal concetto costituzionale di autorità. In poche parole, la sostanza del potere esercitato cambia, e di molto, se si dichiara di esercitare il diritto costituzionale di difesa di una nazione con un veliero armato di cannoni, con un missile intercontinentale o con la rete, altamente complessa, di ascolto della NSA, che aspira big data. In tutti i casi si avrà l’impressione di decisioni di grande coerenza istituzionale che attraversano i secoli. Mentre le reti di potere reale, la loro efficacia, e il peso che assumono nella società nazionale e gobale, e nelle gerarchie sociali, sono estramente diverse a seconda che la decisione politica, presa in termini costituzionalmente coerenti, si concretizzi nell’invio di un veliero o nell’evoluzione tecnologica di un prodotto della NSA. Ecco quindi che si comprende che la politica delle tecnologie, che un paese adotta o meno, influisce sul potere reale ma anche sulla sostanza stessa del potere costituzionale. Potere che, tanto più se perde contatto con i propri pilastri, come per il lavoro in Italia, è destinato a trasformare la costituzione in simulacro. Specie nel momento in cui le forme tecnologiche del potere si fanno sempre più autonome, e fenomenologicamente differenti, dal concetto costituzionale di autorità.
Si guardi poi a cosa può accadere ad un paese come l’Italia. Dove non solo potere costituzionale e sovranità sono erose dalla governance europea e dal declino del lavoro. Ma dove brillla anche l’assenza di autonome tecnologie del potere che vengono recepite in modo assolutamente passivo. Le mutazioni del potere reale di altre costituzioni, in dialettica con l’evoluzione tecnologica, vengono quindi subite da un paese che sostanzialmente non ha una propria autonoma politica delle tecnologie.
Un esempio? La scoperta del malware Regin, da parte della Symantec, che è stata sostanzialmente ignorata dal maistream italiano. Wired Italia, dopo la pubblicazione della notizia su sito originale, ha pubblicato una digest dei temi emersi con questa novità.
A leggerlo si tratta di una normale scoperta di un malware, capace di infiltrarsi nei nostri computer, solo un pò più potente. Questo anche perché, nel giornalismo web italiano, più di qualche notizia sulla violazione della privacy non c’è veramente interesse. Se andiamo a vedere la versione di Wired originale le cose cominciano a cambiare. Oltre a sottolineare con maggior forza che dietro Regin, malware altamente complesso, può solo esserci l’organizzazione di uno stato (Usa o Cina secondo Dan Costa di Pc Mag) Wired Usa aggiunge due questioni di gran peso. La prima è che si tratta del malware più sofisticato mai scoperto; la seconda che si tratta di un malware in grado di impadronirsi di sistemi di comunicazione, e di telefonia cellulare.
Entrambe le questioni vengono sottolineate e sviluppate sia da Die Welt (che evidenzia come un malware del genere non sia mai stato prodotto), sia da Le Monde (che evidenzia invece come solo uno stato possa aver costruito un malware di questo tipo).
Regin ha caratteristiche di questo tipo: aspira big data da privati, producendo valore economico vista la discrezionalità e il volume di questo tipo di informanzioni, ma è anche in grado di “impadronirsi” di reti telefoniche, e (novità) di telefonia cellulare. Nel senso che non solo, secondo le analisi a disposizione, è in grado di svuotarle di informazioni. Ma anche di spegnerle. In caso di conflitto economico o politico particolarmente aspro, s’intende.
Come si capisce non è quindi solo questione di privacy personale, seppur importante: Regin è una forma tecnologica del potere in grado di rendere inefficace il concetto costituzionale di autorità. Come, e in modo più spettacolare, avviene con la governance europea e il declino del lavoro. Perchè nel momento in cui si prendono decisioni politiche, costituzionalmente coerenti, per salvaguardare le infrastrutture comunicative di un paese, e la privacy dei cittadini, mancano le forme tecnologiche in grado di rendere effettiva l’efficacia della decisione presa. Per non parlare della tutela di ambiti e reti dove le decisioni si formano.
Dovrebbe far riflettere il fatto che la scoperta di Regin è stata fatta da Symantec (un privato, produttore del celeberrimo antivirus Norton) il quale ha impiegato anni per capire natura e struttura del malware. Che, al momento, presenta molte zone d’ombra e livelli di funzionamento praticamente sconosciuti.
Viene da sè che una società che non è in grado di garantire uno sviluppo tecnologico di massa, open e su larga scala, non esercita una sovranità reale. Ma solo la retorica, che non manca mai, della democrazia deliberativa.
Ora costruiamo brevemente uno scenario. Tipo war-game come si fanno al Pentagono. Poniamo che l’Italia indica un referendum sull’euro, qualcosa in grado quindi di incidere a livello politico continentale e di crisi globali della finanza. Cosa è in grado di fare Regin? Potenzialmente è in grado di fornire big data sul comportamento dell’elettorato e quindi materiale grezzo di analisi superiore ai semplici sondaggi. Dando magari pieno vantaggio competitivo, nella comprensione dei comportamenti elettorali (e quindi delle mosse da fare nella campagna), a una delle due parti in campo. Oppure ad un potere esterno a quello nazionale. In caso di grossa crisi politica generata dal referendum, sia a livello nazionale che continentale, è in grado di elaborare dati sensibili. Oppure di spengere le reti di comunicazione usate da uno o piu’ soggetti, pubblici o privati, se lo si ritenga opportuno.
Siamo sicuri che Bankitalia, preparando magari un weekend di conversione dall’euro alla lira prima della riapertura delle borse, potrebbe farlo senza segreti, senza disturbi e, soprattutto, alla fine potrebbe farlo?
È uno scenario, un war-game, certamente. Ma indica che va costituzionalizzato il problema: le forme del potere dovute all’evoluzione tecnologica minano l’autorità costituzionale, il potere sovrano, in modo strutturale. Come per la governance europea o il declino della società della piena occupazione.
Di fronte all’enormità, e alla complessità, di questi temi non può non suscitare sconcerto che la centralità della sfera pubblica sia occupata, in modo militare, nientepopòdimenoche da dibattiti ameni su chi si sente offeso rispetto all’uso del concetto di onestà. Come accaduto recentemente tra Landini e il Pd.
Fino ad oggi non è politicamente chiaro che questo non è il ventesimo secolo più i telefonini e internet che permettono, a tutti, di comunicare meglio. E’ un secolo molto più complicato. Un secolo che ti fa fare la fine del Re Borbone in uno dei tanti libri su Frà diavolo: un sovrano formalmente tale che non aveva spazio nemmeno per piantare una bandiera sul proprio regno. Tutto mentre sei pure convinto di essere comodo, a casa tua, a immergerti in qualche piattaforma partecipativa tra una gradevole assemblea deliberativa di base e l’altra. Dopo aver votato il “tuo” candidato ad uno dei tanti beauty contest della politica nazionale o magari anche continentale, s’intende.
Per Senza Soste, Nique La Police
26 novembre 2014
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