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27/11/2014

Ospedali, il diabolico contratto che produce debito

Ivan Cavicchi - tratto da http://ilmanifesto.info


A un par­ti­co­lare tipo di debito occulto di cui nes­suno parla e al quale il Veneto, e molte altre regioni, ha fatto spesso ricorso, e che si chiama “con­tratto di con­ces­sione” o “finanza di pro­getto” (pro­ject finan­cing). Una brutta bestia affa­mata capace di stare acquat­tata per anni pro­prio come un debito som­merso e sal­tare fuori al momento giu­sto per man­giarsi il nostro sistema pubblico.

L’idea, tanto per cam­biare, è copiata dalla sanità inglese, e intro­dotta in Ita­lia alla fine degli anni ’90 (legge n 415/1998) in una fase in cui alle regioni da una parte si impon­gono impo­ste cre­scenti, restrizioni finan­ziare e dall’altra è loro offerta, con la riforma Bindi, la pos­si­bi­lità di fare “sperimentazioni gestio­nali”. Con que­sta scusa alle regioni non sem­brò vero di poter aggi­rare con i con­tratti di concessione, gli sbar­ra­menti di spesa: men­tre si tagliava ovun­que, soprat­tutto posti letto, esse con­ti­nua­rono a costruire ospe­dali dan­doli in con­ces­sione ai privati.

Il con­tratto di con­ces­sione di un ospe­dale è qual­cosa di dia­bo­lico: il pri­vato finan­zia la costru­zione dell’ospedale aven­done in cam­bio la gestione per un certo numero di anni (20/30) dopo i quali il pub­blico suben­tra come pro­prie­ta­rio ma ere­di­tando pratica­mente dei catorci. La legge impone che il pri­vato per finan­ziare l’ospedale debba chie­dere un mutuo che tut­ta­via è garan­tito dal pubblico. Per cui tutti i rischi finan­ziari sono del pub­blico, il pri­vato non rischia niente. Ma c’è di più: il con­ces­sio­na­rio ha diritto di sfrut­tare l’opera costruita, ma un ospe­dale non è un par­cheg­gio o una auto­strada che nel tempo danno pro­fitti, per cui per remu­ne­rare il finan­zia­tore, la regione e l’azienda di riferimento:

1) gli pagano un canone di con­ces­sione per tutto il tempo della con­ces­sione tra­sfe­rendo così spesa pub­blica al pri­vato e senza nes­sun tipo di risparmio;

2) gli affidano la gestione com­pleta di quelli che si chia­mano “ser­vizi non sani­tari” vale a dire mense, rac­colta rifiuti, pasti agli amma­lati, puli­zie, spazi com­mer­ciali, quindi un busi­ness da paura ma che ha il pic­colo incon­ve­niente che per essere pri­vato è gra­vato dall’Iva e che quindi costa al pub­blico almeno il 22% in più.

Siamo alla più spu­do­rata delle spe­cu­la­zioni, cioè il con­ces­sio­na­rio ha inte­resse a spen­dere di meno nei costi di fab­bri­ca­zione dell’ospedale e quindi nella qua­lità della strut­tura e a far spen­dere di più per la gestione. Infatti i costi gestio­nali in gene­rale sono dise­co­no­mici e per que­sto mag­giori rispetto a quelli degli ospe­dali a gestione pub­blica e, a seconda dei casi, essi variano dal 30, 40, 50% in più (L.Benci). Cioè la qua­lità della strut­tura è bassa, i costi di gestione sono molto alti, ai cit­ta­dini sono sot­tratte tante risorse e quel che è peg­gio si costrui­sce un debito pub­blico occulto per­ché nasco­sto nei bilanci privati.

Quasi tutte le regioni per fare ospe­dali hanno fatto ricorso ai con­tratti di con­ces­sione, per­ché costruire un ospe­dale è una auten­tica fiera del malaf­fare. In par­ti­co­lare si distin­guono la Lom­bar­dia, il Veneto, la Toscana, la Puglia, il Tren­tino - Alto Adige, l’Emilia Romagna... cioè tutte quelle regioni che si auto­de­fi­ni­scono “vir­tuose”, che dicono di avere i conti in regola.

Su que­sta immensa spe­cu­la­zione delle regioni, la magi­stra­tura con­ta­bile pro­prio della regione Veneto, ha detto chiaro e tondo che l’operazione di dare gli ospe­dali in con­ces­sione al pri­vato è “a debito” e va ad incre­men­tare il debito pubblico.

Se andiamo a vedere cosa è acca­duto in Inghil­terra sba­glie­remmo ad igno­rare il monito della Corte dei Conti e la denun­cia dei medici di Vicenza: G. Hob­sborne (head of exche­quer del mini­stero delle finanze) ha defi­nito il financing pro­ject in sanità come «totally discre­di­ted» e il governo è stato costretto per sal­vare i 31 Trust (Asl) a ver­sare 451 milioni di ster­line per finan­ziare i canoni di conces­sione degli ospe­dali, e atti­vare un fondo ad hoc di 1.5 mld di ster­line per 25 anni per aiu­tare i trust in difficoltà.

Cosa acca­drà in Ita­lia non lo so, anche se è pre­ve­di­bile che anche que­sto sistema pub­blico come quello mutua­li­stico, sotto il peso dell’indebitamento occulto e della spe­cu­la­zione rischi di spez­zarsi. Quello che so è che que­ste regioni sono diven­tate di fatto enti immo­rali, che è immo­rale rubare soldi ai malati e ai lavo­ra­tori e che in tutta Ita­lia gli ordini, i col­legi, i sin­da­cati, le società scien­ti­fi­che, le asso­cia­zioni sociali, dovreb­bero tutti insieme dire come i medici di Vicenza «ora basta»... con i ladri di sanità.

21 novembre 2014


Le cagate del libero mercato di stampo anglosassone...

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