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25/11/2014

Depressione continua, consumi in ulteriore calo

In un'economia sviluppata, buona parte del Pil è rappresentata dai consumi. E logicamente la gran massa dei consumi - specie di quelli essenziali - è data, scusate il bisticcio linguistico, dai "consumi di massa". Nessuno, insomma, si sognerebbe di dire che "siamo fuori dalla crisi" quando aumentano le vendite di Ferrari e Lamborghini.

Questa premessa spiega perché i dati Istat di stamattina vadano visti come una conferma non banale della crisi, che investe il grosso della popolazione, non certo la "fascia alta" che consuma merci di lusso.

A settembre 2014 - dice l'Istituto - l'indice delle vendite al dettaglio segna una lieve diminuzione (-0,1%) rispetto al mese precedente. Nella media del trimestre luglio-settembre 2014, l'indice mostra una flessione dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Non tagli netti, insomma, ma un lento decadere senza rimbalzi, che "deprime" senza concedere neanche lo sfogatoio dell'incazzatura che segue - in genere - "picchi" molto più robusti. L'immagine può servire a comprendere meglio:



Rispetto a settembre 2013, l'indice grezzo del valore totale delle vendite registra una diminuzione dello 0,5%. L'indice del valore delle vendite di prodotti alimentari resta invariato, mentre quello dei prodotti non alimentari diminuisce dello 0,9%. Fuori dal linguaggio asettico, insomma, i dati rivelano che per mangiare spendiamo la stessa cifra (eravamo già scesi di molto, rispetto al decennio precedente) mentre per tutto il resto (vestiti, mobili, auto, palestra, ecc.) stiamo diventando velocemente più spartani. Tempi duri per il mestiere di "personal trainer", insomma...

Con riferimento alla forma distributiva, invece, nel confronto con il mese di settembre 2013, le vendite diminuiscono sia per le imprese della grande distribuzione (-0,3%) sia per quelle operanti su piccole superfici (-0,8%). La misura è diversa, naturalmente, e spiega che il fenomeno delle chiusure dei piccoli esercizi sta subendo indirettamente un'accelerazione. Ma anche per i grandi supermercati la situazione si fa più grigia (e cercano di rivalersi sul personale, come vediamo dalla conflittualità in aumento).

Ma è sul medio-lungo periodo che è possibile vedere con maggiore chiarezza l'andamento negativo dei consumi. Nel primi nove mesi del 2014, rende noto l'Istat, l'indice diminuisce dell'1,3% rispetto allo stesso periodo del 2013. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione dell'1,3% e quelle di prodotti non alimentari dell'1,2%. A quanto pare gli "80 euro" del mentitore di Pontassieve non hanno modificato di un briciolo la situazione reddituale. Dev'essere stato per gli aumenti tariffari e fiscali. Ma soppesarli in termini quantitativi non era il compito di questo rapporto Istat. Attendiamo fiduciosi, conoscendone la grande preparazione scientifica.

Il rapporto completo.

Le serie storiche.

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