Inchiesta bis della Procura di Torino, che indaga per omicidio volontario su 256 morti. Il giorno dopo la sentenza della Cassazione, che ha annullato la condanna a 18 anni del magnate elvetico Stephan Schmidheiny. Il giudice Raffaele Guariniello ha chiuso l'inchiesta parallela, chiedendo dunque il rinvio a giudizio degli stessi imputati ma per un altro reato.
Secondo i giudici della Cassazione, infatti, la prescrizione è potuta scattare perché il processo dichiarato prescritto si è occupato solo delle questioni ambientali. E su questo punto la colpevolezza degli imputati era acclarata, ma il reato non sarebbe stato più commesso dal momento della chiusura dello stabilimento di Casale Monferrato, nel 1986.
Per omicidio volontario invece non esiste termine di prescrizione. Quindi Schmidheiny e i dirigenti dell'Eternit sono perseguibili finché sono in vita.
Non si tratta di una forzatura giuridica, almeno a nostro avviso, perché è stato processualmente accertato che patron e dirigenti dell'Eternit erano perfettamente consapevoli - almeno a far data dagli anni '70 - che l'amianto con cui venivano costruiti i manufatti Eternit (dalle lastre sottotetto ai cassoni per l'acqua potabile) era il fattore scatenante del mesotellioma pleurico. Ne erano così consapevoli da promuovere e sollecitare più volte autentiche "campagne di disinformazione" tendenti a tranquillizzare sia i dipendenti sia la popolazione residente nel territorio circostante.
Da non prendere neanche in considerazione, invece, la battuta cinicamente furbastra di Matteo Renzi, secondo cui il problema sarebbe facilmente risolvibile con una velocizzazione dei processi.Su questo punto, Marco Travaglio su Il Fatto quotidiano di oggi, lo massacra a ragione e senza alcuno sconto.
Un dato è certo: a Casale Monferrato, 36 mila abitanti in provincia di Alessandria, dove fino al 1986 c'era uno dei quattro stabilimenti italiani della Eternit (dal 1907), i morti accertati per mesotelioma da amianto sono stati 2.154. E altri ancora ce ne saranno, perché il "picco" è previsto dagli esperti per il 2020. Gli altri stabilimenti coinvolti nei processi sono quelli di Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
Sulle conoscenze in materia di pericolosità dell'amianto, riportiamo qui i passi più significativi tratti da due articoli firmati dal prof. Roberto Suozzi. Il primo apparso su Repubblica il 12/06/2012 e il secondo su Contropiano:
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Quei primi passi per battere un killer silenzioso e paziente
“Balangè” in piemontese, Balangero in italiano, è un paese in provincia di Torino posto all’imbocco della Val di Lanzo che, per circa 80 anni, è stata sede di una cava di amianto, la più grande d’Europa, dove vi sono morti e ammalati di amianto. Italo Calvino ne raccontò in un lungo reportage e Primo Levi, che vi lavorò come chimico, scrisse il racconto autobiografico “nichel”.
L’amianto non è solo un problema italiano, ma di altri luoghi del mondo, come in Australia. Secondo l’associazione Britannica Cancer Research, gli uomini, che negli anni 60 non avevano trenta anni, hanno maggiori probabilità di ammalarsi di tumore provocato dall’amianto. Molto attivi anche i ricercatori americani che hanno presentato un nuovo esame diagnostico, basato su delle proteine secrete dalle cellule tumorali, per individuare il mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall’amianto.
Le fibre dell’amianto infatti, molto sottili, possono penetrare attraverso le vie respiratorie, non solamente nei polmoni, ma raggiungere l’alveolo polmonare e formare, col tempo, degli essudati della pleura inguaribili. Sono morti annunciate, che avverranno anche a distanza di trent’anni. Si ammalano di mesotelioma anche i pastori e i contadini della Lucania; secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità effettuato nella regione, la causa risiederebbe negli ofioliti, cosiddetti “pietre verdi” (presenti a Balangero, ma anche in Toscana, in Emilia Romagna, Calabria), o meglio nella tremolite: sostanza fibrosa che rientra negli amianti. Le pietre verdi, nella terminologia popolare, od ofioliti, sono rocce ignee di origine magmatica ampiamente utilizzate nel settore delle costruzioni. I marittimi, cioè tutti coloro che sono stati imbarcati o hanno lavorato su navi civili e commerciali, ma anche quelle militari, sono a rischio amianto, alcuni hanno già contratto un tumore d’amianto, soprattutto il mesotelioma pleurico.
A tutto questo si unisce il problema delle discariche abusive di rifiuti tossici, velenosi o nocivi; non solo delle zone corrispondenti, ma anche in quelle limitrofe dove l’eternit, (amianto più cemento) è presente. A Napoli, con la più alta incidenza di carcinoma polmonare, importante è il lavoro scientifico dell’Ospedale Monadi e dell’Istituto Pascale dove i ricercatori, presso il Centro Oncologico di Mercogliano, hanno trovato nuove potenziali sostanze antitumorali (studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Oncogene) che potrebbero risultare utili in questo tipo di tumore; è un vero e proprio disastro ambientale, un attentato alla salute delle popolazioni. La respirazione (l’ingestione è ancora controversa) delle fibre di amianto, o asbesto, può determinare gravi malattie che si manifestano dopo molto tempo in base a una predisposizione individuale. L’amianto, responsabile di quella infiammazione ai polmoni chiamata asbestosi, è stato classificato sostanza che può provocare il cancro negli esseri umani, tumore ai polmoni e mesotelioma; alcuni studi però hanno anche suggerito l’associazione tra esposizione ad amianto e tumori gastrointestinali e colonrettali. E sembra esserci un elevato rischio di cancro anche per trachea, laringe, reni, esofago e cistifellea.
Il mesotelio è simile a una finissima pellicola, un sottile tessuto, che ricopre la parte interna del torace (pleura), dello spazio attorno al cuore (pericardio) e dell’addome (peritoneo). Quando un tumore nasce dalle cellule del mesotelio prende il nome di mesotelioma, e non sempre è maligno ma è in progressivo aumento; quando lo è, è uno dei più pericolosi che si conosca poiché la comparsa della sintomatologia si può avere dopo lungo tempo (anche quarantacinque-cinquanta anni). Il mesotelioma può coinvolgere i polmoni, il peritoneo, fegato, cistifellea, milza, intestino e la tunica vaginale del testicolo.
Anche la zeolite, che ha caratteristiche simili all’amianto, sia pur molto raramente, può provocare il mesotelioma e così il diossido di torio usato in medicina fino agli anni cinquanta. Non esiste la cosiddetta dose-soglia (soglia di rischio) per l’amianto, può bastare una sola fibra per ammalarsi; ma il rischio aumenta con il tempo di esposizione e con la quantità inalata, ciò vale soprattutto per i lavoratori a diretto, o indiretto, contatto con la sostanza.
Le donne possono essere colpite da tumore dell’ovaio dovuto ad amianto anche stando in casa, scuotendo gli abiti da lavoro prima di lavarli, inalano così le pericolose fibrille di amianto. In uno studio, pubblicato su Occupational and Enviromental Medicine ricercatori britannici hanno evidenziato che l’amianto può aumentare ictus, crisi cardiache e infarti. Va affermato con forza che la battaglia contro l’amianto riguarda la salute degli operai, dei lavoratori, delle donne, ma anche del territorio e dell’ambiente.
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...Altra sostanza che attualmente costituisce una vera emergenza, è l’amianto che provoca circa mille morti ogni anno e che può provocare tumore ai polmoni e mesotelioma del pericardio (spazio attorno al cuore), la trachea, laringe. Ma l’amianto può colpire anche l’apparato gastrointestinale, il fegato e cistifellea, la milza, i reni, l’ovaio e, molto raramente, la tunica vaginale del testicolo. Il mesotelioma peritoneale, rappresenta circa il 20-30% dei mesoteliomi, è un tumore che origina dal mesotelio, cioè dalle cellule parietali del peritoneo, membrana sierosa che tappezza le pareti della cavità addominale e pelvica. Anche le donne che hanno lavato indumenti da lavoro, tute, contaminate da polveri da amianto possono inalare le pericolose fibrille e ammalarsi. Fibrille che ancora sono disperse nell’aria a Bucaletto, quartiere popolare della periferia di Potenza, costruito subito dopo il terremoto del 1980, dove la gente ancora vive in diversi prefabbricati, che contengono amianto, e che col tempo si sbriciolano sempre più. Va detto che amianto è stato ritrovato sugli elicotteri militari e che militari e meccanici che si sono ammalati affermano che non sono mai stati informati dei rischi che correvano in seguito all’ esposizione dell’amianto. Fiorella Belpoggi, biologa e direttrice del Centro di Ricerche per il Cancro “ Cesare Maltoni”, dell’Istituto Ramazzini di Bologna, afferma che l’amianto nell’ambiente è un vero problema e “ l’amianto ritrovato nell’acqua non è da ritenersi meno pericoloso di quello disperso nell’aria”. Per quel che riguarda la Lucania occorre tener presente che l’incidenza dei tumori è nettamente superiore a quella che si registra nelle altre regioni del nord Italia, dove vi sono fabbriche ed un alto inquinamento ambientale. Lo studio, con le relative prove che descrive il fenomeno è in “Current Cancer profiles of the italian regions” che indica una curva, destinata ad aumentare, in cui vi sono i tumori della popolazione. Né vanno dimenticato, sempre in Lucania, il problema dell’inquinamento legato alle estrazioni petrolifere in Val d’Agri ed anche alla ricerca petrolifera dell’ENI nella zona di San Fele e sul fatto che questo territorio è classificato come zona 1, ad alta pericolosità sismica e che quest’area è ad alto rischio idrogeologico.
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