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21/11/2014

Diagnosi Jihadismo di Alti Studi Difesa. La cura forse verrà


Il male che preoccupa il mondo: ‘Avanzata dell’ISIS nel teatro mediorientale e ripercussioni sull’Europa e sull’Italia’. Diagnosi del Centro Alti Studi per la Difesa su analisi dell’ ICSA, Intelligence Culture and Strategic Analysis, che già dal nome la dice lunga. Cura assolutamente incerta.

E’ il male che preoccupa un bel pezzo di mondo. A dargli un titolo, ‘L’avanzata dell’ISIS nel teatro mediorientale e ripercussioni sull’Europa e sull’Italia’. Quasi cronaca estera quotidiana riletta dal Centro Alti Studi per la Difesa e della Fondazione ICSA, l’Intelligence Culture and Strategic Analysis, che già dal nome la dice lunga. In realtà siamo alla ‘seconda puntata’ di una brutta storia: nel 2013 si discuteva della ‘Evoluzione del terrorismo di matrice jihadista’, e denunciato un asse al Nusra-ISIS e la sua minaccia oltre Iraq e Siria fino ad arrivare al Golan, in Libano ed in Giordania.

Come è accaduto. Nel frattempo Isis è diventato Islamic State, che non è soltanto un cambio di acronimo ma di natura politica. Il Califfato si strutturata come stato che amministra persone, territorio, risorse. Con tanto di regime fiscale, istruzione e commerci di vario genere a partire dalla vendita del petrolio. Una situazione politica ‘liquida’ ma pericolosa che ha permesso all’ISIS la conquista di città strategiche e di formare alleanze con le tribù sannite e con gruppi del vecchio partito Baath vicini a Saddam Hussein estromessi dal potere dai militari statunitensi e che ora hanno una rivincita.

Evoluzione e avanzata dell’ISIS basata più sugli errori degli avversari che sulle proprie abilità. Errori di analisi da parte degli occidentali e di diversi paesi arabi, in particolare dell’Arabia Saudita. Ad esempio, sottovalutare la forza delle milizie islamiche e sopravvalutare l’esercito irakeno. Da parte statunitense - ricorda qualcuno di buona memoria - si torna al lontano conflitto vietnamita quando dopo la ‘vietnamizzazione’ della parte militare si giunse alla sconfitta dell’aprile 1975, per gli stessi errori di calcolo. Aggiunta di RemoContro: come è destinato ad accedere in Afghanistan.

36 pagine di analisi (sintesi di Federico Cerruti) col coraggio dell’auto critica sulle attuali ambiguità di alcuni suoi componenti. La Coalizione a guida statunitense ha agito quasi esclusivamente con bombardamenti aerei che da soli non bastano, non riescono ‘ad intercettare il consenso della popolazione, a colpire il cuore e la mente della gente’. Un punto di forza dell’autoproclamato califfato è di essere una forza jihadista che ha saputo coniugare modalità di governo autoritario col consenso della popolazione che si basa sull’applicazione rigida della millenaria legge islamica nella versione hanbalita.

Ripasso storico degli scismi musulmani (Isis come prodotto dello scisma interno a quello wahhbita). L’ipotesi è che l’Islamic State stia cercando di portare in Medio Oriente la struttura del jihadismo presente nell’area afghana-pakistana sottolineando come l’applicazione della più tradizionale legge islamica (sharia) mentre l’orrore che agita le menti occidentali per le decapitazioni o le uccisioni di massa degli sciiti (gli apostati), degli yazidi e dei cristiani che sembra alimentare il consenso della popolazione. Prospettiva di guerra non convenzionale, guerriglia, e conflittualità asimmetrica.

Gran finale per il ruolo dell’intelligence. Tornando all’antico: HUMINT (HUMan INTelligence), se esistono ancora delle spie vere. Dettagli: la creazione di ‘fusion centre’ (centri di raccolta dati da fonti diverse filtrati per offrire un quadro omogeneo e rapidamente comprensibile) per permettere di decidere gli interventi sul terreno. Lettura ‘tecnica’ delle situazioni strategiche che non risparmia critiche a tutto campo. Ad esempio sulla Libia, di preminente interesse nazionale. Il rapporto ICSA valuta le possibili scelte dell’Italia in un aggravamento della crisi oltre le ‘attuali carenze strategiche’.

Insomma, ipotetici futuri impegni politico-militari. ‘Favorire un’intesa con la Lega Araba e con il re di Giordania Abdullah’. Possibile presenza italiana a protezione della frontiera Irak, Giordania e Siria. Creazione in Giordania di un ‘fusion centre’ di intelligence per la ricerca di intese tra le varie componenti della coalizione (mettere d’accordo chi litiga tra gli alleati) e sanare i malcontenti delle tribù per acquisire consenso. Intelligence in Libia a tutela degli interessi nazionali. L’idea di una ‘Procura Nazionale Antiterrorismo’. Struttura con poteri di indagine diretta che ci lascia perplessi.

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