Trasmessa dal canale televisivo tedesco Ard il 16 novembre 2014
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A parte l'obiettivo interesse geopolitico di questa intervista, è impossibile astenersi dal sottolineare come - nel dibattito internazionale - si usino atteggiamenti e toni lontani anni luce dal servilismo dei media di casa nostra.
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Hubert Seipel: Sig. Putin, Lei è l’unico presidente russo fino ad ora ad aver tenuto un discorso nel Bundestag tedesco. All'epoca, nel 2001, Lei era molto ben disposto. Disse: molta cooperazione tedesco-russa, Europa unita con la Russia; poi però ha lanciato un piccolo avvertimento. Lei ha detto che dovremmo stare attenti, perché è possibile che nella nostra testa ci siano ancora, tutti insieme, i modelli della guerra fredda; allora Lei disse letteralmente: continuiamo a vivere nel vecchio sistema di valori, parliamo di partenariato, ma in realtà non abbiamo ancora imparato a fidarci l’uno dell’altro. In questo momento questo è esattamente ciò che accade. Perché Lei era piuttosto pessimista già allora?
Vladimir Putin: In primo luogo non ho avvertito nessuno, non ho lanciato alcun avvertimento e non ero pessimista. Ho semplicemente cercato di condurre un’analisi degli sviluppi della situazione dell’epoca in Europa e nel mondo dopo lo sgretolamento dell’URSS. E mi sono permesso di preconizzare lo sviluppo della situazione in più varianti. Per questo era tutto, naturalmente, visto attraverso il nostro prisma, come dicono i diplomatici, dal nostro punto di vista, dalla nostra posizione russa. Ma io avevo la sensazione che si trattasse di un’analisi abbastanza obiettiva, e lo ripeto ancora una volta: la questione non è se in essa aleggiasse un certo pessimismo. No, al contrario, io volevo dare al mio discorso un tono ottimistico. Io sono partito dal fatto che se conosciamo i problemi del passato nella loro completezza, in futuro possiamo giungere ad una posizione molto più comoda e ad una costruzione dei rapporti molto più vantaggiosa per entrambi le parti.
Hubert Seipel: La Germania la scorsa settimana ha festeggiato il 25ennale della caduta del muro di Berlino. Senza l’assenso dell’URSS nel 1990 questo non sarebbe stato affatto possibile. Questo è ciò che accadde allora. Adesso la NATO conduce nuovamente grandi manovre nel Mar Nero, vicino al confine russo. E i bombardieri russi fanno esercitazioni nello spazio europeo, internazionale E, oggi il Ministro della difesa ha detto, credo, che esse dovrebbero estendersi fino al Golfo del Messico. Fondamentalmente questo suona come una riedizione della Guerra fredda. Inoltre anche a livello verbale corrono toni piuttosto ruvidi. Il presidente americano Obama non troppo tempo fa ha detto che la Russia sarebbe un pericolo simile all'ebola e agli estremisti islamici. Allora Lei ha scritto che l'America è una sorta di arricchita che crede di aver vinto la Guerra fredda e adesso cerca di modellare il mondo a modo suo senza considerare altri interessi. Questo suona davvero da Guerra fredda.
Vladimir Putin: Vede, Lei si è ricordato del 2001 e io ho detto che secondo la mia visione delle cose ero piuttosto ottimista. Dopo il 2001 ci sono state due ondate di estensione della NATO. Intendo: nel 2004 la Nato fu estesa a 7 stati. Questi erano: la Slovenia, la Slovacchia, la Bulgaria, la Romania, i tre stati baltici Estonia, Lettonia, Lituania. E nel 2009 altri due stati furono accolti nella NATO. Questo modifica notevolmente lo spazio geopolitico. Inoltre cresce il numero delle basi di appoggio. Sono basi di appoggio russe quelle sparse in tutto il mondo? No. Esse sono basi di appoggio della NATO. Le basi di appoggio americane sono sparse in tutto il mondo, fra l'altro anche vicino ai nostri confini. E il loro numero è piuttosto grande. Inoltre recentemente sono state prese decisioni sull'impiego di forze speciali. E questo ancora una volta nelle immediate vicinanze dei nostri confini. Lei cita diverse manovre, aeree, navali e così via. Ci sono o non ci sono? Ci sono. Primo, Lei ha detto, a meno che la traduzione non fosse sbagliata, che questo avviene nello spazio aereo interazionale europeo. Lo spazio aereo è o internazionale e neutrale o europeo. Quindi le nostre esercitazioni hanno luogo esclusivamente in acque internazionali e nello spazio aereo internazionale. Dopo il 1991 noi abbiamo deciso di bloccare i voli della nostra aviazione strategica. E tutti i nostri aerei sono rimasti parcheggiati negli aerodromi. Nello stesso tempo, per molti anni, i nostri partner americani hanno continuato le ricognizioni con le loro forze atomiche, con i loro aerei. E' di questo che parlo io. Si tratta anche delle stesse rotte, fra l'altro lungo i nostri confini.E per questo alcuni anni fa, quando abbiamo visto che non accadeva nulla, che nessuna faceva un passo per venirci incontro, abbiamo ripreso i voli di ricognizione della nostra flotta di lungo raggio.
Hubert Seipel: Lei dice, sostanzialmente, che i Suoi interessi di sicurezza (nazionale) negli ultimi decenni non sono stati minimamente rispettati. Mi lasci tornare ancora una volta alla crisi attuale e al fattore scatenante della crisi attuale, (quella) che stiamo vivendo. Il fattore scatenante della crisi attuale è stato un accordo fra l'UE e l'Ucraina. E il nome di questo trattato ha un suono piuttosto innocuo, si chiama Accordo di associazione fra l'Unione Europea e l'Ucraina. E il punto centrale di questo accordo è l'accesso senza dazi dell'Ucraina nella UE e della UE in Ucraina. Cosa c'è qui di pericoloso per la Russia? Perchè Lei era contro questo trattato?
Vladimir Putin: In realtà nell'economia accade quasi lo stesso che nella sicurezza. Noi diciamo una cosa e ne facciamo un'altra. Parliamo della necessità di creare uno spazio unitario e in realtà tracciamo ancora più linee di separazione. Cosa prevede dunque questo Accordo di associazione? L'ho già detto più volte, ma evidentemente lo devo ripetere: i dazi di importazione sulle merci europee in Ucraina vengono portati a zero. Ma l'Ucraina è già membro della zona di libero scambio del CSI. E con la Russia, e fra la Russia e l'Ucraina vige l'Unione doganale. Cosa significa questo? Che tutte le merci europee attraverso l'Ucraina arriverebbero direttamente nello spazio doganale della Federazione russa. Ci sono anche molte altre cose che forse non sono così chiare per le persone che non sono in confidenza con queste problematiche, ma ci sono. Quali? Sono le prescrizioni tecniche; in questo campo ci sono differenze fra noi e l'UE. Noi abbiamo altre norme. Prendiamo per ipotesi l'assemblaggio di auto in Ucraina in grande stile. Secondo l'Accordo di associazione la merce risulta prodotta in Ucraina. La merce arriverebbe sul nostro mercato nella cornice della zona di libero scambio fra la Russia e l'Ucraina. E le Sue aziende che anno investito miliardi di Euro in impresse in Russia - per es. Volkswagen, BMW, Peugeot, Citroen, l'azienda americana Ford ecc. ecc.- queste sono venute da noi, nel nostro mercato ad altre condizioni. E noi abbiamo detto subito, ascoltate: noi siamo favorevoli, ma facciamolo passo dopo passo, in considerazione dei problemi, dei problemi reali, che potrebbero sorgere fra noi e l'Ucraina. Quale è stata la risposta? Che questo non ci riguarda, che non dobbiamo occuparci di questo tema.
Hubert Seipel: A questo punto però devo ricostruire i nessi tornando brevemente indietro nella storia. Mentre si discuteva di questo Accordo dell'Ucraina, c'erano massicce dimostrazioni a Kiev, a Maidan. Però c'erano anche proteste contro l'Ucraina, contro il sistema ucraino e alla fine tutto questo sfociò in un'ondata molto violenta. Quando l'allora presidente rifiuto di firmare, a novembre dello scorso anno, ci furono molti morti. A quel punto giunse il Ministro degli esteri tedesco e cercò di trovare un compromesso fra i dimostranti e il governo. Ci fu un accordo, doveva essere costruita un'intesa nazionale, creato un governo nazionale. Questo accordo è durato circa 24 ore e poi è, per così dire, sparito. Lei ha seguito gli avvenimenti del 21 febbraio molto attentamente. All'epoca ha parlato con Obama? All'epoca ha parlato con la Signora Merkel?
Vladimir Putin: Sì. Effettivamente il 21 febbraio non è venuto solo il ministro degli esteri tedesco a Kiev in Ucraina, ma anche quelli polacco e francese. E come garanti, essi intervennero come garanti dell'accordo fra l'allora presidente ucraino Janukowich e l'opposizione affinché il processo si potesse svolgere pacificamente. Essi hanno firmato in qualità di garanti questo documento, questo accordo fra il governo e l'opposizione. E il governo partiva dal presupposto che (esso) sarebbe anche stato rispettato. Quella sera ho parlato al telefono con il presidente degli Stati Uniti. Abbiamo parlato di questo tema, ma il giorno dopo, nonostante tutte le garanzie dei partner occidentali c'è stato un colpo di stato. La sede presidenziale fu occupata, il palazzo del governo. A questo proposito desidero dire quanto segue: i ministri degli esteri degli stati europei - Germania, Polonia e Francia - non avrebbero dovuto firmare come garanti per il rispetto degli accordi fra governo e opposizione oppure, se si firma, bisognerebbe assicurare il rispetto degli accordi. E loro si sono ritirati. Per di più essi non vogliono ricordarsi di questo accordo, come se non ci fosse mai stato. Io trovo che questo sia assolutamente sbagliato e contro produttivo.
Hubert Seipel: Lei ha reagito più che prontamente. Lei ha annesso la Crimea, e precisamente il 18 marzo. E Lei allora ha motivato ciò, fra altro, dicendo che coloro che vivono in Crimea sono per il 60% russi, che c'è una lunga tradizione russa in Crimea e che in fin dei conti la flotta russa si trova in Crimea. Per l'Occidente questo è stato una chiara violazione del diritto internazionale.
Vladimir Putin: E qual'è la domanda?
Hubert Seipel: La domanda è: Lei ha sottovalutato la reazione dell'Occidente e le conseguenti sanzioni che sono state adottate?
Vladimir Putin: Noi riteniamo questa reazione completamente inadeguata rispetto a ciò che è accaduto. Quando sentiamo il rimprovero che la Russia avrebbe violato il diritto internazionale, io provo una cosa sola: meraviglia. Cos'è il diritto internazionale? Esso è in primo luogo lo Statuto delle nazioni unite. Si tratta della prassi internazionale e della definizione di questa prassi per mezzo degli organi internazionali corrispondenti. E noi abbiamo anche un precedente chiaro e piuttosto recente: il precedente del Kosovo.
Hubert Seipel: Lei intende il giudizio della Corte di giustizia internazionale sulla questione del Kosovo, in merito alla quale la Corte di giustizia internazionale ha deciso che sussisteva un diritto di autodeterminazione del Kosovo e che i Kosovari potevano votare se desideravano o meno uno stato unico?
Vladimir Putin: (in tedesco) Esattamente questo. (in russo) Ma non solo questo. La cosa più importante fu che nelle questioni di autodeterminazione un popolo che vive su un certo territorio non è tenuto a chiedere l'opinione del governo centrale dello stato sul cui territorio esso si trova momentaneamente. Un permesso del governo centrale del paese per l'adozione di tali misure per l'autodeterminazione non è necessario. Questa è la cosa più importante. E in Crimea non è accaduto altro che quello che è accaduto in Kosovo. Sono fermamente convinto che la Russia non abbia in alcun modo violato il diritto internazionale. Sì (è così), e io non sto cercando di celare dei fatti. Naturalmente, questo è un dato di fatto, e noi non abbiamo mai voluto celarlo. Le nostre truppe, diciamolo apertamente, hanno bloccato le truppe ucraine che erano stanziate in Crimea. Ma non allo scopo di costringere qualcuno ad andare a votare - e questo non è neanche possibile - bensì per evitare spargimento di sangue, per dare alle persone la possibilità di esprimere la loro opinione su come vogliono plasmare il futuro loro e dei loro figli. Nel Kosovo, che abbiamo menzionato, l'indipendenza è stata dichiarata solo per decisione del parlamento. In Crimea non c'è stata solo la decisione del parlamento, c'è stato un referendum; e il suo risultato è stato impressionante. E cos'è la democrazia? Lo sappiamo tutti. Cos'è il "Demos"? Il popolo, e la democrazia è il diritto del popolo. In questo caso il diritto all'autodeterminazione.
Hubert Seipel: Si nota che lei è stato giurista. Me lo lasci aggiungere. Ma lei conosce anche l'argomentazione dell'Occidente? L'argomentazione dell'Occidente è puramente e semplicemente che le elezioni hanno avuto luogo sotto il dominio dell'esercito russo. Questa è l'argomentazione che l'Occidente le oppone. Ma mi lasci venire ad un altro punto. L'Ucraina oggi è più o meno divisa, ad oggi abbiamo più di 4000 morti, abbiamo centinaia di migliaia di profughi anche in Russia, nella parte orientale della nazione i separatisti russofoni vogliono un'ampia autonomia, alcuni vogliono l'unificazione con la Russia. C'è stata una tregua, l'accordo di Minsk, ma ciò nonostante ci sono morti tutti i giorni, il paese è in bancarotta. In questo conflitto in realtà hanno perso tutti, l'Ucraina per prima, l'Europa ma anche la Russia. Come appare il futuro dell'Ucraina?
Vladimir Putin: L'Ucraina è un paese difficile e non solo per la sua composizione etnica, ma anche per il percorso che ha condotto alla sua forma attuale. Credo, naturalmente, che ci sia un futuro. Essa è un grande paese, un grande popolo, 43 o 44 milioni di abitanti. E' una grande nazione europea con una cultura europea. Lo sa, manca solo una cosa, manca, a mio parere, la comprensione del fatto che per avere successo, avere stabilità e per crescere tutte le persone che vivono su questo territorio, non importa che lingua parlino, ungherese, russo, ucraino o polacco, devono sviluppare il sentimento che questo territorio sia la loro patria. Per questo essi devono avere la sensazione di potersi realizzare completamente qui, e non meno che in qualche altro territorio; e forse, per certi aspetti, meglio. E perciò non capisco il rifiuto di certe forze politiche ucraine anche solo a sentir parlare della possibilità di un federalismo. Ok, adesso sentiamo dire che potrebbe trattarsi non di un federalismo ma di una decentralizzazione. Questo è un gioco di parole. Bisogna comprendere che cosa si intende con questi concetti - decentralizzazione, federalismo, regionalizzazione. Si possono creare altre dozzine di parole. E' importante che le persone che vivono là abbiano capito che hanno un diritto a qualcosa; che possono decidere qualcosa autonomamente nella loro vita.
Hubert Seipel: La domanda centrale dell'Occidente è: in queste circostanze l'Ucraina in quanto stato indipendente rimarrà com'è? Questa è una questione centrale che là si pone da sé. La seconda domanda è: la Russia può fare di più, la Russia non potrebbe esercitare maggiormente il suo influsso in Ucraina per fare in modo che questo processo venga attuato, per così dire, più rapidamente e nel rispetto degli accordi di Minsk?
Vladimir Putin: Sa, quando ci capita di sentire che abbiamo speciali possibilità di risolvere questa o quell'altra crisi, divento sempre sospettoso. Ho sempre il sospetto che si tratti di un tentativo di attribuire a noi la responsabilità, di farci pagare per qualcosa con un supplemento. Questo non lo vogliamo. L'Ucraina è uno stato autonomo, indipendente, sovrano. Lo dico in modo diretto: siamo molto preoccupati che là potrebbe montare il desiderio di effettuare delle pulizie etniche. Abbiamo paura che l'Ucraina possa subire una deriva in questa direzione, verso il neonazismo. Ci sono individui che vanno in giro con la croce uncinata nella manica. Sugli elmi delle unità combattenti che combattono nell'Ucraina orientale abbiamo visto i simboli delle SS. Se essa è uno stato civile, da che parte guarda il governo? Esso potrebbe almeno togliere loro queste uniformi; potrebbe costringere i nazionalsocialisti a deporre questi simboli. Per questo temiamo che si potrebbe verificare una deriva in questa direzione. Questo sarebbe una catastrofe per l'Ucraina e il popolo ucraino. Gli accordi di Minsk sono stati siglati solo grazie al fatto che noi, la Russia, ci siamo impegnati, anche con le milizie del Doneybeckens, cioè dell'Ucraina sudorientale, che abbiamo lavorato e le abbiamo convinte ad accettare certi accordi. Se non l'avessimo fatto non ci si sarebbe affatto arrivati. E' vero che ci sono certi problemi in questo accordo, nell'attuazione di questo accordo. Che problemi sono? E' vero che alcuni territori dai quali le milizie si dovrebbero ritirare non vengono abbandonati. Sa perché? Lo posso dire apertamente, non è un segreto, perché queste persone che combattono l'esercito ucraino laggiù dicono: "questi sono i nostri villaggi, i nostri villaggi natali. Qui vivono le nostre famiglie, persone che ci sono vicine. Se noi ci ritiriamo, marciano i battaglioni nazionalisti e uccidono tutti. Ci potete uccidere, ma noi non ci ritiriamo. Questa è una questione complicata. Naturalmente cerchiamo di persuaderli, teniamo colloqui, ma quando vengono dette cose come queste, non rimangono molti argomenti. Ma anche l'esercito ucraino non abbandona certe regioni che dovrebbe abbandonare. Ma se il governo ucraino non vuole neanche tracciare una linea di separazione, cosa che oggi sarebbe molto importante, per fermare le sparatorie e gli omicidi, ma vuole preservare l'integrità territoriale della nazione... allora non ha alcuna importanza di quale villaggio o di quale località si tratta concretamente, è importante porre una fine immediata al versamento di sangue e al fuoco incrociato, creare una cornice per l'avvio di un dialogo politico. Questo sarebbe importante. Questo non accade. Non c'è alcun dialogo politico. Mi scuso per questo lungo monologo, ma Lei mi costringe davvero a tornare al cuore del problema. Di cosa si tratta? C'è stato un rivolgimento politico a Kiev? Una grossa parte della nazione ha sostenuto il rivolgimento e si è rallegrata, fra l'altro perché si presupponeva che nell'ambito dell'Accodo di associazione che era stato sottoscritto venissero aperti i confini, che sarebbe stato possibile lavorare nell'Unione Europea, fra l'altro in Germania, ottenere un permesso di lavoro. Questo ci si è immaginati; per inciso, lì dentro non c'è niente del genere. Un'altra parte della nazione, il sudest, non ha sostenuto il golpe, ha detto: "non vi riconosciamo". E invece di avviare un dialogo, invece di spiegare a queste persone che il governo di Kiev non aveva alcuna cattiva intenzione, che al contrario avrebbe proposto differenti modelli per il vivere comune, per la costruzione di uno stato comune, e che avrebbe garantito diritti... invece di questo le persone sono state arrestate di notte. Appena cominciarono gli arresti notturni, le persone nel sudest hanno impugnato le armi. Appena essi hanno impugnato le armi il governo, invece di smettere, - esso avrebbe dovuto essere più saggio e intraprendere un dialogo - ha mandato l' esercito, aviazione, carri armati, lanciarazzi. Si può trovare una via d'uscita? Sì, di questo sono convinto.
Hubert Seipel: Una domanda era l'affermazione del governo e del Presidente di Kiev secondo la quale la Russia sosterrebbe i separatisti con armi e soldati.
Vladimir Putin: Da dove vengono carri armati, sistemi di artiglieria ecc.? Nel mondo moderno persone che conducono una lotta e che percepiscono questa lotta come giusta dalla loro prospettiva trovano sempre armi. Questo è il primo aspetto, ma come desidero sottolineare, non il più importante. Il più importante è qualcosa di completamente diverso. Il più importante è che non bisogna considerare il problema da un solo punto di vista. Oggi ci sono combattimenti nell'est dell'Ucraina, il governo ucraino ha stanziato l'esercito. Vengono usati persino lanciati razzi, ma viene detto questo? Assolutamente no. Cosa significa questo? Significa che essi vogliono che il governo ucraino là annienti tutti, tutti gli avversari politici e gli oppositori. Lei vuole questo? Noi non lo vogliamo. E non lo permettiamo.
Hubert Seipel: L'Occidente ha escluso la Russia dal G8, il club esclusivo dei paesi industrializzati. Contemporaneamente gli USA e l'Inghilterra hanno emanato pesanti sanzioni contro la Russia. Il ministro delle finanze russo a proposito della Russia ha detto: non ci sarà più crescita e ci sarà maggior disoccupazione. Le sanzioni hanno cominciato sicuramente a produrre effetti. Il rublo è crollato, anche il prezzo del petrolio è crollato. La previsione che la Russia cresca del 2% è per qualche anno abbastanza utopistica. Sarà lo stesso anche per altre nazioni. Questa crisi è, per così dire, contro produttiva anche per questo vertice?
Vladimir Putin: Intende la crisi in Ucraina? (Risposta:sì). Sì, allora, chi trae profitto da tutto ciò? Lei ha chiesto come si sviluppa la situazione e cosa pensiamo che accadrà. Naturalmente noi crediamo ad un miglioramento della situazione. Naturalmente crediamo che questa crisi in Ucraina finirà. Naturalmente vogliamo relazioni normali con tutti i nostri partner, anche con gli USA, anche in Europa. E naturalmente ciò che accade nel contesto delle cosiddette sanzioni arreca danno all'economia globale, sia a noi che all'economia globale. Prima di tutto arreca danno alle relazioni Russia-EU. Però ci sono anche vantaggi, perché le restrizioni che sono state imposte all'acquisto di certe merci in Occidente, in Europa, negli USA a danno di certe imprese russe ci stimolano a produrre queste merci autonomamente. Si vive così comodamente potendosi limitare a vendere, dovendosi preoccupare solo di estrarre più petrolio e più gas e potendo comprare il resto. Questa vita in parte già ora appartiene al passato Ma adesso (vengo) alla crescita. Quest'anno abbiamo una crescita modesta, ma pur sempre una crescita dello 0,5-0,6 percento.
Per l'anno prossimo consideriamo una crescita dell'1,2 percento, per l'anno successivo del 2,3 percento e per l'anno seguente del 3 percento. Complessivamente saremmo più contenti di vedere altri numeri, ma è una crescita e siamo certi che possiamo raggiungere questi numeri.
Hubert Seipel: Un altro tema è la questione della stabilità finanziaria. Per la Russia in futuro la situazione dovrebbe diventare abbastanza difficile. Le banche e le aziende russe non possono più rifinanziarsi a lungo termine sui mercati europei o americani. In questo momento ci sono ulteriori piani riguardanti la possibilità di escludere la Russia dal traffico dei pagamenti internazionali.
Vladimir Putin: Guardi: le nostre banche, le banche russe fin'ora hanno concesso all'economia ucraina crediti per 25 miliardi di Dollari. Se i nostri partner in Europa e in USA vogliono aiutare l'Ucraina, perché vogliono affossare il sistema finanziario limitando l'accesso al mercato dei capitali internazionali per i nostri istituti finanziari? Cosa vogliono ottenere? Il crollo delle nostre banche? Allora crollerà anche l'Ucraina. Pensano a quello che stanno facendo? O fanno politica in modo cieco? La banca che ho menzionato, la Banca Gazprom, che da sola quest'anno ha concesso al settore energetico ucraino crediti per 1,4+1,8 miliardi di Dollari, in tutto dunque 3-3,2 miliardi, sì? Così tanto è stato concesso. In un caso il credito è stato dato alla Società per azioni nazionale dell'Ucraina, NAK, questa è un'impresa statale, e in un altro caso sono stati concessi 4,1 miliardi ad un'impresa privata. Con un buon prezzo del gas per sostenere il settore chimico. Così la Banca ha oggi il diritto, in entrambi i casi, di pretendere un'estinzione anticipata del debito, perché i partner ucraini non ottemperano ai loro obblighi contrattuali. per quanto concerne la NAK....
Hubert Seipel: La questione è se loro pagano
Vladimir Putin: (In tedesco) In questo momento stanno pagando. (prosegue in russo) Onorano il debito, un debito viene pagato dalla NAK all'Ucraina, ma ci sono disposizioni contrattuali che tuttavia vengono violate e la Banca ha formalmente il diritto di di pretendere un'estinzione anticipata. Ma se facciamo questo l'intero sistema finanziario ucraino crolla. E se non lo facciamo potrebbe crollare la nostra Banca. Cosa dobbiamo fare? Inoltre il credito di 3 miliardi di Dollari che è stato concesso esattamente un anno fa è vincolato alla condizione che se il debito complessivo dell'Ucraina sale oltre il 60 percento del PIL noi, cioè il ministero delle finanze russo, abbiamo il diritto di pretendere un estinzione anticipata. Se lo facciamo, ancora una volta, il sistema finanziario crollerà. Abbiamo già deciso che non lo faremo. Noi non vogliamo peggiorare la situazione, vogliamo che l'Ucraina si riprenda.
Hubert Seipel: Farà una nuova proposta per l'Ucraina, per la soluzione dei problemi laggiù?
Vladimir Putin: La Signora Cancelliera è totalmente coinvolta in ogni aspetto del conflitto e, come desidero sottolineare ancora una volta, ha fatto molto, per esempio per la soluzione dei problemi nel settore energetico. Per quanto concerne la questione della sicurezza le nostre opinioni e i nostri presupposti sono in gran parte non sempre gli stessi. Ma è chiaro che la Russia e la Repubblica federale tedesca desiderano che la situazione si tranquillizzi. Noi abbiamo un interesse in questo, noi cercheremo di ottenere il rispetto dell'accordo di Minsk. C'è solo una circostanza sulla quale io richiamo sempre l'attenzione. Ci capita sempre di sentire: sono i separatisti prorussi, loro devono fare questo, loro devono fare quello, esercitate la vostra influenza, fatelo così. Io chiedo sempre: e voi cosa avete fatto, per influenzare la vostra clientela a Kiev? Cosa avete fatto? Siete dalla loro parte, sostenete dei comportamenti ostili ai russi? Cosa che fra l'altro è pericolosa. Sarebbe una catastrofe se qualcuno sostenesse segretamente l'ostilità verso i russi in Ucraina. Una catastrofe. Oppure vogliamo cercare soluzioni comuni? Allora dobbiamo avvicinare le nostre posizioni, allora dobbiamo cercare - adesso dico qualcosa che forse in Russia non tutti ascolteranno volentieri - di creare uno spazio politico unitario in queste regioni. Noi siamo pronti a muoverci in questa direzione, ma insieme.
Hubert Seipel: Gli errori degli altri sono difficili da correggere. In realtà si possono correggere solo i propri errori, talvolta.
Domanda al presidente russo: ha fatto errori?
Vladimir Putin: Ascolti, si fanno sempre errori. Negli affari e nella vita privata, tutti fanno qualche errore, ma è questo che conta? Conta reagire per tempo ed in maniera efficace, reagire velocemente a ciò che accade dopo questi errori. Analizzarli, capire che è stato un errore. Modificare il comportamento e andare avanti, non in un vicolo cieco, ma in direzione di una soluzione. Io avevo l'impressione che negli ultimi decenni in generale con l'Europa, fra gli altri con la Repubblica federale tedesca, avessimo fatto questo. Guardi che disposizione d'animo ha regnato negli ultimi 10-15 anni fra la Russia e la Germania. Non so se ci sia mai stata una disposizione d'animo del genere prima - io penso di no e credo che questa sia una base molto buona, un buon fondamento per lo sviluppo non solo di relazioni bilaterali, ma anche di relazioni fra la Russia e l'Europa nel suo complesso e, ancora, per distensione delle relazioni globali.
Hubert Seipel: Signor Presidente, grazie per l'intervista.
Vladimir Putin: (in tedesco) Ringrazio anch'io.
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