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01/12/2014

Coloni e minacce politiche: Israele diviso sullo Stato ebraico

Attacchi di coloni e manifestazioni di protesta hanno scandito il week end di Gerusalemme, a pochi giorni dal voto alla Knesset sul controverso disegno di legge presentato dal governo che punta a trasformare Israele nello “Stato della Nazione ebraica”, innalzando il livello di tensione religiosa e razziale che ormai da mesi si respira nella città divisa.

Questa volta, a essere presa di mira, è stata la scuola mista arabo-ebraica “Hand-in-Hand” di Gerusalemme, data alle fiamme sabato scorso da coloni israeliani che hanno lasciato impressa sui muri la loro firma: gli slogan “Morte agli arabi” e “Non c’è coesistenza con il cancro”, oltre all’emblematico “Kahana aveva ragione” (riferito al rabbino sionista fondatore del partito di estrema destra Kach, espulso dal Parlamento israeliano negli anni ’80 perché razzista, ndr) sono stati ritrovati all’interno dell’istituto per la prima volta, dato che gli attacchi precedenti di coloni si erano limitati a imbrattarne solo i muri esterni.

Nello stesso momento, sempre a Gerusalemme, centinaia di persone si sono riunite per manifestare contro il disegno di legge che rischia di cancellare per sempre la denominazione “democratica” di Israele per renderlo a tutti gli effetti uno stato per soli ebrei. Organizzato da Peace Now, gruppo di osservatori della colonizzazione ebraica nei Territori occupati, il corteo si è radunato di fronte alla residenza del premier Benjamin Netanyahu, promotore della controversa norma, per far risuonare “la voce democratica” di Israele contro “il nazionalismo, il razzismo e l’aggressione” che minacciano di “rovinare il paese”.

La protesta è stata organizzata anche in risposta alla proposta avanzata dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman di dare incentivi finanziari ai palestinesi con cittadinanza israeliana perché si trasferiscano nei Territori occupati, spiegando sul suo profilo Facebook che “quelli (i palestinesi rimasti nelle frontiere del 1948, ndr) che hanno deciso che la loro identità è palestinese potranno restituire la loro cittadinanza israeliana, trasferirsi e diventare cittadini di un futuro Stato palestinese”. “E Israele – ha aggiunto – dovrebbe persino incoraggiarli con incentivi economici”.
 
Non è chiaro a quale futuro “Stato palestinese” si riferisca la dirigenza israeliana, dato che essa sta compiendo ogni sforzo possibile per renderlo invivibile, oltre che nella parte occupata e annessa della città di Gerusalemme, anche nei territori assegnati dal diritto internazionale ai palestinesi, tra demolizioni di abitazioni palestinesi, furti di terra per le colonie e ampliamento costante di vecchi e nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania, senza contare la distruzione metodica di Gaza. E sotto la costante minaccia di annessione di gran parte dei Territori occupati allo stato di Israele.

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