Attacchi di coloni e manifestazioni di protesta hanno scandito il
week end di Gerusalemme, a pochi giorni dal voto alla Knesset sul
controverso disegno di legge presentato dal governo
che punta a trasformare Israele nello “Stato della Nazione ebraica”,
innalzando il livello di tensione religiosa e razziale che ormai da mesi
si respira nella città divisa.
Questa volta, a essere presa di mira, è stata la scuola mista
arabo-ebraica “Hand-in-Hand” di Gerusalemme, data alle fiamme sabato
scorso da coloni israeliani che hanno lasciato impressa sui muri la loro
firma: gli slogan “Morte agli arabi” e “Non c’è coesistenza con il
cancro”, oltre all’emblematico “Kahana aveva ragione” (riferito al
rabbino sionista fondatore del partito di estrema destra Kach, espulso
dal Parlamento israeliano negli anni ’80 perché razzista, ndr) sono
stati ritrovati all’interno dell’istituto per la prima volta, dato che
gli attacchi precedenti di coloni si erano limitati a imbrattarne solo i
muri esterni.
Nello stesso momento, sempre a Gerusalemme, centinaia di persone si
sono riunite per manifestare contro il disegno di legge che rischia di
cancellare per sempre la denominazione “democratica” di Israele per
renderlo a tutti gli effetti uno stato per soli ebrei. Organizzato da
Peace Now, gruppo di osservatori della colonizzazione ebraica nei
Territori occupati, il corteo si è radunato di fronte alla residenza del
premier Benjamin Netanyahu, promotore della controversa norma, per far
risuonare “la voce democratica” di Israele contro “il nazionalismo, il
razzismo e l’aggressione” che minacciano di “rovinare il paese”.
La protesta è stata organizzata anche in risposta alla
proposta avanzata dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman
di dare incentivi finanziari ai palestinesi con cittadinanza israeliana
perché si trasferiscano nei Territori occupati, spiegando sul
suo profilo Facebook che “quelli (i palestinesi rimasti nelle frontiere
del 1948, ndr) che hanno deciso che la loro identità è palestinese
potranno restituire la loro cittadinanza israeliana, trasferirsi e
diventare cittadini di un futuro Stato palestinese”. “E Israele – ha
aggiunto – dovrebbe persino incoraggiarli con incentivi economici”.
Non è chiaro a quale futuro “Stato palestinese” si riferisca
la dirigenza israeliana, dato che essa sta compiendo ogni sforzo
possibile per renderlo invivibile, oltre che nella parte
occupata e annessa della città di Gerusalemme, anche nei territori
assegnati dal diritto internazionale ai palestinesi, tra demolizioni di
abitazioni palestinesi, furti di terra per le colonie e ampliamento
costante di vecchi e nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania, senza
contare la distruzione metodica di Gaza. E sotto la costante minaccia di
annessione di gran parte dei Territori occupati allo stato di Israele.
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