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10/09/2015

Distruggere Napoli per distruggere De Magistris

Non farò complimenti. In discussione ci sono i valori e abbiamo toccato il fondo ma non ci siamo fermati. Il fango ci arriva alla gola.

Pochi giorni fa a Napoli, s’è ucciso un giovane disoccupato. L’ultima vittima di una interminabile catena di tragedie umane, di cui tutti conoscono bene i responsabili morali e politici. Chi sono? I governi nati in contrasto col voto espresso dagli elettori, i governi privi di consenso popolare e di una qualche legittimità costituzionale. Quei governi che hanno calpestato i diritti, oltraggiato la dignità della povera gente, rubato il futuro alle giovani generazioni e negato ogni tutela prevista dalla Costituzione: scuola, lavoro, salute e giustizia sociale.

Lo sanno tutti, ma nessuno ha invocato l’intervento dell’esercito o ha proposto di utilizzare i carabinieri per tenere sotto stretto controllo le camarille, le consorterie politiche e le sedi di partiti trasformati in comitati d’affari. Nessuno ha chiesto di rafforzare i presidi della legalità repubblicana, per impedire a pesci piccoli e grandi di trarre profitto dal disastro causato da Monti, Letta, Renzi e compagnia cantante. Nessuno.

Eppure è da lì che nascono i suicidi, dalla violazione della legalità costituzionale, dalle politiche che distruggono lo stato sociale, dalla cancellazione dello Statuto dei lavoratori, dalla precarietà che regna sovrana nella vita dei nostri ragazzi, da un analfabetismo di valori, che caratterizza la nostra sedicente classe dirigente. E’ in questa condizione di barbarie politica che prospera una criminalità fuori controllo, figlia legittima di quella “mafia capitale”, che ha radici ovunque nel Paese e ha le sue teste pensanti nei gangli del potere economico e politico. Figlia naturale dello stato comatoso della democrazia.

Non c’è angolo del Paese in cui non si muoia per disperazione, ma nessuno ha mai tirato in ballo questioni di sicurezza. Nessuno ha levato la sua voce allarmata, quando la legge Fornero ha sfasciato la vita di centinaia di migliaia di persone perbene, le ha private di stipendi e pensioni, le ha aggredite con violenza inaudita, sacrificandole agli inconfessabili interessi della speculazione finanziaria e alla ferocia delle politiche liberiste. Nessuno ha chiesto l’intervento dei carabinieri. Eppure tutti sanno che per decenni la corruttela politica ha prodotto disperazione sociale e la disperazione ha generato delinquenza e malaffare.

A Napoli in questi giorni c’è stata una sparatoria per strada e un povero ragazzo ci ha rimesso la vita. Non è il primo e non sarà l’ultimo. Dal terremoto a oggi abbiamo avuto migliaia e migliaia di morti ammazzati. Tante vite per quante mazzette si sono intascate, armi vendute e droga spacciata. Sono vite che non si difendono ricorrendo ai carabinieri e all’esercito. La causa e il rimedio sono di natura politica e riguardano le scelte dei governi. Si tratta di interessi nazionali e internazionali, di intrecci perversi tra politica, affari e malaffare, ma la stampa di regime che fa? La stampa di regime tira in ballo De Magistris, che non dà risposte adeguate, non si accorda con Renzi – che è parte decisiva del problema – e non si piega alla logica forsennata e feroce delle destre sfasciste.

Va bene tutto e ci siamo abituati, persino che si speculi sulla morte per trasformarla in consenso, ma è osceno che la lezione morale venga da quel Partito Democratico, che qui a Napoli pensa di candidare chi ha approfittato del condono per dichiararsi innocente, o si è candidato benché non fosse candidabile. Quel partito che a Napoli è riuscito a imbrogliare se stesso, truccando le primarie. E non è tutto, purtroppo, perché alleati del PD in questa penosa manovra ci sono i 5Stelle, che non solo hanno coperto le spalle al PD in Parlamento, quando è stato necessario far passare un’infamia, ma ritengono intellettualmente onesto e politicamente saggio mettere sullo stesso piano chi governa la città con le casse svaligiate e chi l’ha governata per decenni e l’ha svaligiata.

Apriamo gli occhi, perché il gioco è sporco. E ricordiamo: a dar retta ai nemici del sindaco, la camorra è nata a Napoli a giugno del 2011. Ce l’ha portata De Magistris. Viva la stampa libera!

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