“Se esistesse la macchina del tempo, credo che non lo faremmo. Ma a
questo punto non c’era altra strada”. La macchina del tempo non l’hanno
ancora inventata e il rettore dell’Università di Genova, Paolo Comanducci
(che ha cercato in tutti i modi di raggiungere una soluzione utile per
l’ateneo) ha firmato l’accordo per il trasferimento di Ingegneria agli
Erzelli, la cittadella che sorgerà sulle alture del capoluogo ligure. “A
questo punto l’alternativa – spiega ancora – era finire per cause senza
avere una sede”.
Cosa succederà? “Realizzeremo una cittadella delle tecnologia”, ha dichiarato entusiasta l’imprenditore Carlo Castellano,
anima del progetto. “Finirà con un’operazione immobiliare pagata dallo
Stato”, sostengono a bassa voce i critici che non vogliono metterci il
nome. Ci sono voluti quindici anni per giungere a questo punto: a una
firma che sblocca 125 milioni che arriveranno dal governo (Miur) e dalla
Regione. Sulle alture di Genova, oltre alle industrie di alta
tecnologia e alle case, andrà anche la facoltà di ingegneria.
Il progetto Erzelli è salvo, così come si salvano le casse delle imprese che ci avevano investito una fortuna e quelle della Carige che all’epoca di Giovanni Berneschi – l’ex presidente della banca poi finito sotto processo
– avevano fornito quasi 250 milioni di finanziamenti. “Ingegneria aveva
obiettivamente bisogno di una nuova sede”, spiega Comanducci. Molti in
città, però, dubitano che Erzelli fosse quella giusta. Anche perché non
era nata per questo scopo: “Dovremo spendere un’altra ventina di milioni
per il trasloco e per la cosiddetta funzionalizzazione degli
edifici”. In pratica sarà l’università che dovrà adattare gli edifici
alle esigenze didattiche. C’è poi la questione della grande vasca per la
progettazione navale. Era uno dei punti qualificanti dell’opera, ma
rischia di essere tagliata per contenere i costi.
E i soldi pubblici richiesti salgono a 145 milioni. Salvo imprevisti, perché Edoardo Rixi,
assessore allo Sviluppo Economico della giunta Toti, ha messo le mani
avanti: “Noi non metteremo sul piatto più di cinquanta milioni, quindi
servirà comunque un ulteriore impegno del Ministero dell’Università”.
Anche Aristide Massardo, preside di Ingegneria, non ha
mai nascosto le sue perplessità: “Il mio grande timore – ha dichiarato –
è che alla fine Ingegneria si troverà sola agli Erzelli, in un grande
contenitore senza contenuti”. Massardo non nasconde il suo stupore: “Non
ci hanno mai detto: vi diamo 75 milioni per costruire la nuova
università. Hanno sempre detto: vi diamo 75 milioni se andate agli
Erzelli. Non ho mai capito perché”. E il preside di Ingegneria aggiunge:
“Ci sono ancora molti punti da chiarire, a cominciare dalla mobilità.
Devono spiegarci come pensano di far salire migliaia di studenti sulle
alture degli Erzelli, come pensano di fare concorrenza ai politecnici di
Milano e Torino che hanno la stazione dell’alta velocità a due passi.
Con l’autobus? Se non troveremo soluzioni convincenti – conclude
Massardo – credo che sarebbe doveroso abbandonare il progetto. Ma lo
Stato dovrebbe lasciare i fondi a Genova. Anche se sembra molto più
facile ottenere fondi quando c’è di mezzo il mattone, che quando si
investe in ricerca e cervelli”.
Intanto si doveva firmare, perché altrimenti il 25 settembre il
governo avrebbe destinato 75 milioni ad altre città. E Genova non poteva
perdere questo tesoretto.
Il progetto – firmato da Renzo Piano – all’inizio era
parso a tutti una ventata di novità per Genova: tanti spazi per le
imprese e la ricerca, verde e poche case. Poi qualcosa cambiò, crebbe lo
spazio per il residenziale. E l’architetto genovese si sfilò tra le
polemiche. L’allora sindaco Marta Vincenzi raccontò:
“Se parte del mio partito mi ha voltato le spalle e non sono stata
ricandidata, dipende anche dalle modifiche che chiesi per Erzelli”.
Ma cosa ne sarà delle aree liberate dalle indusrie che si
trasferiranno agli Erzelli? “Gli spazi dove c’era Esaote – la società di
Carlo Castellano – diventeranno commerciali”, spiega Stefano Bernini, vicesindaco di Genova e assessore all’Urbanistica. In pratica: un centro commerciale (l’immancabile Coop),
poi forse case e alberghi. Perché avete aperto le porte all’ennesimo
centro commerciale, sempre della Coop? “Siamo riusciti a ottenere che
Esaote non lasciasse Genova e mantenesse gli attuali livelli di
occupazione”.
Ma il polo tecnologico non avrebbe dovuto offrire
posti di lavoro nuovi? Una cosa è certa: Erzelli s’aveva da fare. La
voleva prima di tutti il centrosinistra. Perfino Giorgio Napolitano,
amico ed estimatore di Castellano (Pd), anche da Presidente della
Repubblica si era espresso pubblicamente a favore del progetto. Ma la
volevano anche le banche che avevano fornito finanziamenti da centinaia
di milioni all’operazione. E la voleva anche Roberto Cingolani,
direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (sostenitore
del candidato Pd in Regione, Raffaella Paita), uno dei pochi fiori
all’occhiello rimasti a Genova.
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