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21/09/2015

Yemen - La coalizione avanza, Sana'a rischia il suo passato


Un anno fa i ribelli Houthi occupavano Sana’a per protestare contro la loro esclusione dal famoso “dialogo nazionale” e chiedere la formazione di un nuovo governo: le Nazioni Unite si erano allora impegnate in un accordo che vedeva dei consiglieri Houthi entrare nel nuovo gabinetto. Nel gennaio scorso, a patto non rispettato, il gruppo sciita rientrava nella capitale e la occupava definitivamente. Oggi, dopo sei mesi di raid della coalizione anti-sciita guidata dall’Arabia Saudita, gli Houthi sono ancora a Sana’a e la guerra che il presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi ha preferito al dialogo ha causato quasi 5 mila vittime, secondo gli ultimi dati Onu.

Ma la fase finale del conflitto è alle porte: la coalizione guidata da Riyadh, che ai raid aerei cominciati lo scorso marzo ora affianca anche decine di migliaia di soldati a terra, è pronta a marciare su Sana’a. Dopo aver sferrato l’attacco su Ma’rib, dove due settimane fa gli Houthi avevano ucciso 60 tra soldati emiratini, sauditi e bahreiniti, ora i carri armati del Golfo si preparano a riconquistare la capitale yemenita con il supporto dei raid aerei.

I bombardamenti sono cominciati venerdì sera e hanno colpito varie zone della capitale, tra cui il Ministero dell’Interno, la residenza dell’ambasciatore dell’Oman, il campo delle Guardie d’Onore e il quartiere residenziale di al-Fulayihi, Patrimonio mondiale dell’Umanità. Secondo l’agenzia stampa Saba, controllata dagli Houthi, i morti sono stati 30 e i feriti oltre 120. Non è la prima volta che i jet sauditi aprono il fuoco sul centro storico di Sana’a, protetto dall’Unesco: lo scorso giugno un raid aveva sbriciolato tre antichi edifici nel quartiere di al-Qassimi.

A quanto pare, gli appelli dell’Unesco a difendere il patrimonio architettonico del paese si sono rivelati inutili. Secondo Anna Paolini, rappresentante dell’agenzia Onu in Yemen e nel Golfo intervistata dal portale Middle East Eye, “nonostante la tecnologia avanzata di cui dispone l’Arabia Saudita, in guerra, come abbiamo visto in Iraq, non c’è mai una precisione al 100 per cento nel colpire gli obiettivi”. La Convenzione del 1954 per la “Protezione della proprietà culturale in caso di conflitto armato”, poi, non viene rispettata da nessuna delle parti: “Gli Houthi nascondono le armi negli edifici storici – ha aggiunto – e questo li rende un obiettivo per i raid”.

E’ insorto il Comune di Sana’a: in un comunicato diffuso sabato dalla Saba, il consiglio cittadino ha denunciato “l’attacco barbarico” perpetrato dalla coalizione anti-Houthi contro la Città Vecchia, definito “non solo un attacco contro gli yemeniti, la loro storia e la loro civiltà” ma anche contro “la storia e il patrimonio del mondo”. Ma è solo l’inizio: nonostante gli Houthi si siano detti pronti al dialogo, il presidente Hadi ha rifiutato nuovamente la proposta fatta dall’inviato Onu in Yemen Ismail Ould Cheikh Ahmad per un tavolo negoziale tra fazioni yemenite e paesi della regione. Tremano gli abitanti di Sana’a: “L’Arabia Saudita – ha detto uno di loro a Middle East Eye – distruggerà tutto”.

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