di Michele Giorgio – Il Manifesto
Benyamin
Netanyahu torna soddisfatto da Mosca. Ha ottenuto più o meno quanto
cercava dall’incontro di ieri con Vladimir Putin. Il presidente
russo ha accettato un “meccanismo” volto a prevenire conflitti
tra i due Paesi. Ha assicurato che l’accresciuto impegno militare di
Mosca in Siria è finalizzato solo ad assistere l’alleato Bashar
Assad.
Replicando allo scenario descritto da Netanyahu di un Iran che,
assieme al movimento sciita Hezbollah, starebbe costituendo con
l’assenso di Assad basi di attacco a ridosso del Golan allo scopo di
attaccare Israele, Putin ha spiegato che Damasco è sommersa
da problemi talmente enormi che non ha interesse ad aprire un secondo
fronte di guerra con Israele. «Ma comprendo le vostre
preoccupazioni», ha poi aggiunto lasciando intendere che la Russia
terrà in piena considerazione le esigenze di “sicurezza” di
Israele.
Al termine dei colloqui Netanyahu si è messo in contatto
telefonicamente con i media del suo Paese. «Il mio obiettivo era
quello di evitare incomprensioni tra le forze dell’Idf (le forze
armate israeliane,ndr) e le forze russe. Abbiamo stabilito un
meccanismo per prevenire tali equivoci. Questo è molto
importante per la sicurezza di Israele», ha spiegato ai
giornalisti. In sostanza Mosca non limiterà in alcun modo la
libertà di azione dell’aviazione dello Stato ebraico che ha colpito in
Siria dove e quando ha voluto negli ultimi anni, prendendo di mira
presunti convogli di armi destinate a Hezbollah e “postazioni
filo iraniane” a ridosso del Golan occupato. La Russia
inoltre non consegnerà a Damasco i suoi sofisticati sistemi di
difesa antiaerea, tanto temuti da Tel Aviv e Washington.
«Sono qui per la complicata situazione nel campo della sicurezza,
che sta diventando sempre più complessa. Israele e la Russia hanno
interessi comuni, assicurare la stabilità nel Medio Oriente», ha
detto il primo ministro israeliano. Il leader russo gli ha risposto
che «Molte persone dell’ex Unione Sovietica vivono nello Stato di
Israele e questo ha un impatto speciale sulle nostre relazioni
bilaterali. Le azioni della Russia nella regione saranno sempre
responsabili».
Parole che hanno rassicurato Netanyahu partito assieme al capo
di stato maggiore Gady Eisenkot e al capo dell’intelligence militare
Hertzy Halevi, proprio per sottolineare l’importanza che Israele
attribuisce all’ingresso russo sulla scena della guerra civile
siriana. Il meccanismo concordato a Mosca prevederebbe
anche attenti controlli della Russia per impedire che le sue armi
sofisticate finiscano ai guerriglieri di Hezbollah, sino ad oggi
fondamentali per la tenuta dell’esercito governativo siriano.
Tel Aviv afferma che questo appoggio di Hezbollah prevede una
“ricompensa” da parte siriana: il via libera ai combattenti sciiti
per l’apertura nella Siria meridionale, a breve distanza dalle linee
dell’armistizio del Golan, di basi di attacco contro Israele.
A inizio dell’anno, un elicottero da combattimento di Tel Aviv
uccise una dozzina di ufficiali di Hezbollah e un generale
iraniano diretti nella Siria meridionale. Un raid al quale il
movimento sciita replicò qualche settimana dopo attaccando una
pattuglia israeliana lungo il confine con il Libano.
Dai colloqui di Mosca non esce soddisfatto solo
Netanyahu. Putin concordando il “meccanismo” con Netanyahu e
assicurando che le forze aeree israeliane potranno agire
indisturbate in Siria, ritiene di aver fornito sufficienti
garanzie a Stati Uniti, Francia e altri Paesi occidentali sulle
finalità del suo intervento militare.
L’incontro ieri è avvenuto mentre si diffondeva la notizia di
colpi di mortaio sparati contro l’ambasciata russa a Damasco con
ogni probabilità da miliziani di Jaish al Islam, una formazione
jihadista che opera nella zona di Ghoutha, una vasta area a Est della
capitale siriana. Non è la prima volta che l’ambasciata russa finisce
sotto attacco delle forze islamiste schierate contro Assad. Il
ministero degli esteri di Mosca ha auspicato una netta presa di
posizione da parte di tutti i membri della comunità
internazionale, incluse le parti regionali, contro questi
ripetuti attacchi alla sede diplomatica russa.
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