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23/09/2015

Siria - Putin non ostacolerà i raid israeliani

di Michele Giorgio – Il Manifesto

Benya­min Neta­nyahu torna sod­di­sfatto da Mosca. Ha otte­nuto più o meno quanto cer­cava dall’incontro di ieri con Vla­di­mir Putin. Il pre­si­dente russo ha accet­tato un “mec­ca­ni­smo” volto a pre­ve­nire con­flitti tra i due Paesi. Ha assi­cu­rato che l’accresciuto impe­gno mili­tare di Mosca in Siria è fina­liz­zato solo ad assi­stere l’alleato Bashar Assad.

Repli­cando allo sce­na­rio descritto da Neta­nyahu di un Iran che, assieme al movi­mento sciita Hez­bol­lah, sta­rebbe costi­tuendo con l’assenso di Assad basi di attacco a ridosso del Golan allo scopo di attac­care Israele, Putin ha spie­gato che Dama­sco è som­mersa da pro­blemi tal­mente enormi che non ha inte­resse ad aprire un secondo fronte di guerra con Israele. «Ma com­prendo le vostre pre­oc­cu­pa­zioni», ha poi aggiunto lasciando inten­dere che la Rus­sia terrà in piena con­si­de­ra­zione le esi­genze di “sicu­rezza” di Israele.

Al ter­mine dei col­lo­qui Neta­nyahu si è messo in con­tatto tele­fo­ni­ca­mente con i media del suo Paese. «Il mio obiet­tivo era quello di evi­tare incom­pren­sioni tra le forze dell’Idf (le forze armate israeliane,ndr) e le forze russe. Abbiamo sta­bi­lito un mec­ca­ni­smo per pre­ve­nire tali equi­voci. Que­sto è molto impor­tante per la sicu­rezza di Israele», ha spie­gato ai gior­na­li­sti. In sostanza Mosca non limi­terà in alcun modo la libertà di azione dell’aviazione dello Stato ebraico che ha col­pito in Siria dove e quando ha voluto negli ultimi anni, pren­dendo di mira pre­sunti con­vo­gli di armi desti­nate a Hez­bol­lah e “posta­zioni filo ira­niane” a ridosso del Golan occu­pato. La Rus­sia inol­tre non con­se­gnerà a Dama­sco i suoi sofi­sti­cati sistemi di difesa anti­ae­rea, tanto temuti da Tel Aviv e Washington.

«Sono qui per la com­pli­cata situa­zione nel campo della sicu­rezza, che sta diven­tando sem­pre più com­plessa. Israele e la Rus­sia hanno inte­ressi comuni, assi­cu­rare la sta­bi­lità nel Medio Oriente», ha detto il primo mini­stro israe­liano. Il lea­der russo gli ha rispo­sto che «Molte per­sone dell’ex Unione Sovie­tica vivono nello Stato di Israele e que­sto ha un impatto spe­ciale sulle nostre rela­zioni bila­te­rali. Le azioni della Rus­sia nella regione saranno sem­pre respon­sa­bili».

Parole che hanno ras­si­cu­rato Neta­nyahu par­tito assieme al capo di stato mag­giore Gady Eisen­kot e al capo dell’intelligence mili­tare Her­tzy Halevi, pro­prio per sot­to­li­neare l’importanza che Israele attri­bui­sce all’ingresso russo sulla scena della guerra civile siriana. Il mec­ca­ni­smo con­cor­dato a Mosca pre­ve­de­rebbe anche attenti con­trolli della Rus­sia per impe­dire che le sue armi sofi­sti­cate fini­scano ai guer­ri­glieri di Hez­bol­lah, sino ad oggi fon­da­men­tali per la tenuta dell’esercito gover­na­tivo siriano. Tel Aviv afferma che que­sto appog­gio di Hez­bol­lah pre­vede una “ricom­pensa” da parte siriana: il via libera ai com­bat­tenti sciiti per l’apertura nella Siria meri­dio­nale, a breve distanza dalle linee dell’armistizio del Golan, di basi di attacco con­tro Israele.

A ini­zio dell’anno, un eli­cot­tero da com­bat­ti­mento di Tel Aviv uccise una doz­zina di uffi­ciali di Hez­bol­lah e un gene­rale ira­niano diretti nella Siria meri­dio­nale. Un raid al quale il movi­mento sciita replicò qual­che set­ti­mana dopo attac­cando una pat­tu­glia israe­liana lungo il con­fine con il Libano.

Dai col­lo­qui di Mosca non esce sod­di­sfatto solo Neta­nyahu. Putin con­cor­dando il “mec­ca­ni­smo” con Neta­nyahu e assi­cu­rando che le forze aeree israe­liane potranno agire indi­stur­bate in Siria, ritiene di aver for­nito suf­fi­cienti garan­zie a Stati Uniti, Fran­cia e altri Paesi occi­den­tali sulle fina­lità del suo inter­vento militare.

L’incontro ieri è avve­nuto men­tre si dif­fon­deva la noti­zia di colpi di mor­taio spa­rati con­tro l’ambasciata russa a Dama­sco con ogni pro­ba­bi­lità da mili­ziani di Jaish al Islam, una for­ma­zione jiha­di­sta che opera nella zona di Ghou­tha, una vasta area a Est della capi­tale siriana. Non è la prima volta che l’ambasciata russa fini­sce sotto attacco delle forze isla­mi­ste schie­rate con­tro Assad. Il mini­stero degli esteri di Mosca ha auspi­cato una netta presa di posi­zione da parte di tutti i mem­bri della comu­nità inter­na­zio­nale, incluse le parti regio­nali, con­tro que­sti ripe­tuti attac­chi alla sede diplo­ma­tica russa.

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