Sabato 26 settembre a Roma, la campagna Eurostop ha convocato una riunione con tutte le realtà e i soggetti interessati a sviluppare anche nel nostro paese una iniziativa politica e di massa per l’uscita dall’Unione Europea e dall’Eurozona.
La discussione si è incentrata sulla possibilità di dare vita ad una Piattaforma anti Ue e antieuro di segno anticapitalista e sulla proposta di tenere su questo obiettivo una assemblea nazionale nelle prossime settimane.
E’ stato un elemento di consapevolezza comune il fatto che il risultato delle ultime elezioni in Grecia, con la riconferma di Tsipras, non aiuta affatto questo percorso, al contrario sembra voler rafforzare una sorta di ineluttabilità della permanenza dei vari paesi – e soprattutto di quelli più colpiti dalle misure antipopolari della Troika – dentro il quadro dell’Unione Europea e della zona euro, al massimo cercando di mitigare gli eccessi dell’austerità. Segnali analoghi sembrano arrivare anche dalla proposta di Podemos in Spagna, contrastati da segnali diversi solo dalla sinistra indipendentista in Catalogna o da meeting come quello in cantiere a metà ottobre a Barcellona convocato dalla Piattaforma uscire dall’euro.
Sul piano politico italiano poi, la filiera della sinistra europea (Sel, Prc etc.) ha riconfermato di non voler praticare il terreno della rottura ma quello della riformabilità della Ue e dell’Eurozona, traendo dal risultato greco solo la spinta per accelerare il processo di formazione di una coalizione elettorale riformista come unico orizzonte della sinistra e dei movimenti di lotta nel paese.
Dunque una piattaforma e un movimento contro la Ue e l’euro, non potrà – almeno nel breve periodo – che agire in controtendenza.
Uno dei problemi emersi nella discussione è che anche in presenza di una larga convergenza sui contenuti di tale piattaforma, fino ad oggi non si è riusciti a procedere. Una parte dei problemi nasce sulle ipotesi di soluzioni alternative alla fuoriuscita dalla Ue e dall’euro, un’altra parte sulle modalità di azione. Possiamo affermare che c’è una esigenza diffusa e convergente che, tuttavia, non riesce a darsi continuità e forme di coordinamento stabili, ad esempio come dopo la campagna per il controsemestre europeo a guida italiana e la manifestazione del 28 giugno 2014.
La discussione è entrata nel merito di molti aspetti: è stato deciso di includere nella piattaforma anche la fuoriuscita dalla Nato e dal sistema di guerra (appoggiando la mobilitazione nazionale del prossimo 24 ottobre a Napoli contro le manovre Trident Juncture 2015) e di costruire un percorso condiviso per arrivare al primo passaggio pubblico dell’assemblea nazionale (data provvisoria proposta è quella di sabato 7 novembre).
Alcuni interventi hanno sottolineato la necessità di mettere in piedi momenti di discussione su questi temi a livello locale prima dell’assemblea per poter allargare il confronto e l’inclusione di realtà, collettivi, strutture sociali e sindacali nella definizione della piattaforma e del percorso. Ma è stato anche affermato che la piattaforma, pur confrontandosi a tutto campo, non possa recedere dagli obiettivi definiti e dirimenti sulla uscita dalla Ue, dall’euro e dalla Nato.
Alcuni interventi hanno proposto una strategia dell’attenzione verso la proposta del “piano B” emersa a Parigi (Lafontaine, Varoufakis, Melenchon, Fassina), una piattaforma non del tutto coincidente con quella della nostra discussione ma comunque più avanzata di quelle messe in campo dalla sinistra europea. Altri interventi hanno indicato una analoga strategia dell’attenzione verso quei settori del M5S che sulla uscita dall’euro e dalla Ue si sono mostrati più sensibili.
E’ stato anche richiamato un paragone storico tra la posizione che rifiuta la visione europeista e quella che invece vi si è completamente adeguata: il voto sui crediti di guerra nel 1915, quando le minoranze rivoluzionarie si schierarono contro il sostegno della socialdemocrazia ai propri governi impegnati nella guerra. Una posizione minoritaria che si divise anche al suo interno tra chi rinviava la disobbedienza alla guerra ad una simultaneità di tutti i paesi coinvolti e chi affermava quanto fosse importante che anche un singolo paese uscisse unilateralmente dalla guerra. Oggi su molti aspetti la discussione sulle soluzioni alternative alla permanenza nella gabbia imperialista della Ue e dell’Eurozona o della Nato richiama nuovamente scelte decisive.
Si è deciso di avviare un lavoro di contatto “corpo a corpo” con tutte le realtà non presenti alla riunione del 26 settembre a Roma ma che si sono dette comunque interessate. A tale scopo viene riconvocata una riunione nazionale a Roma per sabato 17 ottobre alle ore 10.30 nei locali di via Giolitti 231 (vicino stazione Termini) per potere sciogliere i nodi irrisolti, verificare i contatti e le risposte ottenute e procedere alla convocazione dell’assemblea nazionale che si dovrebbe tenere nella prima metà di novembre.
Alla prima riunione erano presenti le seguenti realtà e soggettività:
Giorgio Cremaschi, Eurostop, Ernesto Screpanti (economista), Collettivo Militant/Nst, Casa del Popolo "Tanas", Ross@, Rete No War, Sinistra No Euro, Campagna Noi Restiamo, Rete dei Comunisti, Ugo Boghetta (Cpn del Prc), Usb, minoranza Cgil, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista d'Italia
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