Odiare Michele Serra è facile: lui viene
pagato per scrivere un post di Facebook al giorno su di un giornale, e
per di più (probabilmente a ragione) scrive libri per perculare noi, che
i post di Facebook li scriviamo gratis su Facebook.
Criticare Michele Serra, quando scrive un post come questo (scusate, non mi riesce di chiamarlo editoriale), è altrettanto facile. Certo, Putin piace, come scrive Serra, a molti “appassionati di maniere forti”, ma questo avviene solo perché codesti supposti trogloditi, al pari del raffinatissimo intellettuale di
Repubblica, sono culturalmente incapaci di raffigurarsi un sistema
etico ed estetico diverso da quello in cui vivono, e si divertono gli
uni ad incensare e gli altri a flagellare una immagine caricaturale
prodotta dai limiti di entrambi.
Ma la cosa più facile di tutti è compatire Michele Serra, perché è
chiaro che quest’uomo, alla fine del 2015, giudica ancora i protagonisti
della politica internazionale sulla base di un parametro infallibile:
come si ponevano nei confronti di Berlusconi?
4 anni dopo che Berlusconi è stato travolto come un vecchio cercatore di
funghi lungo un sentiero boschivo dal branco di cinghiali dell’Unione
Europea, calpestato dallo spread e lasciato mezzo morto nel
sottobosco, riverso in una pozzanghera di fango e prataioli schiacciati,
Michele Serra (e tanti cosiddetti “di sinistra” assieme a lui) si
aggirano nei summit mondiali e misurano gli statisti con il berlusconiometro.
Berlusconi aveva fatto battutacce su di te? Hai vinto un buono per distruggere quattro paesi.
Berlusconi ti portava a pesca e vi provavate i colbacchi assieme? Mi
spiace: possono ammazzare i tuoi compatrioti, possono abbattere i tuoi
aerei, possono mitragliare i tuoi piloti mentre cercano di salvarsi, e
tu devi stare muto. Muto.
Hai stretto la mano a un tizio che si scopava una troia di nome Ruby.
E Michele non te lo perdonerà. Mai.
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