Procuratevi tutti una copia di oggi
(ieri, Ndr) del Sole24ore. L’articolo di Claudio Gatti finalmente dice
QUALCOSA sulla guerra in Medio Oriente.
Questo articolo, uscito sul giornale dei
padroni con annesso una piccola appendice sulle cosiddette
“reminiscenze” neo-ottomane di Erdogan sono un segnale. Solo la stampa
italiana parla del presidente turco in questi termini.
Significa che il capitale
italiano, forse più di quello turco, ha interesse a rievocare vecchi
conflitti di potere nella regione.
L’Italia ha perso molto con la “scesa in campo” dell’asse Turchia-Qatar, a partire dalla guerra in Libia.
Come ho più volte detto nei mesi precedenti, la Turchia e il Qatar avevano, per motivi diversi ma convergenti, interessi sovrapposti nel medio termine. Il che non è cosa da poco. Questo ha portato i due paesi a cercare una strategia comune nella regione. Prima sostenendo il rovescio del regime egiziano per favorire il loro “agente” Morsi, poi rovesciando manu militari il regime di Gheddafi e finanziando qualsiasi gruppo capace di destabilizzare la Siria del partito Ba’ath. In un primo momento le mosse sembravano essere tutte vincenti, ma l’improbabile accoppiata imperialistica ha presto incontrato i contrappesi delle altre forze regionali. Gli Stati Uniti hanno in un primo momento tollerato queste manovre, per poi tradire le aspettative dell’alleanza.
La Francia lo stesso. Entrambi hanno
realizzato che il piano era troppo incontrollabile e praticamente
contrario ai loro interessi strategici, benché tatticamente utile. Così
Morsi è stato rovesciato ed è stato rimpiazzato da un governo
“tradizionalmente” filo-americano. Tripoli è stata occupata da un ex
generale di Gheddafi piazzato dalla CIA. In Siria invece sono iniziati i
bombardamenti contro i terroristi “troppo zelanti” dell’ISIS.
L’Italia
in tutto ciò ci ha solo rimesso. Per questo motivo Renzi è pienamente
sostenuto dalla Confindustria che intervista anche Casini, anche lui
portavoce della stessa linea.
L’Italia ci ha rimesso nel suo complesso
prima con l’embargo contro la Russia, poi con la perdita di Gheddafi
che dopo la pacificazione voluta da Berlusconi fruttava moltissimo con
trattamenti molto a favore dei capitali italiani a fronte degli altri
capitali occidentali. Infine ci ha rimesso con la crisi degli immigrati.
L’Italia così decide di collaborare nella “lotta contro il terrorismo
puntando il dito su chi finanzia e sostiene i terroristi”: è il modo diplomatico per dire che non ci è piaciuta la complicità americana nei disegni che hanno colpito i nostri interessi.
Tuttavia i proletari italiani non devono
pensare che l’Italia renziana stia lavorando per la pace e contro il
terrorismo in modo più “serio” degli altri. L’Italia non è contraria al terrore, è semplicemente a favore dei propri interessi imperialistici. Vorrebbe
un rapporto più amichevole con la Russia per poter riaprire al più
presto il commercio con il paese, vorrebbe un ritorno alla stabilità e
riconquistare possibilmente i propri privilegi in Libia.
Non è contro il terrore perché intanto
ha inviato aerei pieni di bombe all’Arabia Saudita, che sta radendo al
suolo Sana’a commettendo forse il più grande massacro di civili
dall’inizio del millennio. Anche l’Italia quindi partecipa alla guerra,
sebbene con i propri distinti interessi. Contro la guerra i proletari
devono organizzarsi nelle proprie istituzioni di classe!
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