Il capo di 'Jaysh al Islam' – 'Esercito dell'islam' – una delle più importanti formazioni armate dell'insorgenza jihadista siriana, Zahran Aloush, è stato ucciso in un raid aereo che ha preso di mira il quartier generale del gruppo nei sobborghi di Damasco, dove era in corso un summit di capi dell'organizzazione. Insieme ad Aloush sono morti anche altri leader, fanno sapere fonti dello stesso gruppo fondamentalista secondo il quale a bombardare la zona con una decina di missili sarebbero stati alcuni caccia russi. La morte di Alloush è stata confermata su Twitter dalla Coalizione Nazionale Siriana, una coalizione di gruppi dell'opposizione al governo Assad sostenuta dall'estero.
'Jaysh al Islam', che conta su alcune migliaia di combattenti addestrati e armati (secondo varie stime circa 15 mila), è il più grande dei gruppi ribelli attivi in Siria ed è considerato quello meglio organizzato.
Prima di fondare 'Jaysh al Islam', Alloush aveva fondato 'Liwa al-Islam' (cioè 'la Brigata dell'islam') con il padre Abdallah, salafita siriano che vive in Arabia Saudita, paese che più di tutti nell'area sostiene la formazione fondamentalista che controlla la zona di Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, ed è fautore di un proprio Stato Islamico. Nei giorni scorsi il gruppo aveva partecipato anche al summit di Riad per la nascita della coalizione a guida saudita alla quale per ora hanno aderito 34 paesi, tutti governati da regimi sunniti.
La morte di Alloush rappresenta un duro colpo per la strategia di Arabia Saudita e Turchia che stanno tentando di rafforzare il loro controllo su alcune aree della Siria, attraverso i gruppi combattenti controllati dalle potenze sunnite, allo scopo di contrastare l'avanzata delle forze governative siriane e di quelle che le sostengono (Hezbollah principalmente, ma anche milizie sciite iraniane e volontari siriani).
Dal nord est della Siria è giunta intanto la notizia che lo Stato islamico ha liberato oggi 25 ostaggi assiri, appartenenti a una minoranza etnica di fede cristiana, in cambio del pagamento di un riscatto. I liberati apparterrebbero al gruppo di oltre 200 assiri rapiti dall’Isis alla fine di febbraio nella città di Tel Tamr e nei dintorni, nella provincia nordorientale di Hasaka. Lo scorso 9 gennaio i jihadisti avevano liberato altri 25 assiri nella provincia di Hasaka dopo che la Chiesa assira dell’est aveva pagato un riscatto, secondo quanto aveva rivelato allora a Efe il comandante del Consiglio militare siriaco siriano, Kino Gabriel.
In base ad un accordo raggiunto con la mediazione dell’Onu, circa duemila jihadisti, compresi miliziani dello Stato Islamico e di al Nusra (branca siriana di al Qaeda), dovrebbero essere a breve evacuati, a bordo di 18 autobus, dal campo profughi palestinese di Yarmouk, in un grande sobborgo a sud di Damasco, dove si trovano assediati dalle forze lealiste e da alcune formazioni combattenti palestinesi. Lo ha annunciato la televisione di Hezbollah in Libano, ripresa da media israeliani.
Secondo le informazioni – pubblicate da Ynet - diciotto autobus sono giunti nell’area di al Qadm, per caricare a bordo circa 1.500 miliziani e loro familiari dal campo profughi palestinese di Yarmouk e dalla vicina zona di Hajar al Aswad – una roccaforte dello Stato Islamico – e per trasferirli in altre zone sotto il controllo del Califfato e di altri gruppi radicali.
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