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25/12/2015

La questione del presepe. Noi e gli islamici

Lo scontro sulla questione del presepe nelle scuole mi suggerisce una serie di riflessioni sul tema che, a mio avviso, è stato indebitamente gonfiato, facendone quasi una questione politica di prima importanza. Come laico ed ateo sono indifferente al tema: se qualcuno vuol fare il presepe, anche in una scuola, non vedo perché dovrei oppormi, vice versa, se una scolaresca in maggior parte islamica o di altra confessione, chiedesse di non farlo, non vedo perchè dovremmo imporglielo.

E qui l’errore di partenza l’ha fatto quel preside “politicamente corretto” che ha deciso lui per i suoi studenti che il presepe sarebbe stato una offesa agli allievi islamici. E perché mai? Non pare che nessuno glielo avesse chiesto. Di solito, politicamente corretti, pacifisti, non violenti ecc. sono poco intelligenti e fanno pasticci peggiori dei guai che vorrebbero evitare. E questo preside non fa eccezione.

Il presepe è sì un pezzo della tradizione religiosa cattolica, però è anche un pezzo di cultura del nostro paese allo stesso modo in cui lo è la musica sacra, il campanile di Giotto, gli affreschi di Michelangelo e gli inni sacri di Mazoni. Che facciamo? Proibiamo l’esecuzione di Adeste Fideles e veliamo la volta della cappella Sistina? Per piacere non diciamo scemenze.

Il problema non è far scomparire la nostra cultura, ma semmai far conoscere quella islamica ai nostri ragazzi per favorire la conoscenza dei rispettivi bagagli culturali. E se gli islamici si offendono? Nessun problema: quella è la porta e si accomodino fuori – se non sono cittadini italiani –. Se, invece sono nostri cittadini, ricordino che lo sono di un paese che garantisce la libertà della cultura e della scelta religiosa e si adattino. Su certe cose è bene essere netti per non far nascere equivoci.

Anche perché certe fesserie politicamente corrette, finiscono per dare argomenti pericolosi agli islamofobi, ma, ripeto, non vedo cortei di islamici indignati che vogliono velare crocifissi e distruggere presepi. Certe fesserie stanno solo nella testa di alcuni presidi ed insegnanti.

In questo paese si passa da un estremo all’altro senza mai riflettere sulle cose. Questo mi richiama alla memoria una velina dell’Ufficio Affari Riservati che lessi una ventina di anni fa: l’11 dicembre 1954 lo Uaarr inviava un appunto all’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Oscar Luigi Scalfaro riguardante l’Associazione Pionieri Italiani, l’organizzazione scoutistica fondata dal Pci e forte di 140.000 aderenti, particolarmente sorvegliata perchè sospettata di essere il serbatoio di giovani e giovanissimi cui il Pci avrebbe attinto in caso di lotta armata, ma qui si parla d’altro.

Alla nota era allegata una circolare del “comitato per la organizzazione e l’educazione democratica dei giovanissimi”, della direzione del Pci, indirizzata alle strutture periferiche e collaterali, nella quale si impartivano direttive per il potenziamento dell’Api, in occasione delle festività natalizie (l’Epifania è il giorno in cui quasi tutte le organizzazioni scoutistiche del mondo festeggiano la “Promessa del Pioniere”). Ma, osserva l’astuto funzionario dello Uaarr: “Pur facendo aperto riferimento alla tradizione religiosa di alcune delle dette festività ed evitando qualsiasi accenno palese alla politica, le direttive in esame, nel sollecitare una particolare diffusione di libri per ragazzi editi dalle “organizzazioni democratiche” e nel suggerire di incrementare la effettuazione dell’ “albero di Natale” e di “Babbo Natale” anziché del Presepe, tradiscono la loro impostazione laica e le vere finalità politiche perseguite.”

Diabolici comunisti, hanno arruolato anche Babbo Natale! E non rispettano neanche il Presepe, peraltro scritto con tanto di maiuscola. Ma forse non era solo il Pci a minacciare le tradizioni natalizie del nostro paese. Come si sa, il presepe è una forma celebrativa tipicamente cattolica, mentre i protestanti, presso i quali è proibito il culto delle immagini, vi preferiscono l’albero di Natale, che appartiene al folklore nordico. Nelle case italiane non c’era partita fra albero e presepe che trionfava dappertutto, l’inversione di tendenza si era avviata solo dopo la fine della guerra. Ma ad innescarla, minacciando la supremazia natalizia del bue e dell’asinello, però, non erano state le orde di Mosca, bensì quelle più amichevoli degli anglo-americani, appunto, protestanti.

I preti non l’avevano presa bene e, chi ha superato i sessanta – come haimè il sottoscritto – ricorda le rampogne degli insegnanti di religione contro quella nuova usanza così diseducativa. Laici e Pci, al contrario, l’avevano accolta con simpatia, forse solo per dispetto ai preti.

Il nemico del presepe non era il Pci, ma il processo di modernizzazione che avvicinava il nostro paese alle società del Nord Europa e del Nord America, allineandolo anche nei simboli. Ma questo forse sfuggiva all’anonimo ed occhiuto dirigente di polizia che scriveva in una mattinata del dicembre 1954.

Ora mi sembra che siamo caduti nell’eccesso opposto, proibendo il presepe. Ma possibile che non si riesca mai ad essere equilibrati e fare le cose nel rispetto della libertà culturale?

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