Non porta il timbro della Procura della Repubblica ma politicamente è forse più pesante. E’ il messaggio inviato da una affollatissima assemblea popolare tenutasi oggi sulla piazza del Campidoglio per ribadire che Roma vuole cambiare, ma che la giunta Raggi sembra ancora lontanissima dalla discontinuità necessaria per realizzare il cambiamento auspicato (votato e voluto) da centinaia di migliaia di abitanti della Capitale nelle ultime elezioni. Il segnale mandato oggi dalla giunta è stato il peggiore. Un Campidoglio blindato da uno spiegamento esagerato di polizia, la Sala della Protomoteca – dove doveva tenersi l’assemblea – chiusa dalla polizia che consentiva l’accesso solo ai dipendenti comunali, il veto posto a tutti i membri della Giunta e della maggioranza M5S di partecipare all’assemblea. L’assemblea a quel punto si è dovuta tenere sulla piazza posizionandosi sulla scalinata laterale come una sorta di anfiteatro.
Quasi trenta interventi rigorosamente di cinque minuti l’uno, hanno visto alternarsi un intero mondo, il “mondo di sotto” fatto di tramvieri dell’Atac e gente della periferia, di netturbini dell’Ama e maestre comunali, di giovani dei centri sociali e inquilini dei Piani di Zona, un mondo che in molti casi ha avuto fiducia e maturato aspettative sul programma del M5S nel cambiamento da realizzare a Roma, che ha atteso i primi 100 giorni di governo per portare in piazza le proprie proposte con l’auspicio di poterle confrontare con una Giunta comunale bersagliata dai poteri forti e osteggiata da una macchina amministrativa fortemente permeata dai meccanismi che hanno reso possibile Mafia Capitale, ma che si è trovato davanti una Giunta comunale che oggi ha dato prova di idiozia politica. E’ difficile trovare un’altra definizione che renda l’idea.
Quattro introduzioni curate dalle organizzazioni che hanno promosso l’assemblea in Campidoglio (Carovana delle Periferie, Decide Roma, Forum Salviamo il Paesaggio, Unione Sindacale di Base), hanno aperto i lavori di una vera e propria agorà partecipata e appassionata.
Via via tutte le questioni sono state portate all’attenzione da decine di comitati ed organismi popolari o sindacali. “Oggi in Campidoglio si sono incontrati comitati territoriali, reti sociali, organizzazioni sindacali, spazi sociali autogestiti che hanno guardato con interesse e convinzione al fatto che dopo le ultime elezioni Roma vuole, possa e debba cambiare. Ma per farlo non basta cambiare il governo della città. È indispensabile liberarsi dei vincoli del patto di stabilità, ingaggiare una battaglia per le risorse da destinare ai servizi, alla mobilità, al ciclo dei rifiuti” – è scritto nella mozione finale approvata dall’assemblea.
Con oggi i promotori intendono avviare quello che definiscono un “processo” di costruzione della partecipazione popolare alle decisioni sulle scelte decisive sul futuro di Roma, un processo che prevede a novembre una settimana di assemblee popolari costitutive nei Municipi e un nuovo appuntamento in Campidoglio a gennaio per fare sintesi di quanto si è deliberato nei territori e fare una verifica definitiva con la giunta Raggi. “Una settimana di assemblee popolari dentro i municipi per discutere e decidere come fare pesare nelle scelte della nuova giunta comunale di Roma le questioni poste oggi a questa assemblea, in particolare: la rinegoziazione del micidiale debito del comune, lo stop alla cementificazione, alle privatizzazioni delle aziende municipalizzate, la fine di ogni complicità con i Piani di Zona, la moratoria di sfratti e sgomberi contro famiglie senza casa e spazi sociali, l’avvio del Piano Rifiuti che escluda gli inceneritori a Rocca Cencia e Salario, il rispetto dei diritti dei lavoratori comunali e l’apertura di un piano per la difesa dei beni comuni e per il lavoro nella nostra città” riporta il documento finale.
Ma a gennaio sarà anche l’ultima chiamata utile per la giunta Raggi che intanto dovrà farsi perdonare la pessima figura di oggi. La dichiarazione di estraneità e ostilità verso un momento alto, significativo e partecipato dell'espressione popolare che in questi anni si è opposta a Mafia Capitale, speculatori e politicanti del Pd, è un passo falso, forse peggiore del girotondo degli assessori che ha imbrigliato la giunta dal suo insediamento. L’avviso di garanzia alla giunta Raggi oggi a Roma c’è stato, ed è stato forte e chiaro.
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