Chissà dove sono finiti i beoti che a ogni problema rispondono con ruspe e manette. A Gorino, in provincia di Ferrara, paese di pescatori sul delta del Po, famoso per la produzione di vongole, la Lega Nord ha aizzato un pezzo di popolazione contro l'arrivo di "ben" 12 donne con i loro bambini.
Barricate con bancali di legno (niente mobili, per carità...), qualche neofascista bene in vista, mamme "italiane" con i loro figli in braccio. Il tutto in opposizione alla decisione del Prefetto – lo Stato, l'ordine, la polizia... – di requisire temporaneamente un ostello per ospitare le madri in fuga da guerra e carestie.
Diciamolo subito: senza l'ammorbante protagonismo dei salviniani e dei fascisti, in stretto collegamento, ben difficilmente si mobiliterebbe qualcuno per questi motivi. Mugugni tanti, certo, frasi buttate lì a casaccio, ma solo l'idea di una "barricata" contro le forze dell'ordine che accompagnano una decina di madri è cosa così infame da non meritare né commento, né – tantomeno – una "promozione spontanea". Serve qualche stronzo con alle spalle un briciolo di organizzazione e copertura politica. Salvini, Forza Nuova e Casapound, spesso, stanno lì per questo.
In questo caso non è infatti nemmeno invocabile il pretesto de "l'uomo nero che dà fastidio alle nostre donne", visto che il gruppo dei profughi non ha presenze maschili (a meno di non voler considerare pericolosi i bambini solo perché maschietti...).
A Napoli, nella notte, con invidiabile tempismo (la politica sociale si fa in tempo reale, non quando siamo perfettamente pronti...), sono apparsi striscioni di solidarietà con i profughi, come questo.
Non si tratta però di una banale e controproducente contrapposizione tra "buonisti" e razzisti (senza virgolette, ovvio). Il problema dei flussi migratori dal sud del mondo verso le metropoli del capitalismo avanzato è fenomeno epocale che richiede politiche di grande respiro, articolazione, visione di lungo periodo, e altrettanto impegno. Non si affronta con le ruspe, ma neanche soltanto con la "buona volontà" dei singoli (sussidiarietà stile Caritas, insomma) o di alcune comunità lungimiranti (che valgono in ogni caso come esempio positivo).
Il problema è lo Stato e i suoi declinanti poteri a favore dell'Unione Europea, anche in questo caso. Perché da un lato – quello nazionale – abbiamo una struttura ormai dedita soltanto al contenimento repressivo (anche nel campo dell'immigrazione), senza alcuna capacità di programmazione né strutturazione di procedure e strutture per accoglienza e soprattutto integrazione (si rifiuta di fare politiche di sviluppo occupazionale per i giovani, figuriamoci se riesce a pensare ancora più in grande...). Dall'altra c'è una tecnostruttura burocratica capace di strangolare economicamente anche più paesi alla volta, ma inadatta a formulare politiche in positivo. Sull'immigrazione, come su altri temi altrettanto epocali (l'occupazione, per esempio), si è già più volte rivelata indifferente, impotente, idiota.
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