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23/10/2016

Yemen - ONU "L'Arabia Saudita ha violato il diritto internazionale"

Delle tante e continue violazioni compiute dalla coalizione sunnita a guida saudita in Yemen le Nazioni Unite hanno scelto l’ultima. Con ospedali e scuole bombardati, zone residenziali distrutte e un blocco aereo che impedisce l’arrivo di aiuti sufficienti a far sopravvivere la popolazione yemenita, è trascorso un anno di abusi nel silenzio internazionale.
 
Le stesse Nazioni Unite erano tornate sui loro passi a giugno quando, dopo aver pubblicato un rapporto che accusava Riyadh di abusi contro i bambini yemeniti, avevano affossato tutto ritirando i risultati del report.

Ma l’attacco compiuto l’8 ottobre a Sana’a contro un palazzo che ospitava un funerale – a cui prendevano parte leader Houthi e del partito dell’ex presidente Saleh, circostanza che nega di per sé l’errore millantato da Riyadh – e la morte di 155 persone è sembrata troppo anche al Palazzo di Vetro: ieri di fronte al Consiglio di Sicurezza il team di monitoraggio e sanzioni dell’Onu ha accusato l’Arabia Saudita di violazione del diritto internazionale in quello che è stato definito un “doppio attacco”. Una pratica tanto comune quanto barbara: a pochi minuti dalle prime bombe ne seguono altre che uccidono soccorritori e sopravvissuti.

L’ambasciatore saudita all’Onu non commenta. A Riyadh bastano i risultati della velocissima inchiesta imbastita che sabato ha giustificato l’attacco con “informazioni sbagliate”. E bastano le parole del ministro degli Esteri Adel al-Jubeir che lunedì ha promesso di punire i responsabili e risarcire le famiglie delle vittime.

Ieri intanto è entrata in vigore la tregua di 72 ore negoziata dall’Onu, ma sono già numerose le violazioni: sarebbero due i civili morti in Arabia Saudita sotto i missili Houthi, risposta a tre vittime dei raid sauditi. I bombardamenti sono comunque molti di meno: Sana’a ha trascorso la prima notte dopo mesi senza il rumore agghiacciante delle bombe.

Dagli Stati Uniti, attivi attori del conflitto direttamente e non, arrivano appelli al fronte Houthi: “Essenziale in questo momento che gli Houthi sostengano il cessate il fuoco – ha detto il segretario di Stato Usa Kerry – Ogni violazione mette a rischio la possibilità di tornare al negoziato”. Agli alleati sauditi nessuna raccomandazione nonostante sia palese l’assenza di volontà negoziale di Riyadh. Ad oggi ogni tentativo di dialogo è fallito per le precondizioni poste dalle parti, in primo luogo dalla coalizione a guida saudita che teme che un coinvolgimento politico degli Houthi possa scardinare lo strapotere di cui gode in Yemen.

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