di Michele Giorgio – Il Manifesto
«Ringraziamo e ci
felicitiamo con il governo italiano per questa importante
dichiarazione». Con queste parole del portavoce del ministero degli
esteri, Emmanuel Nahshon, Israele ha applaudito alle parole del
presidente del consiglio italiano Matteo Renzi che ha definito
«allucinante» la recente risoluzione dell’Unesco sullo status della
Spianata delle mosche, risoluzione sulla quale l’Italia si è astenuta,
in linea con la posizione europea.
Secondo Renzi, che ha addossato ogni responsabilità al ministro degli
esteri Gentiloni, accusandolo di aver votato «in automatico», «Non
si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele».
Il premier ha lanciato un avvertimento: «Se c’è da rompere su questo
l’unità europea che si rompa».
Renzi si dice addirittura pronto a rompere con l’Ue. Lo farebbe per
Israele e non per le politiche scellerate dell’Europa a guida tedesca
che penalizzano lo sviluppo, il lavoro, la ripresa economica a danno
anche di milioni di essere umani. In realtà non si deve dare
peso eccessivo a questo gesto, quasi una boutade, che non ha alcun
valore politico concreto e che vuole solo riaffermare l’alleanza con il
governo Netanyahu, è un modo per dire «presente, ho fatto la mia parte».
Renzi ha segnalato di aver accolto le pressioni che Tel Aviv sta
facendo sui principali alleati in Europa – la Repubblica Ceca e,
appunto, l’Italia – dopo il voto all’Unesco che Israele descrive come
una negazione dei legami tra gli ebrei e la Spianata delle Moschee, il
sito religioso islamico che secondo gli ebrei coincide con il Monte del
biblico Tempio distrutto duemila anni fa.
Il presidente del consiglio italiano deve sapere che si è
accalorato tanto per qualcosa, lo status del luogo santo, che Israele
non può mutare, se non vuole andare alla rottura delle relazioni con la
Giordania, sua strettissima alleata, e scatenare reazioni ovunque nel
mondo arabo-islamico perdendo le amicizie che si è costruito dietro le
quinte in questi anni.
Quando sul tavolo ci sono le moschee di al Aqsa e della Roccia nessun
re, principe e presidente musulmano può mostrarsi compiacente, la
difesa del luogo santo è sicura ed automatica. Netanyahu lo sa bene. La
monarchia hashemita, discendente dalla famiglia di Maometto, si
considera custode di Haram al Sharif, la Spianata delle moschee. E ha
già fatto la voce grossa un anno fa di fronte alle “visite” al sito da
parte di militanti della destra religiosa israeliana, obbligando
Netanyahu a rispettare lo status deciso quasi 50 anni fa, dopo
l’occupazione di Gerusalemme est da parte di Israele, che non nega ai
fedeli di altre fedi di visitare il sito ma riserva il diritto di
pregarvi solo ai musulmani.
A Gerusalemme gli ebrei pregano al Muro del Pianto, i cristiani al
Santo Sepolcro e i musulmani alla Spianata. Rompere questo equilibrio
scatenerebbe reazioni imprevedibili. E Renzi farebbe bene a domandarsi
cosa accadrebbe se i musulmani o i cristiani chiedessero di pregare al
Muro del Pianto che pure è parte della Spianata/Monte del Tempio.
Lo status quo perciò è la condizione migliore per le tre fedi
monoteistiche a Gerusalemme e l’Unesco – al di là del tono del testo e
dei toponimi islamici usati nella risoluzione – non ha fatto altro che
ribadirlo e richiamare Israele al suo rispetto.
La risoluzione dell’agenzia dell’Onu approvata martedì scorso,
condanna le presunte visite di preghiera degli attivisti israeliani e
chiede al governo Netanyahu di adottare misure per prevenire
provocazioni che violano l’integrità delle moschee. Denuncia gli
scavi fatti e le infrastrutture costruite unilateralmente da Israele
nell’area che riguarda anche la Spianata delle Moschee. Più di tutto il
documento dell’Unesco ribadisce che Israele è la potenza occupante a
Gerusalemme est. Il testo perciò è in linea con il diritto
internazionale e le risoluzioni dell’Onu 242 e 338 votate dopo la Guerra
dei Sei Giorni.
Le violazioni dello status quo sono sempre sfociate in violenze con
morti e feriti. Nell’ottobre 1990 il progetto di una organizzazione
messianica israeliana di cominciare la costruzione del Tempio sulla
Spianata causò scontri tra dimostranti e polizia che si conclusero con
la strage di 20 palestinesi. Nel settembre 2000 la famosa “passeggiata”
dell’ex premier israeliano Ariel Sharon sulla Spianata innescò la
seconda Intifada palestinese.
Fonte
In meno di una decina di giorni Renzi ha pareggiato a livello internazionale la quantità di danni fatti a casa, c'è di che rallegrarsene.
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