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17/10/2016

Genova: la peggior sinistra e il PD

La “ricostruzione” della sinistra a Genova prende il nome di Rete a Sinistra. Questa coalizione comprende SEL, la pattuglia del Sindaco Doria (Lista Doria in Consiglio Comunale), i dirigenti dell'ARCI, alcune associazioni di volontariato che gestiscono pezzi di welfare attraverso le cooperative e una parte dei vari spezzoni dell'ex sinistra radicale.

Questa coalizione ha sostenuto da principio il Sindaco Doria, ne ha votato compattamente tutte le delibere (dalle privatizzazioni fino alla riproposizione delle grandi opere come gronda e terzo valico). Ha sostenuto il Sindaco quando i lavoratori delle partecipate, dell'ILVA e di altre fabbriche in crisi assediavano il palazzo dove il Sindaco era rintanato gridando all'arrivo dei barbari.

Questa coalizione ha gestito gli interessi di un gruppo di potere legato al partito di maggioranza PD che detta le politiche comunali imponendo tagli, privatizzazioni, lottizzazioni, speculazioni territoriali e immobiliari. Non ha mai pensato che il Governo di Genova stava facendo il lavoro sporco per un governo nazionale che ha inanellato jobs act e “buona scuola”, che prende in giro i pensionati, che taglia la sanità, che imbarca l'esercito in guerre illegali in giro per il mondo e che si appresta a rottamare la Carta Costituzionale.

Questo incubo di sinistra genovese continua a non vedere, non sentire e non capire. Per qualche tempo ci ha raccontato la favola che il Sindaco Doria era costretto a seguire il PD, poi ci ha raccontato che occorreva sostenerlo perché non tagliava il welfare in tempi difficili (in realtà tagliava e privatizzava ma occorreva far finta di niente), dopodiché ha pensato che sarebbe stato possibile ripartire da Doria ma intanto proponeva come nuovo sindaco il Presidente della Fondazione Palazzo Ducale Borzani, che è di area PD ma, molto più a sinistra... In difficoltà ha provato a lanciare Ignazio Marino come candidato (perché nato a Genova...); ora continua a sostenere che il sindaco uscente è la miglior scelta per incalzare il PD sui programmi. Dei quali, ovviamente, non si fa alcuna menzione.

Nel frattempo Genova si appresta alle elezioni del 2017 con una disoccupazione dilagante, con un territorio fragilissimo dal punto di vista idrogeologico, con attività produttive che continuano a chiudere, con la privatizzazione dell'AMIU in dirittura di arrivo, con gli speculatori che gongolano con i lavori dell'inutile Terzo Valico, con la promessa dell'altrettanto inutile Gronda di Ponente, con i lavori di uno scolmatore del Bisagno che servirà solo a far crescere i profitti di Salini-Impregilo permettendo a Renzi di far continui spot elettorali sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori.

Tutto questo la cosiddetta sinistra genovese non lo capisce e fa finta di non capirlo perché legata da un filo indissolubile con il Partito Democratico. Scambia i diritti dei lavoratori con gli assessorati nei municipi, considera chi lotta per la casa o contro le grandi opere come dei sognatori buoni solo per raccattare qualche voto con promesse da marinaio prima delle elezioni. Non commettono errori, agiscono di proposito per salvare se stessi lavorando scientificamente per sacrificare i diritti dei più deboli. Non sono incapaci, sono dei nemici dei lavoratori.

Se qualcuno volesse comprendere perché la parola sinistra è diventata un incubo per chi lavora può quindi tranquillamente passare da Genova dove qualche giorno fa, Renzi in persona ha fatto sapere che per il momento il Sindaco Doria va sostenuto in cambio del silenzio o dell'appoggio al referendum costituzionale.

Di questa sinistra non sappiamo che farcene. Non è solo inutile ma fa enormi danni. Chiunque voglia ricostruirla per davvero e sottrarre i lavoratori alla propaganda della destra razzista per prima cosa deve lavorare per farla sparire dalla faccia della politica e ricominciare dal basso con una coalizione di lavoratori e cittadini che in questi anni hanno fatto lotte, opposizione e sono stati dalla parte dei più deboli.

La via per la sinistra di classe e dei lavoratori a Genova è strettissima e non prevede scorciatoie di nessun tipo. L'alternativa che va praticata è fatta da quella parte di lavoratori e attivisti sociali che in questi anni non hanno avuto nulla a che spartire con le contorsioni delle fallimentari esperienze arancioni. Ripartire da qui è l'unica scelta percorribile. Tutto il resto è, per quel che ci riguarda, una perdita di tempo e una presa in giro per i lavoratori e le fasce più deboli.

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