Vorrei partire dal Quaderno del Forum diritti lavoro – Italia Repubblica Precaria – perché mi ha colpito sia il titolo del tuo articolo, “La rottura del Patto Costituzionale”, sia il sottotitolo “la rottura del patto sociale frutto delle politiche liberiste va insieme alla rottura del patto costituzionale. La regressione dei diritti del lavoro e sociali va insieme alla regressione della democrazia rappresentativa”. Mi sembra che questo sia già di per sé una fotografia delle due giornate del 21 e 22, che daranno poi l’avvio alla campagna nazionale per il No. E’ così?
E’ proprio così. Nel senso che il 21 e il 22 di ottobre ci sarà, indetto dall’Usb e da altri sindacati di basi come l’Unicobas, l’Usi ed altri, lo sciopero, appunto, che mette al centro la difesa dei diritti sociali, la difesa del lavoro e il No alla controriforma di Renzi e quindi dà una connotazione molto forte, in termini di rivendicazioni sociali e di difesa soprattutto dei diritti sociali contenuti nella nostra carta costituzionale. Il pomeriggio probabilmente riusciremo a fare un’accampata in cui discuteremo, sempre di questi temi che tu hai sintetizzato, in un’assemblea in piazza San Giovanni accompagnata da un’assemblea sull’Unione europea. Il giorno dopo daremo vita ad un corteo nelle vie della città, da San Giovanni a Santi Apostoli, in cui mobiliteremo, cercheremo di mobilitare, naturalmente, i settori di lavoratori pubblici e privati, i lavoratori precari, i giovani e, naturalmente, speriamo tutti quegli organismi, quelle associazioni, quei gruppi, che danno vita a conflitti territoriali.
Quindi noi vogliamo fare una campagna per il No carica di contenuti sociali, che non è una cosa astratta ma è molto concreta nel senso che vogliamo mettere al centro della nostra battaglia anche la critica alla revisione dell’art. 81 – già fatta dal governo Monti sostenuto sia da Berlusconi che da Bersani, ricordiamocelo sempre. L'art. 81, mettendo in Costituzione il pareggio di bilancio impone di fatto una limitazione alla fruizione dei diritti sociali.
Come dice il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli: quando c’è un diritto sociale statuito in Costituzione, il legislatore, cioè il Parlamento, non può che legiferare per predisporre le risorse e le organizzazioni (penso alla scuola pubblica, alla sanità, al problema della casa o allo stesso reddito di cittadinanza) per soddisfare questi diritti sociali. Con l’art. 81 si viene a colpire invece questa possibilità e con la controriforma Renzi andiamo ancor di più avanti, perché con l’art. 117 si configura una centralizzazione del potere proprio nelle questioni sociali, dal diritto del lavoro alla questione dell’abitare, al territorio per cui il governo, che sarà sostenuto dalla sua maggioranza eletta con l’Italicum, deciderà su tutto. Perlomeno se le cose rimangono così, avremo che la maggioranza di governo disporrà della Costituzione nel senso che i diritti sociali saranno sotto sua giurisdizione assoluta.
Oggi c’è un sondaggio sul Corriere della Sera sul chi, per ora, ha idea di votare sì e chi ha idea di votare no. Sarebbe in vantaggio il no, ma la cosa più interessante mi sembra il fatto che da luglio ad oggi il No è stabile mentre il Sì continua a calare. A luglio era al 26%, oggi è al 23%, mentre il No è stabile al 25%. La cosa interessante è che emerge una differenza tra il nord e il sud...
Sì.
Sono molti più i No nel sud, così anche nel centro, nel centro sud, che non nel nord. In particolare sono tanti i Sì nel Nord-ovest dell’Italia. Quindi anche da qui sembra emergere un collegamento con la situazione sociale...
Beh, sicuramente il voto del sud significa che l’Italia è in sofferenza, soprattutto nelle zone dove tradizionalmente purtroppo si concentrano disoccupazione, redditi bassi, vera e propria povertà, lavori precari, oltre che una gestione dei servizi pubblici disastrosa. Questo ci deve però spingere a continuare a fare un lavoro di informazione nelle zone del sud per consolidare questo voto contro la “deforma” voluta da Boschi e Renzi. E dobbiamo fare invece uno sforzo perché naturalmente sappiamo che nel nord-ovest e nel nord in generale è concentrata invece una gran massa di settori popolari di lavoratori, di lavoratori precari. Per questo dico che comunque è il segno che noi dobbiamo fare uno sforzo perché nelle zone dell’Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Lombardia dove, ripeto, sono concentrati settori operai molto forti, questi settori non solo non vadano a votare, cioè si astengano, ma invece votino No.
Importante è quindi proprio lo sciopero e la manifestazione del 22, perché ci vogliamo proprio rivolgere a questi settori per dialogare con loro, per informarli e, naturalmente, sapere le loro opinioni. Infatti abbiamo anche fatto degli incontri proprio specificamente con l’Usb, l’Unione sindacale di base, una serie di assemblee, punti di informazione rivolti nei luoghi del lavoro pubblico e del lavoro privato, perché noi dobbiamo vincere in tutta Italia portando al voto non solo per battere il governo ma per battere soprattutto i suoi disegni liberisti che in questi anni hanno massacrato il lavoro col jobs act, il lavoro a tempo determinato, il famoso decreto Poletti e le sue politiche. Politiche che, apparentemente, si “scontrano” con l’Unione europea, cui chiede semplicemente la miseria di uno 0,1-0,2% di deficit in più rispetto al Pil, per poter fare alcune politiche di intervento pubblico. Che poi sarebbero, come abbiamo letto in questi giorni, la sostanziale approvazione del finanziamento per il ponte sullo stretto di Messina come se, appunto, si potesse riconquistare il voto del sud con una grande opera che distrugge il territorio, l’ambiente, senza portare lavoro.
Un’ultima cosa. Si spinge molto, in televisione, su “come è bella questa proposta”, la cosiddetta democrazia maggioritaria. Ma esiste? Mi sembrano due parole che vadano poco d’accordo una con l’altra...
Esatto. Io sono d’accordo con te, nel senso che la democrazia ormai è democrazia costituzionale, cioè non è che noi eleggiamo un parlamento e, soprattutto, un capo del governo il quale può disporre a suo piacimento, a sua volontà, di ogni cosa. Purtroppo con questa riforma costituzionale e anche con la disgraziata revisione dell’art. 81, ciò potrebbe avvenire. Ovviamente questo che dovrebbe essere un ossimoro – “democrazia maggioritaria” – diviene invece realtà, nel senso che non sarà la maggioranza a decidere; ma semplicemente la maggioranza delegherà, affiderà il potere supremo al capo del governo e alla sua lista o al suo partito o alla sua coalizione. Non a caso Renzi, se pure dice di voler rivedere l’Italicum, non vuole però mettere in discussione la finalità maggioritaria della legge elettorale.
Per questo io penso che noi dobbiamo diffonderci nel discutere, nel far comprendere bene la distorsione che il maggioritario, come sistema elettorale, apporta alla democrazia. Perché lungi dal darle effettiva vita, lungi dal realizzarla, invece la manomette con inserimenti plebiscitari nelle istituzioni.
Bene noi ti ringraziamo...
No, grazie mille a voi e mi complimento per questa vostra idea di fare giorno per giorno la discussione sulla controriforma. Spero voi possiate interpellare costituzionalisti molto più esperti di me nel disaminare, nel disarticolare punto per punto tutto la controriforma.
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